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La Colombaia, la villa che stregò Luchino Visconti

Storia
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Gli anni verdi di Luchino Visconti, la Colombaia una villa nel cuore del bosco di Zaro al confine tra Forio e Lacco Ameno, tra cielo e mare, fu un rifugio d'amore, un teatro, un luogo segreto ed isolato per l'anima, "un colpo di fulmine" che stregò il regista.


Alla fine degli anni 50, quando ha già girato Senso, Rocco e i suoi fratelli e Il Gattopardo, convince per sfinimento il barone Fassini a vendergliela. La Colombaia ora è sua, fu una sfida vinta con l’aiuto dell’architetto Giorgio Pes che trasformò una residenza di campagna in una villa stile liberty ridisegnando gli ambienti e personalizzandola secondo il gusto elegante del regista.


Oggi appare così: una villa tra il cielo e il mare, ma quando ci andavo con mio padre la stradina era più piccola di quella che vediamo adesso ed era un po' più tortuosa; il posto a me appariva un po' tetro e mistico e con la cinquecento color verde si proseguiva lentamente. Li ci attendeva il custode il quale legava i cani "in carne" (dobermann) perché poi vi erano quelli finti, di ceramica bianca. Mio padre saliva al piano superiore dove il regista lo attendeva per il taglio dei capelli o la barba, io mi trattenevo nel giardino, incantato ad osservare la piscina che era a piano terra e i cani di ceramica bianca che adornavano i bordi della piscina.

In quei tempi il regista era già sulla sedia a rotelle in seguito ad un ictus (durante il montaggio di “Ludwig”) che gli paralizza braccio e gamba sinistra dal quale si riprende a stento. Era l'estate del '72. Ormai era stanco ed anziano, la sua salute era declinante ma dovette affrontare altre spese per dotare la villa di un ascensore per non abbandonare l'idea di venire ad ischia.

La sua casa ormai trasmetteva tanta nostalgia, curiosità e mistero, gli anni verdi di Visconti stavano tramontando, un mondo che lo ha reso grande e che, pian piano, ha assistito progressivamente alla sua caduta. “La caduta di un dio”. È ormai ridotto a dirigere dalla sedia a rotelle ma nonostante ciò si impegna ancora nella lavorazione di un altro film, "l'innocente", ma il 17 marzo 1976 un secondo ictus lo stronca a 69 anni.

La Colombaia forse dalla fine degli anni 50 al 1970, ha vissuto fasto e splendore con Visconti ed i tanti attori che vi sono stati ospiti. Oggi quel che resta della villa è il mito di un'epoca, quella in cui il cavalier Angelo Rizzoli trasformò Ischia in un ritrovo del jet-set internazionale e la leggenda di una villa elegantissima che ospitò, oltre all'irresistibile e vezzeggiato Helmut Berger, il protagonista assoluto e dissoluto delle estati alla Colombaia, tutti gli amici di Visconti. Dal 2003 le ceneri del Maestro riposano nel giardino della sua amatissima villa.


Visconti aveva restaurato e arredato con grandissima passione quella dimora, trasformandola in qualcosa di non dissimile da alcuni dei celebri interni dei suoi film, trascorrendovi momenti importanti (è qui, per esempio, che scrisse alcune sceneggiatura di film come "Ludwig"e "Morte a Venezia").

Oggi la villa è in uno stato di abbandono e di decadenza, dell'originario decoro alla vista dell'odierno visitatore non rimane quasi nulla, anche i miei cani in ceramica, presenti all'epoca un po' dovunque non ci sono più. La Colombaia di Visconti mantiene inalterato quel fascino di tutte le dimore abitate da grandi artisti dove sembra sempre possibile che quando le luci si spengono e i visitatori vanno via, accadano cose magiche e un po’ misteriose.

 

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