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Al Castello Aragonese le “Rivelazioni notturne” di Florian Castiglione

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Al Castello Aragonese le “Rivelazioni notturne” di Florian Castiglione.
Il 5 settembre vernissage della mostra fotografica a cura di Loredana De Pace. Presso il Carcere Borbonico, fino al 5 ottobre.

Ischitano classe 1986, Florian Castiglione si laurea a Napoli in Architettura nel 2012 e consegue poi il Master in Progettazione d’Eccellenza per la Città Storica. E’ dottorando in Storia dell’architettura presso la Federico II, dove la sua ricerca è incentrata sulla Fotografia di Architettura. Cresce artisticamente da autodidatta durante gli studi per poi seguire un corso col maestro Mimmo Jodice che gli servirà per la formazione della sua identità fotografica. Partecipa inoltre al workshop “Dalla mitologia alla contemporaneità attraverso il nostro sguardo” progetto M.A.F. (Mythos, Arte, Foto) promosso dall’Assessorato alla Politiche Giovanili del comune di Napoli. Ha collaborato, tra gli altri, per l’ANIAI (Associazione nazionale ingegneri e architetti italiani) Campania. Tra vari premi vinti si segnala il quarto premio alla seconda edizione del concorso fotografico Italian Liberty su ben 18.374 foto partecipanti. Inoltre ha lavorato come reporter per varie associazioni tra cui la sturtup Linkpass e per il C.S.I. Gaiola. Il 5 settembre presso il Carcere Borbonico del Castello Aragonese vi sarà il vernissage della sua ultima fatica creativa, una personale dal titolo “Rivelazioni Notturne” che la curatrice dell’evento, dott.ssa Loredana De Pace, definisce giustamente un diario di pietra e stelle raccontando infatti come, nel 2012, il giovane architetto-fotografo ischitano realizza uno scatto fra tanti nel corso di un evento serale al castello. Come spesso accade, quell’immagine si è sedimentata nella sua memoria, fin quando l’autore non ha sentito il bisogno di ricercare una chiave d’accesso a quella fortezza, individuandola proprio nel momento del giorno in cui la roccaforte, meta turistica per eccellenza, non è mai stata vista prima: la notte. Castiglione, con il consenso dei proprietari della rocca, nottetempo ha costeggiato con la sua reflex le mura di guardia, ha attraversato gli ambienti del castello, i corridoi, la cattedrale, ha fotografato le torri del Maschio, riconoscendone la maestosità. I sopralluoghi si sono succeduti con paziente ripetizione per fotografare, con una formula visiva tutta personale la rocca aragonese che poggia su un’isola di magma vulcanico. Quella formula, Florian, l’ha trovata fotografando l’equilibrio stabile fra architettura e cielo perché non muta col movimento, anzi come spiega lo stesso autore, “stelle e materia trasmettono la sensazione di immobilità e silenzio” prodotta da questo luogo elegante e ieratico. Se una meta turistica, quale il Castello di Ischia è sempre stata, appare agli occhi dei visitatori così distinguibile, occorre un gran coraggio – va detto – per modificare qualsivoglia elemento che ne renda meno intuitiva la riconoscibilità, a favore di un rischioso quanto fondamentale equilibrio instabile, variando l’ora della notte durante la quale scattare, modificando il punto di ripresa delle immagini, ma pure osando con le inquadrature, cercando prospettive insolite, scorci ripresi con un taglio non comune, servendosi altresì del proprio background professionale al fine di scegliere le porzioni architettoniche di maggiore interesse e rivisitarle con il filtro del proprio occhio autoriale. Il nuovo ha bisogno di proseliti, di “capitani coraggiosi” e temerari che sperimentino per virtù. Florian Castiglione lo ha fatto scattando i suoi bianconeri in low key e, alla corporeità dalle atmosfere – arcate in roccia, decori in pietra, mura a strapiombo sul mare, tutti valorizzati da vertiginose prospettive – fa da contrappunto la volta celeste con le sue stelle che acquistano nell’economia dell’inquadratura, la medesima sostanza della materia.