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Per il PD: alba o tramonto?

Politica
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Ho letto con attenzione l’editoriale di Enzo D’Errico, pubblicato sul Corriere del Mezzogiorno mercoledì 27 agosto 2025, dal titolo: “Basta, giù le mani da Napoli”.

D’Errico è da tempo il direttore del Cormez – l’inserto (detto con rispetto, il “panino”) allegato al Corriere della Sera – e in questi anni ha saputo posizionarlo come una sorta di coscienza critica della sinistra. Il “panino”, che simbolicamente sostituisce un pranzo luculliano, è diventato uno spazio più avanzato politicamente rispetto al giornale “padre”, Il Corriere della Sera, da sempre voce dell’alta e media borghesia italiana. Ma oggi, Il Corriere è un giornale libero e anche liberale, diretto da Luciano Fontana, che iniziò la sua carriera a l’Unità, giornale dei comunisti, in tempi di partiti storici.

Anche D’Errico mosse i primi passi nella redazione napoletana de l’Unità, che negli anni Ottanta si trovava in via Cervantes, 55. Conoscevo bene quella redazione: fu una vera fucina di giornalismo serio e onesto. I suoi giornalisti, pur essendo comunisti, non portavano paraocchi. Erano legati alla durezza della notizia e al realismo dei momenti drammatici dell’area napoletana. Lavoravano per il “buon governo” e non per battaglie ideologiche o demagogiche.

Quella redazione ha formato professionisti come Marco Demarco, Antonio Polito ed Enzo D’Errico, tutti approdati con successo al Corriere della Sera. Uomini colti, liberi, che non hanno esitato a criticare la sinistra quando questa si è allineata alla destra, perdendo la propria identità storica. Questi tre giornalisti rappresentano, per me, l’esempio vivente di ciò che fu l’Unità a Napoli negli anni Settanta e Ottanta, prima della dissoluzione del PCI, poi diventato PDS, DS, e infine PD. Un processo lungo e doloroso, che ha dissolto le radici della sinistra italiana.

Non è un caso che il PSI non abbia lasciato un'impronta simile. L’Avanti! non fu mai una vera fucina di giornalisti. Di quella redazione napoletana, con un solo corrispondente, non resta nulla.


Un giornale locale progressista

Il Cormez, fin dalla sua nascita circa trent’anni fa, è stato un foglio progressista, ma critico. Una sinistra aperta al dialogo, anche con esponenti di centro e destra, nella speranza di un confronto sui contenuti, non sulle ideologie. Perché un giornale serio vuole contribuire al miglioramento della comunità che serve, e giudica gli uomini per ciò che fanno, non per la loro casacca politica.

Con Demarco, Polito e D’Errico, il Cormez ha mantenuto questa coerenza per tre decenni.


Perché no a De Luca

Negli ultimi dieci anni, il Cormez ha espresso critiche dure e documentate al modo di governare di Vincenzo De Luca in Campania. Basta leggere gli editoriali per ritrovare un diario politico puntuale, che denuncia scelte e metodi autoritari.

L’editoriale di D’Errico del 27 agosto scorso rappresenta la sintesi di una visione alternativa alla politica regionale attuale. Dopo scontri interni al PD e nel cosiddetto “campo largo”, si è arrivati a un compromesso – definito ironicamente “da manuale Cancelli”, come quando la DC divideva le poltrone.

Il risultato?

  • Il centrosinistra candiderà Roberto Fico (M5S) alla presidenza della Regione.

  • Il figlio dello “sceriffo” sarà segretario regionale del PD.

Scrive lapidariamente D’Errico:
“Se il PD è questa grigia mistura di menzogna e ipocrisia, possiamo farne tranquillamente a meno.”


Alba o tramonto?

Sarà questa un’alba o un tramonto per il Partito Democratico, alla vigilia delle elezioni regionali d’autunno?

La risposta spetta a chi si riconosce, oggi, nella sinistra o in una “certa” sinistra.
Per la mia generazione del ‘68, questo ha il sapore amaro del tramonto. Ma ai giovani resta il compito – e la speranza – di trovare un’alba.