Apprendo dal giornale che l’architetto Simona Rubino, responsabile dell’Ufficio Lavori Pubblici del Comune di Casamicciola, ha avviato due progetti di riqualificazione del Palazzo Bellavista o Napoleon, un tempo anche Casa Comunale, per un importo complessivo di circa 1 milione e 800 mila euro.
I due interventi — di consolidamento statico e potenziamento antisismico — si concentrano sulla messa in sicurezza del palazzo, reso inagibile dal terremoto del 21 agosto 2017, e sul recupero dell’area circostante di circa 5.000 metri quadrati.
Tuttavia, in nessuno dei progetti si fa menzione del “Parco Pubblico Mediterraneo della Villa Comunale della Bellavista”, un’iniziativa già proposta da chi scrive nel 2000, venticinque anni fa, nella qualità di direttore onorario del Museo Civico.
Un progetto culturale dimenticato
Il Museo Civico di Casamicciola nacque da un progetto approvato con delibera di giunta presieduta dal dott. Arnaldo Ferrandino, e prevedeva due poli: l’ex Hotel Napoleon e l’Osservatorio Geofisico.
La nuova denominazione proposta, Villa Comunale della Bellavista, recuperava il nome più antico di una costruzione che nel tempo fu anche Villa Salesiana, Hotel Bellavista e Hotel Napoleon.
Il terreno circostante — circa 5.000 mq — doveva diventare un parco pubblico, il cui primo nucleo fu effettivamente realizzato con piante mediterranee donate dall’Orto Botanico di Napoli, grazie all’interessamento personale di Gioacchino Vallariello, funzionario e botanico dell’Orto.
Bastava allora poco per completare il parco, ma anche questo fu impossibile realizzare. Paradossalmente, i fondi europei utilizzati per il restauro del palazzo non comprendevano la pulizia del terreno circostante, lasciato in condizioni di degrado.
 Un edificio restaurato, dunque, circondato da sterpaglie e carcasse di automobili.
La memoria cancellata
Con un piccolo investimento, anche l’Osservatorio Geofisico fu recuperato come centro culturale, con la riattivazione della vasca sismica di Grablovitz, della sala della meridiana e del giardino storico, anch’esso arricchito da nuove piante mediterranee.
 Il funzionario Vallariello redasse una relazione botanica dettagliata, testimonianza di un lavoro oggi quasi dimenticato.
Tutta quella memoria è documentata in due brochure stampate in 5.000 copie nel 2002, con la presentazione del sindaco Giosy Ferrandino.
 Mi stupisco — ma non più di tanto — che proprio Ferrandino, oggi di nuovo sindaco, non ricordi quel progetto di verde pubblico e di valorizzazione storica, pensato come primo nucleo del Museo Civico dedicato alla storia moderna e contemporanea dell’isola d’Ischia.
L’intento era chiaro: affiancare a Villa Arbusto e Santa Restituta (Lacco Ameno) un museo della Casamicciola moderna, punto di partenza per una rinascita culturale.
Toponomastica e incuria
Il progetto prevedeva anche una riqualificazione toponomastica, senza costi per il Comune, per rendere onore ai personaggi che hanno dato lustro a Casamicciola. Tra questi il prof. Cristofaro Mennella (1907–1976), cui fu dedicata l’aula magna dell’Osservatorio Geofisico del 1885.
Oggi, invece, la Villa Comunale della Bellavista versa nel più completo abbandono, nonostante un’ordinanza comunale — emanata oltre un anno fa — che impone ai privati la pulizia dei fondi rustici e la rimozione delle erbacce.
Proprio il Comune, però, è il primo a non dare esempio, lasciando che il terreno della villa resti incolto e degradato, nel cuore del centro abitato.
 Resistono soltanto le maioliche dell’artista Franco Calise all’ingresso, unico segno di bellezza sopravvissuto al tempo e all’incuria.
Un paese che dimentica
Le sterpaglie invadono anche via Ponte della Misericordia — che ho proposto di intitolare al prof. Mennella — e corso Vittorio Emanuele, all’inizio di piazza Bagni, nei terreni abbandonati del Pio Monte della Misericordia.
A ciò si aggiunge l’orrore delle macerie delle terme seicentesche, adiacenti alle storiche Terme Belliazzi, ultimo edificio superstite della storia termale di Casamicciola.
Un patrimonio architettonico, culturale e paesaggistico che meriterebbe tutt’altra sorte.
 Speriamo che l’architetto Rubino e l’amministrazione comunale vogliano riprendere in mano quel progetto di verde pubblico e memoria storica, perché Casamicciola — oggi più che mai — ha bisogno di bellezza, identità e cura.