Ischia News ed Eventi - La storia degli struffoli
24
Sun, Nov
0 New Articles

La storia degli struffoli

Cucina e Tradizione
Typography

Gli struffoli sono sicuramente uno dei “sempreverde” della tradizione natalizia napoletana.
Il dolce è composto da numerosissime palline di pasta (realizzata con farina, uova, strutto, zucchero, un pizzico di sale e liquore all'anice) di non più di 1 cm di diametro, fritte nell'olio o nello strutto e (dopo averle lasciate a raffreddare) avvolte da miele caldo.

Nonostante la loro presentazione super-moderna, a forma di ciambella e ingioiellata da pezzetti difrutta candita di vario tipo e confettini colorati (chiamati diavolilli, diavoletti oppure "minulicchi"); la ricetta è d’importazione greca! Infattièproprio dal greco che deriverebbe il nome “struffolo”: precisamente dalla parola “strongoulos” che vuol dire “arrotondato”.Peraltro, nella cucina greca esiste ancora una preparazione simile, i loukoumades (ghiottonerie).
Un'altra ipotesi sull'origine degli struffoli è di derivazione spagnola: esiste, infatti, nella cucina andalusa un dolce estremamente simile agli struffoli, il piñonate”, che differisce dal dolce napoletano solo per la forma delle palline di pasta, che sono più allungate. La parentela tra struffoli e piñonate potrebbe risalire al lunghissimo periodo di vicereame spagnolo a Napoli.
Sulle origini di una ricetta ci sono sempre dispute e chiunque cerca di arrogarsi il titolo d’inventore, ma una cosa è certa: Napoli è stata la città che più di tutte ha innalzato il simbolo dello struffolo, facendo in modo che venisse associato indissolubilmente al Natale ed ha funto un po’ come“centro di smistamento” della sua diffusione, che ha dilagato fino al centro Italia. Proprio per questo, ritroviamo il dolce napoletanosotto mentite spoglie: in Umbria e in Abruzzo, luoghi in cui gli struffoli prendono il nome di cicerchiata, ciò si deve al fatto che le palline di pasta fritta legate col miele hanno la forma di cicerchie.
A parte i vari casi di omonimia, c’è anche un caso di sinonimia, infatti gli abitanti della Tuscia, regione intorno a Viterbo,chiamano ancora oggi struffoli quelle frittelle di pasta soffice e leggera che in genere vengono definite “castagnole” e si mangiano a Carnevale.
Come eredità del Regno delle due Sicilie gli struffoli si trovano anche a Palermo, con qualche piccola variante, una delle quali è di ordine fonetico, difatti si verifica la perdita di una f (“strufoli”). Gli struffolipresentano molte varianti: regionali, familiari e personali, ma anche se gli ingredienti sono precisamente gli stessi, è possibile assaggiare tanti struffoli diversi quante sono le case in cui sono offerti-e come sempre accade per le ricette tipiche- ciascuna cuoca ritiene che i “propri” struffoli siano quelli autentici della tradizione, tramandati da generazione in generazione.
Anche se sembrano facili da realizzare, nascondono insidie!Uno step fondamentale è il miele, che dev’essere abbondante, senza questo accorgimento, la ricetta non può definirsitale.
Diavolilli e canditi non devono assolutamente essere considerati elementi marginali, ma fondamentali.Nella ricetta degli struffoli trovano posto arancia e cedro candito, ma l’ ingrediente supremo, capace di dare sempre un tocco chic alla preparazione è la zucca candita: la famosa "cucuzzata"!