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Sesta Edizione dell'Ischia Festival della Natura CAI: numeri da record per l'edizione più bella e riuscita di sempre

Cultura
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Si è conclusa con successo la sesta edizione dell'Ischia Festival della Natura CAI, l'appuntamento di tre giorni promosso dal Comitato Scientifico Sezionale del CAI Napoli e moderato da Giovannangelo De Angelis, Presidente del Comitato stesso.

L'evento, svoltosi lungo i sentieri dell'isola e nelle acque che la circondano, tra il suggestivo Museo Diocesano di Ischia (Mudis) e il Bosco della Pineta Mirtina, ha messo al centro il benessere psicofisico dell'uomo derivante dall'attività fisica in natura e quello intellettuale scaturito dal confronto dialettico di convegni incentrati sul tema cruciale "Economie invisibili che fanno bene ai territori", esplorando come la valorizzazione della biodiversità e del patrimonio naturale possa fungere da volano economico e sociale per l'isola.

Tre giorni di eventi che hanno visto la partecipazione di almeno 300 persone provenienti da tutta Italia e anche dall'estero.

Il Festival ha utilizzato il concetto del "PIL dell'APE" come indicatore per stimolare un dibattito su come invertire i processi di degrado ambientale e recuperare i territori abbandonati, puntando su driver economici e di resilienza territoriale.

Venerdì 17 ottobre, Mudis: Analisi e Soluzioni per la Crisi Ambientale

La prima giornata, ospitata dal Mudis, si è aperta nel pomeriggio con i saluti della referente della diocesi, la Dott.ssa Gina Menegazzi (a cui sono andati i ringraziamenti da parte degli organizzatori per la disponibilità della sala). L'Assessore Adriano Mattera (in rappresentanza del Sindaco Enzo Ferrandino) ha lodato l'iniziativa, sottolineando l'importanza di Ischia come "isola bellissima" nonostante l'urbanizzazione. Ha ricordato il contributo del CAI per l'inserimento del "Cammino di Tifeo" nell'Atlante regionale e ha citato il Cantico delle Creature di San Francesco per evidenziare il legame intrinseco tra l'uomo e la natura.

Gli interventi scientifici sono entrati subito nel vivo delle tematiche ambientali.

Simone Merola, Presidente Regionale TAM (Tutela Ambiente Montano) del CAI, ha evidenziato il "grosso dramma" che stanno vivendo le api, con una drastica riduzione delle sciamature dovuta a cambiamenti climatici e malattie come la Varroa. Ha sottolineato la necessità di una seria analisi dei problemi e delle soluzioni per ricreare l'equilibrio nell'ecosistema.

Maurizio Melis, giornalista scientifico e divulgatore de Il Sole 24 Ore, è intervenuto con un titolo provocatorio: "Salvarsi dal pianeta perché il cambiamento climatico non è un problema ambientale". Melis ha criticato l'approccio eccessivamente antropocentrico e lo slogan "salvare il pianeta". Ha suggerito che la comunicazione ambientale debba concentrarsi sui benefici della lotta al cambiamento climatico per l'uomo, come l'autonomia energetica e la stabilità dei prezzi, anziché solo sull'etica o sull'empatia.

Gennaro Di Prisco, entomologo del CNR, presentato da Ida Ferrandino (membro del Comitato Scientifico Sezionale), ha approfondito il concetto del PIL dell'APE, spiegando che l'ape è un indicatore efficiente dello stato di salute ambientale. Di Prisco ha illustrato le sfide dell'apicoltura moderna e le tecnologie innovative (come il "naso elettronico", l'analisi del microbioma e i modelli previsionali basati su dati satellitari) che il CNR sta sviluppando per supportare gli apicoltori professionisti, i quali necessitano di sostegno pubblico per il servizio ecosistemico essenziale dell'impollinazione.

Ivano Ferrini, Presidente dell'Associazione Pedalta (Isola d'Elba), ha offerto un esempio pratico di recupero territoriale con il suo intervento sulla conversione dei boschi cedui di castagno in castagneto da frutto. Ha descritto come l'associazione stia revitalizzando un patrimonio storico-culturale abbandonato, anche grazie alla lotta al cinipide (vespa cinese) attraverso l'introduzione dell'antagonista Torymus.

Alessandro Pozzi, Presidente dell'Associazione Italiana Biochar – ICHAR, è intervenuto per illustrare il concetto e la pratica del biochar, presentandolo come uno strumento fondamentale per la multifunzionalità agricola e la salvaguardia ambientale. Il biochar prende spunto da un'antica tecnica amazzonica che utilizzava la pirolisi (combustione in assenza di ossigeno) di residui vegetali per produrre carbone vegetale. Questa pratica creava la Terra Preta, terreni con sostanza organica elevatissima (fino al 14-15%). Il rinnovato interesse per il biochar si basa su due servizi principali: il miglioramento della fertilità globale dei suoli (servizio agricolo) e il sequestro efficiente e duraturo del carbonio (servizio ambientale). In Italia, il biochar è stato approvato come ammendante agricolo nel 2015 e riconosciuto per l'utilizzo in agricoltura biologica dal 2022. Dal punto di vista agronomico, il biochar apporta carbonio al suolo ed è generalmente alcalino. La sua struttura estremamente porosa migliora notevolmente la capacità di ritenzione idrica (un incremento fino al 45% di acqua disponibile). Agisce innalzando il livello del fattore più limitante nel suolo. Vista la stabilità del materiale, l'applicazione media (circa 10-15 tonnellate per ettaro) è sufficiente una sola volta affinché lavori per anni. Riguardo al servizio ambientale, il biochar è una delle poche tecniche a emissione negativa. Almeno il 50% del carbonio rimane stabile nel suolo per migliaia di anni. È stato calcolato che una tonnellata di biochar stocca circa due tonnellate di CO₂. Questo sequestro genera crediti di carbonio il cui valore può variare da €40 a €250 per tonnellata di CO₂ equivalente. Tali prezzi elevati sono dovuti alla sua permanenza e allo "storytelling" legato alla filiera locale. L'uso del biochar permette di trasformare gli scarti agricoli e forestali in materiali di pregio. Pozzi ha anche accennato a usi futuri del biochar come l'integrazione nei cementi o negli asfalti, trasformando la pratica agricola in un'azione fortemente amica dell'ambiente e generando redditività attraverso la remunerazione del servizio ecosistemico.

La sessione si è poi concentrata sull'economia circolare e la rigenerazione:

• Michela Salamone e Federica Carraturo (Università Federico II), presentate da Libia Ferrandino (membro del Comitato Scientifico Sezionale), hanno presentato una ricerca preliminare sulla valorizzazione delle vinacce ischitane, scarto della viticoltura. Hanno dimostrato che queste vinacce sono una "miniera" di composti bioattivi (antiossidanti, antimicrobici) e hanno suggerito l'uso dei microrganismi isolati per fermentazioni mirate, proponendo un riutilizzo degli scarti a livello agroalimentare e industriale.

• Antonio Apicella, Cristina Danza Sproviero e Adelaide Senatore (Dottorandi dell'Università di Salerno), presentati da Stefania Ecchia (membro del Comitato Scientifico Sezionale), hanno illustrato il concetto di Turismo Rigenerativo, un paradigma trasformativo che supera il turismo sostenibile (visto come mera limitazione dei danni). Hanno sottolineato che il turismo deve diventare un agente di rigenerazione territoriale, ponendo la comunità locale al centro e diversificando l'offerta esperienziale.

A chiudere la giornata c'è stata la presentazione delle danze tibetane Khaita da parte della rappresentante Christiane Rhein (Germania) che ha raccontato il significato delle danze e la loro origine. Presentazione pratica che ha visto esibirsi ballerini provenienti da Kazakistan, Francia, Germania e Italia. Tra loro anche Paolo Pappone, componente del direttivo della sottosezione del CAI di Ischia, che ha fatto da trait d'union con il gruppo. Un assaggio di quello che poi si è svolto domenica.

Sabato 18 ottobre: La mattina escursione e veleggiata; il pomeriggio culturale al Bosco della Pineta Mirtina dove si è parlato di Modelli e Progetti per la Rinascita agricola ed economica dell'isola

Il sabato è stato il cuore pulsante del festival, "il giorno platoniano" per eccellenza. Al mattino si è sudato con l'escursione sui sentieri della Bocca di Tifeo, Monte di Panza, Sant'Angelo, e persino una veleggiata da Ischia e Forio fino a Sant'Angelo in collaborazione con la Lega Navale di Ischia.

Nel pomeriggio il convegno si è aperto con i saluti di Agostino Iacono, Reggente del CAI Ischia, che ha ribadito la necessità di decentrare il flusso turistico attraverso la rete sentieristica esistente. Ha incoraggiato i residenti a "restare lì" e coltivare le micro-realtà locali.

Luigi Pistaferri (Economista, Stanford University) ha fornito un quadro macroeconomico sulle "Conseguenze economiche della perdita di natura e biodiversità". Pistaferri ha quantificato che circa il 50% del PIL globale dipende dalla natura. Ha utilizzato l'esempio storico del Dust Bowl per illustrare come la perdita di biodiversità (come l'estinzione del bisonte) possa portare a shock economici catastrofici. Ha proposto la "Biodiversity Finance" come soluzione per finanziare la protezione ambientale attraverso meccanismi di monetizzazione, come i "bond" (ad esempio il "Casamicciola Bond") per de-rischiare gli investimenti privati in progetti di tutela territoriale.

Angelo Ricci, apicoltore ischitano, ha fornito una toccante testimonianza locale sulle sfide dell'apicoltura insulare. Ha descritto la grande biodiversità dell'isola ma ha anche lamentato le grosse perdite di alveari (fino a 150 alveari persi nell'ultimo anno) causate dagli attacchi delle vespe e dalla diffusione di virosi. Ha sostenuto l'Apiturismo come strategia di diversificazione economica, un'attività esperienziale in linea con il turismo rigenerativo.

Pio Gaeta, Vicepresidente del Gruppo Regionale CAI Campania, ha incoraggiato la giovane sottosezione di Ischia. Ha portato l'esempio virtuoso dei Monti Lattari (Amalfi e Agerola), dove la collaborazione con il CAI per la mappatura e la cura dei sentieri ha portato a una destagionalizzazione del turismo e a un'esplosione di presenze internazionali (400.000 presenze annue sul Sentiero degli Dei).

Maria Herta Palomba e Gerardo Borriello dell'Associazione Fondiaria Oasi Vesuvio, presentati da Alessandra Rea(membro del Comitato Scientifico Sezionale), hanno raccontato la loro esperienza pionieristica nel Sud Italia. L'Associazione gestisce collettivamente fondi privati abbandonati sul Vesuvio per riqualificarli dopo gli incendi del 2017. Hanno evidenziato le criticità burocratiche (mancanza di fondi regionali attuativi, inerzia degli enti) che ostacolano il recupero dei 12 km di sentieri e dei muretti a secco borbonici. Hanno sottolineato che la gestione di queste aree, pur essendo fruite da tutti, manca del sostegno istituzionale necessario.

Ettore Di Caterina, guida ambientale e project manager specializzato in pianificazione strategica, presentato da Claudio Solimene (membro del Comitato Scientifico Sezionale), ha concluso la sessione presentando il progetto "Greenway dei Santuari". Il progetto mira a collegare la Via Francigena (partendo da Benevento) con il Vesuvio e Pompei, rifunzionalizzando tratti ferroviari dismessi. Di Caterina ha definito questo come un esempio concreto di integrazione di attrattori ambientali, culturali e religiosi, che può rivoluzionare il territorio senza grandi investimenti infrastrutturali. Ha enfatizzato che la chiave per sbloccare questi progetti è la pressione dell'opinione pubblica e l'attivismo delle associazioni.

Infine, Giuseppe Mincone del Centro Pantarei (Umbria), ha illustrato il ruolo dell'Agroedilizia come frontiera della multifunzionalità agricola. Ha raccontato la storia del Centro Pantarei, nato negli anni '70, che utilizza scarti agricoli (paglia, terra di scavo, lana di pecora) per realizzare bio-architettura sostenibile, trasformando i materiali di scarto in materie prime per l'edilizia. Questo modello dimostra come l'azienda agricola possa generare nuove economie attraverso l'educazione ambientale e la produzione di materiali da costruzione.

La giornata si è conclusa con una performance culturale ed emozionale: Daniel Sant'Antonio (attore conosciuto anche per la recente partecipazione come attore protagonista nel ruolo di Ennio Doris nel film "C'è anche domani") e Filippo Signorini (musicista) hanno portato in scena "Il Peso della Farfalla" di Erri De Luca, una lettura musicata che ha trasportato il pubblico in alta montagna per raccontare la storia di un camoscio e di un bracconiere.

Parte del Progetto Storyscape, la narrazione ha guidato il pubblico in un viaggio verso l'alta quota, a 2.300 metri, mettendo in scena l'incontro tra il "re dei camosci" e un bracconiere. Gli artisti hanno utilizzato una console per creare un'esperienza sonora ricca, integrando composizioni musicali che spaziavano dal romanticismo di Wagner alla musica commerciale, arricchite da sound design (come i suoni dei passi, del fuoco e di campane particolari) modulati appositamente per enfatizzare le parole e le emozioni della storia. La scenografia era volutamente essenziale (solo console, computer e microfono) per spingere il pubblico a immaginare autonomamente le scene del libro, trasformando l'evento in un'esperienza vivida e incoraggiando la lettura. L'iniziativa è stata considerata particolarmente emozionante data la vicinanza a Napoli, il territorio dell'autore, riconosciuto come un grande camminatore e amico del CAI.

Domenica 19 ottobre: La festa nella natura più bella delle ultime edizioni

Le attività sportive mattutine (escursione al Monte Epomeo, arrampicata sul Monte Vezzi in collaborazione con la scuola CAI Bel Sud, ciclo-escursionismo) hanno avuto tutte come arrivo Miscillo Sapori a Serrara Fontana per il "pranzo del contadino" organizzato in collaborazione con la Pro Loco di Serrara Fontana, accompagnato da un gemellaggio musicale inedito: le tammorre e le voci della tradizione napoletana (Denis Trani, Marco Melito, Nicoletta Gallo, Ivan Matarese) hanno dialogato con le danze tibetane del gruppo Khaita in un abbraccio tra culture lontane accomunate dalla forza della tradizione popolare.

Durante la festa è stato possibile osservare le dimostrazioni di primo soccorso in montagna, a cura del Dott. Raffaele D'Arco, responsabile Commissione Medica CAI Campania.

Verso la fine della festa è stato consegnato il premio IFN 2025 al "custode delle terre alte" Vincenzo Trani (Vicienz' 'e Tummasiell'). Un "giovane" ottantenne, tenace ed eroico coltivatore di terrazzamenti "ricamati" a strapiombo sul mare nella zona del Pignatiello ad Ischia, grazie al quale il paesaggio si esalta e le fragilità idrogeologiche si acquietano. Un eroe locale dei paesaggi terrazzati.

Il Festival, afferma Giovannangelo De Angelis, ha raggiunto il massimo della sua espressione di questi anni, riaffermando l'impegno del CAI Napoli e della sottosezione di Ischia a continuare la ricerca di "azioni concrete" e modelli replicabili per lo sviluppo sostenibile e rigenerativo dell'isola. Alla prossima edizione, prevista dal 16 al 18 ottobre 2026, misureremo le azioni che scaturiranno da questi tre giorni intensi di confronti.

Il reggente Agostino Iacono ringrazia la squadra di volontari che ha reso possibile tutto ciò: Roberta Bertogna, Nicola Fiorentino, Stefanie Mayer, Paolo Sollino, Jennifer Hackbart e Alessandro Schiano.