Ischia News ed Eventi - Il Decreto e le diatribe tra Giuristi: sono solo un “ragioniere”

Il Decreto e le diatribe tra Giuristi: sono solo un “ragioniere”

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Le leggi in Italia sono scritte male. Si contano sulle dita di una mano le leggi scritte bene e meno male fra di esse c’è la Legge Fondamentale dello Stato – La Costituzione – che è fatta benissimo e che rappresenta – ancora oggi con i suoi 70 anni – la sintesi storica fra il Liberalismo, il Cattolicesimo Sociale, ed il Socialismo.


Ancora oggi – al tempo della estrema decadenza della Politica – i tre grandi filoni ideologici del ‘900 rappresentano l’ancora di salvataggio della nostra Democrazia Repubblicana. Le “leggi ordinarie” per il funzionamento dello Stato e per attuare la “Costituzione Programmatica” sono il grande problema della nostra Democrazia.

Nelle “leggi ordinarie” si misura la qualità e la tensione morale di una Classe Dirigente. Se confrontiamo le “Grandi Leggi” per la Ricostruzione del Paese dopo la seconda guerra mondiale, come l’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno, la legge sul lavoro del 1949 con il grande piano proposto dal leader della CGIL, Giuseppe Di Vittorio, la riforma agraria, il piano dell’edilizia economica e popolare, la riforma fiscale di Vanoni e la svolta di centro-sinistra del 1963 con l’avvio della Programmazione Economica, tanto per citarne alcune, con quelle che negli ultimi trent’anni sono state chiamate – da una “nuova Destra” e da una “nuova Sinistra” – “leggi di riforma”, emerge un abbisso enorme.

Basta leggere la biografia di Luigi Einaudi, che si dichiarava “liberista”, per conoscere il decisivo contributo che dette questo piemontese alla nascita della Cassa per il Mezzogiorno. Ed ancora basta leggere il libro di Amedeo Lepore, professore di storia economica con storica militanza nel PCI, per conoscere con obiettività storica il grande ruolo che ha svolto la Cassa per il Mezzogiorno e la Banca Mondiale per le grandi opere pubbliche ed il sostegno alle imprese per oltre quaranta anni (1950-1992) e con le sue molte ombre soprattutto quando la gestione passò dallo Stato alle Regioni.

Ricordo – giovane studente in economia e commercio – una battuta del mio Maestro, Giuseppe Palomba, durante una lezione al corso di Economia Politica nel 1969 in piena contestazione giovanile nell’aula n.1 della Facoltà in Via Pantenope:“Il guaio della democrazia italiana è che nel Parlamento ci sono troppi avvocati che scrivono “cattive” leggi. Vi auguro di andare in Parlamento e di aumentare il numero dei “ragionieri”. Non ho mai dimenticato la battuta. Come per insegnarci la necessaria “interconnessione” tra il Diritto e l’Economia in modo che la Legge abbia sostanza e possibile applicazione. Ho cercato di applicare l’ammonimento nella passione politica e nel mestiere di giornalista.

L’Italia – la Patria del Diritto – ha più leggi di qualsiasi altro Paese d’Europa tanto che non si conosce il numero esatto e centinaia di leggi e leggine sono talmente complesse con continui richiami ad altre leggi che occorre non solo un avvocato per capirci qualcosa ma un ”avvocato specialistico” capace di trovare il filo di Arianna. Ecco perché i Tribunali sono pieni di cause e alcune leggi sembrano fatte apposta per incrementare i contenziosi. Altre leggi – pur avanzate sul piano della democrazia politica – non hanno trovato completa applicazione come il caso della legge sulla trasparenza degli atti pubblici, la famosa n.241/90.

Un caso assurdo di una legge ordinaria farraginosa, distruttiva della partecipazione popolare, inapplicata e nata in prefigurazione di una “futura legge ordinaria” se fosse stata cambiata la Costituzione nel Referendum confermativo dell’ex-premier Matteo Renzi del 2016 è la legge n.56 del 7 aprile 2014 che reca “disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni”. E’ una legge si due soli articoli e di 151 commi. Le assurdità contenute in questa legge – che viene chiamata Del Rio dal ministro proponente – sono state esposte con esemplare chiarezza dal prof. avv. Tammaro Chiacchio in un suo libro del 2014 (Napoli- Giannini Editore).

Chiacchio afferma che questa legge “è la negazione dei principi che devono informare la “tecnica normativa” e che sono: chiarezza, precisione, sinteticità, linearità, applicazione e verificabilità”. Chiacchio afferma pure che i commi sono “formulati in termini sintattici e grammaticali di palese claudicanza” con la conseguenza che la legge Del Rio è un “reticolo labirintico di disposizioni di difficile lettura, interpretazione ed applicazione”. Per le sue affermazioni sulla “tecnica normativa” il prof. Chiacchio cita alcuni autori e le “Regole e raccomandazioni per la formulazione tecnica dei testi legislativi del Senato della Repubblica (Terza Edizione 2007).

Queste osservazioni – da “ragioniere” – mi sono venute alla penna leggendo e commentando il cosiddetto “decreto per le emergenze” Genova-Ischia-Amatrice varato dal Governo il 28 settembre 2018 e convertito in legge con profonde modifiche tanto da stravolgere, in molti casi, l’impostazione ordinaria il 18 novembre 2018. Questa legge può ben iscriversi nell’elenco delle “cattive leggi” della Repubblica scritte male perché non risponde ai 6 requisiti fondamentali della tecnica normativa e soprattutto l’art.25 che disciplina i famosi “condoni edilizi” è stato oggetto di un orrendo dibattito con assalto mediatico di tutta la stampa italiana all’“abusivismo dell’isola d’Ischia” facendo passare in second’ordine il motivo primario di una “emergenza nazionale” che era ed è quello di “ricostruire” nei tre comuni colpiti dal terremoto del 21 agosto 2017 nell’isola d’Ischia. Avevo già affermato fin dal 7 ottobre che era meglio non metterlo proprio perché non centra assolutamente in una “ricostruzione” per la ragione elementare che non si può “ricostruire” senza prima approvare un “Piano Regolatore Generale” che, con gli eufemismi dilaganti dell’urbanistica, assumono nomi e sigle in cambiamento continuo (PUT,PTC,PTR,PUC etc.etc.) con un enorme spezzettamento di “competenze” tra Stato, Regione, Città Metropolitana (quella di Del Rio), Comuni con il risultato che l’isola d’Ischia non ha un “Piano di Assetto Territoriale” ed è “ipervincolata” da almeno 8 vincoli e con quattro “piani” in eterna gestazione da 4 Enti Pubblici diversi ed in contrasto fra loro!

Così – la diatriba tra Giuristi e il tatticismo politico dei nuovi partiti – non ha posto nella necessaria evidenza il comma 3 dell’art.17 che afferma che il “Commissario Starordinario assicura una RICOSTRUZIONE UNITARIA ED OMOGENEA NEI TERRITORI COLPITI DAL SISMA ANCHE CON SPECIFICI PIANI DI DELOCALIZZAZIONE E TRASFORMAZIONE URBANA”. Ci si aspettava di leggere il seguito di questo art.17 per “sequenzialità logica e tematica” e cioè chi e come fare questi “piani” vista la competenza spezzettata in Stato, Regione ed enti locali e come finanziarli perché a 15 mesi dal sisma un Ordinamento Giuridico di minima efficienza in uno Stato Europeo e della settima potenza industriale del mondo (fino a quando?) doveva già conoscere tutto del suolo, del sottosuolo e dell’economia dell’isola vulcanica di Ischia dove insiste almeno 1/3 dell’intera ricettività turistica della ex-Provincia di Napoli abitata da 64mila persone e divisa in sei micro-Comuni su appena 46Km2 che avrebbe potuto diventare UNO SOLO se la Legge n.56/2014 “Legge Del Rio” fosse stata applicata nella lettera e nello spirito. La legge per la “ricostruzione” quindi doveva IMMEDIATAMENTE intervenire in una “emergenza” che appare una parola lungamente abusata in questo decreto perché è drammaticamente sottovalutato il dramma umano di 2500 sfollati con 800 bambini senza scuola ed una Economia Locale in ginocchio.

Il decreto è quindi destinato a rientrare a pieno titolo nella inapplicabilità, nella farraginosità, nell’oscurità e la “ricostruzione” avrà tempi lunghissimi. Ma anche la montagna che partorisce un topolino può essere utile.

E’ necessario che il Comune di Casamicciola soprattutto perché quello più colpito materialmente, economicamente, moralmente si faccia protagonista di una “Ricostruzione o meglio di un Risorgimento” dal “basso” valorizzando tutti i poteri ed i doveri che vengono assegnati al Comune dal Testo Unico degli Enti Locali del 2000 che potrebbe rientrare – se i Comuni fossero amministrati da una buona classe dirigente - fra lo scarno elenco delle “buone leggi”.

Da “ragioniere” dico che la Ricostruzione ed il Risorgimento sono possibili se si sapranno cogliere tutte le opportunità delle “leggi inapplicate” varate dallo Stato (compresa questa legge sulla ricostruzione) e dalla Regione, se il Comune di Casamicciola avvia una “svolta culturale” prima ancora che “politica”, mettendo da parte il “personalismo paesano” di fronte ad una tragedia così forte e vasta, con una riorganizzazione degli uffici e dei servizi prevedendo un Ufficio Studi e Programmazione ed un Ufficio della Pianificazione Territoriale raggiungendo una sufficiente “efficienza amministrativa” per la quale il prof. Franco Bassanini, Ministro della Funzione Pubblica sul finire degli anni ‘90 del ‘900, si è speso con le sue belle leggi che sono rimaste nel “libro dei sogni” o peggio ancora sono state trasformate nel più orribile clientelismo politico che l’Italia abbia mai avuto.

Gino Barbieri ed io presenteremo prossimamente un libro bianco sulla “Ricostruzione Possibile” per una grande svolta civile a Casamicciola e nell’isola d’Ischia.