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Scripta manent - Lettere, documenti e manoscritti del nostro passato

Fotografia
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Sarà aperta al pubblico dal 13 al 20 settembre la mostra documentaria “Scripta manent – Lettere, documenti e manoscritti del nostro passato”, allestita dai ragazzi dell’associazione culturale Moveo. Dopo le tre edizioni, di grande successo, della mostra fotografica, i giovani Panzesi hanno voluto proporre quindi una variazione mantenendo però inalterato il legame con la tradizione: non fotografie ma documenti.

Una scelta che magari renderà l’allestimento di impatto meno immediato rispetto al passato, ma sicuramente più ricco di contenuti.
Tante sono infatti le curiosità emerse agli occhi dei ragazzi dell’associazione impegnati in questi mesi nella ricerca e selezione dei documenti sia negli archivi pubblici che nei cassetti delle famiglie della frazione: curiosità che tutti gli interessati avranno modo di apprezzare nei giorni di apertura della mostra.
Dalle pompose pergamene per meriti di guerra o civili alle pagelle scolastiche di inizio novecento, dai documenti ufficiali scritti con calligrafia elegantissima alle lettere incerte di contadini poco avvezzi all’uso della lingua nazionale: il visitatore, attraverso la lettura dei documenti, potrà andare con la mente dall’epoca del Regno delle due Sicilie a quella del boom economico, passando attraverso i due conflitti mondiali, il ventennio fascista, l’emigrazione “pe’ terre assai luntane”, ecc.
Attraverso alcuni documenti emergono chiaramente i rapporti di potere tra le istituzioni delle epoche passate: il sindaco, la scuola, il maestro, il prete, il potestà, le associazioni fasciste… Altri scritti mostrano invece forme di rispetto dei figli nei confronti dei genitori, anche attraverso espressioni formali, che oggi sarebbero impensabili. Tanti i documenti che rimandano ai vari aspetti della vita quotidiana: le tasse, l’associazionismo, l’attività musicale, le cambiali.
Alcuni testi risultano poi veramente curiosi: la dichiarazione di morte del mulo “Cardillo” o la scheda di identificazione del mulo “Falcone”; la lettera inviata al padre di una ragazza morta per malattia degna della commedia di Eduardo “Questi fantasmi”; la ricevuta di pagamento di un falegname, che in piena epoca fascista dovette “accomodare” la porta della sagrestia della Parrocchia di Panza “scassinata dai ladri”, con buona pace dei nostalgici del “A quell’epoca ladri non ce n’erano, si poteva dormire con le porte aperte”; varie testimonianze e diffide legali che ci fanno capire che la nostra isola non è diventata terra di avvocati solo in tempi recenti.
Ricche le sezioni dedicate alla Congrega SS. Annunziata e alla Parrocchia San Leonardo Abate di Panza, grazie al priore Aniello D’Abundo, all’amico Gioacchino Polito e al parroco Don Cristian Solmonese che hanno concesso la fruizione degli archivi ai soci della Moveo.
Da leggere lo scambio epistolare tra i maestri della scuola di Panza e il sindaco di Forio nel lontano 1901, quando a causa di una epidemia di vaiolo il primo cittadino fu costretto a chiudere le scuole del territorio invitando più volte gli insegnanti a sospendere le attività private di doposcuola per non rendere inutile il provvedimento adottato. Singolare la risposta degli insegnanti, che dopo averlo rassicurato sull’attuazione scrupolosa delle sue direttive, lo invitarono a provvedere ad alcune problematiche, come la carenza dei pennini o il “puzzo del cesso”. Per completezza di informazione: l’epidemia fu considerata debellata a luglio, mese in cui il sindaco decise perciò di far ripartire le lezioni… lezioni che furono tuttavia disertate dagli alunni, evidentemente per la bella stagione.
Presenti nella mostra anche alcuni stralci de “La frazione di Panza nell’impugnato del Comune di Forio d’Ischia” del 1903, conosciuto dai Panzesi come lo scritto in cui si riportano i confini del paese. Le parti scelte dagli organizzatori evidenziano l’ancestrale contrapposizione tra i cittadini della frazione e quelli di Forio capoluogo, attraverso accuse reciprocamente scambiate tra i consiglieri comunali rappresentanti delle due parti.
Ma la sezione che più colpisce è quella riguardante i due conflitti mondiali. Libretti della regia marina, documenti di riconoscimento di prigionieri di guerra, lettere dal fronte fanno comprendere come la guerra sia stata vissuta realmente dai ragazzi del tempo, lontani dalla retorica patriottica e vicini, col pensiero, alle proprie famiglie e alla propria terra.
Toccante è l’epistolario di Paolo Morgera, nato nel 1896 e ritrovatosi in guerra appena maggiorenne, in un paese lontano da casa, senza nemmeno conoscerne i motivi. Leggendo le lettere scritte da Paolo ci si rende conto di come davvero milioni di ragazzi, abituati alla lenta ciclicità del lavoro nei campi e delle stagioni, si ritrovarono d’un tratto in un mondo che non riconoscevano e che non capivano, a combattere contro altri ragazzi che probabilmente erano nelle loro stesse condizioni.  Leggere l’epistolario di Paolo è come leggere un libro scritto con la tecnica del flusso di coscienza: ci fa capire profondamente come al soldato semplice non importino i proclami, le pomposità, la grandezza. Il soldato è un ragazzino che vuole solo tornare a casa, ma si trova intrappolato in quella realtà e non può far altro che pregare e sperare di restare sano e salvo, magari ferito ma vivo…  E l’unico modo per anestetizzare la paura è aggrapparsi, anche al fronte, a quei pochi elementi che gli risultano familiari: così scrive al padre di vendemmia, di potature, di vino e di giornate di lavoro, e lo fa con le formule di rispetto tipiche dell’epoca e in un italiano stentato sintomo di un semianalfabetismo allora dilagante.  Ed è commovente notare come lo stesso soldato, che si dichiara preoccupato per la pericolosità della situazione quando scrive allo zio, cambia completamente tono quando si rapporta al padre, dicendosi tranquillo e invitandolo a fare altrettanto.
Paolo non tornò mai a casa: il suo nome è tra quelli dei dispersi del 1915/18 che campeggiano sul monumento ai caduti di Panza. Prima di sfogliare le sue lettere il suo nome veniva da noi letto distrattamente,uno dei tanti sconosciuti appartenenti ad un’epoca ormai lontana e “semplicemente” morti per la patria, una sorta di “dovere” che toccò ai giovani di quel tempo. Ora, grazie alle sue lettere, gentilmente messe a disposizione dalla famiglia Morgera, riusciamo a cogliere l’aspetto umano di Paolo, senza alcuna retorica: un ragazzo che avrebbe preferito continuare  a lavorare duramente nei campi accanto ai suoi amati familiari, e che invece è perito in una guerra di cui fino all’ultimo non ha compreso i motivi, ma da cui non ha potuto tirarsi indietro.
Nelle didascalie dei documenti risultati meno comprensibili a causa della calligrafia dell’autore o del deterioramento del supporto cartaceo è presente la trascrizione del testo. Gli organizzatori hanno voluto riportare anche gli eventuali errori commessi dagli scriventi, perché considerati elementi caratterizzanti un’epoca in cui l’analfabetismo o il semianalfabetismo raggiungevano percentuali molto elevate. Eventuali omissioni o correzioni, possibili a causa delle difficoltà riscontrate nella lettura di alcuni documenti, potranno essere segnalate ai responsabili della mostra.
L’associazione culturale giovanile Moveo vuole ringraziare tutti coloro che hanno collaborato mettendo a disposizione i propri archivi: Parrocchia San Leonardo Abate, Congrega SS. Annunziata, Rosa Iacono, Fam. Polito Leonardo e Fam. Polito Nicola, Giovanni Schiano e Fermina Migliaccio, Famiglie Caruso, Famiglie Morgera, Famiglia Barnaba, Famiglia Di Costanzo, Fam. Coppa, Fam. Maltese, Don Vincenzo Avallone, Fam. D’Abundo, Tonino d’Aiello, maestra Beatrice Iacono.

ORARI MOSTRA
Inaugurazione domenica 13/9 ore 20.30
Lunedi 14 e martedì 15 18.30-23.30
Mercoledì 16 10-13/18.30-21.30
Da giovedì 17 a sabato 19 18.30-21.30
Domenica 20 settembre 10-13/18.30-21.30
Domenica 27 settembre 10-13/18.30-21.00