Ho letto con attenzione l’ampia intervista che Il Golfo, nell’edizione di domenica 13 luglio 2025, ha dedicato al sindaco di Casamicciola, Giosy Ferrandino — ex eurodeputato, 62 anni, con un’estesa esperienza di amministrazione locale: sindaco di Casamicciola dal 2002 al 2007 e successivamente sindaco della Città d’Ischia per dieci anni, dal 2007 al 2017. Ha anche ricoperto la carica di consigliere provinciale di Napoli, prima della soppressione delle Province.
Un “manager degli enti locali”, dunque, con competenze che dovrebbero permettergli di affrontare i problemi della cittadina con rigore metodologico (la politica non è, forse, una scienza?) e con quella sensibilità affettiva che lega ogni individuo al luogo in cui è nato.
Mi auguro che questa intervista stimoli commenti, osservazioni e, perché no, contestazioni. La polemica — diceva Ernesto Rossi (1897-1967) — è il sale della democrazia, poiché serve a dare “occhiali per vedere meglio” alla classe dirigente. È con questo spirito che, da sempre, la esercitiamo: per offrire visione, non per accecare; per contenuti, non per personalismi.
Dalla nostra esperienza — anche noi abbiamo fatto politica locale e scritto di essa in un’epoca in cui era ancora forte la passione civile — abbiamo tratto una convinzione: solo dentro la “gabbia edificata” delle scelte di pianificazione territoriale e di programmazione economica si può vincere il personalismo e il malcostume delle lettere e dei manifesti anonimi.
Quando una comunità approva un Piano Urbanistico Comunale (PUC) — già Piano Regolatore Generale (PRG) — attraverso un percorso di ampia partecipazione civile, il dibattito si eleva, si fa serio, concreto, con obiettivi e scadenze misurabili. E anche i personalismi si spengono.
Casamicciola, oggi, non ha un PUC. Il suo PRG risale al 1983, basato su dati del 1968 e adottato nel 1973. Non è mai stato attuato.
Per questo, trovo che nella lunga intervista del sindaco Ferrandino manchi una visione di “ricostruzione dello sviluppo economico, sociale e culturale” di Casamicciola dopo due eventi catastrofici: il terremoto del 2017 e l’alluvione del 2022. Due tragedie senza precedenti nella storia recente dell’isola, avvenute a distanza di appena cinque anni l’una dall’altra. Le ferite sono ancora aperte e ben visibili a chi vive davvero questa realtà e ne conosce la storia.
Non si può continuare a rinviare la ricostruzione del complesso del Pio Monte della Misericordia. Non si può restare inerti di fronte al degrado della villa comunale della Bellavista, del suo museo civico e del parco pubblico; dell’Osservatorio Geofisico, del Palazzo delle Scuole (ex Manzoni), delle ville storiche — La Camera, Iaccarino — e della casa del dott. Giuseppe Mennella (1867-1949), il più importante bibliografo dell’isola.
E ancora: si può accettare la chiusura senza prospettive del grande albergo Elma Park, che vent’anni fa rappresentava la punta di diamante dell’offerta turistica invernale della cittadina, con impianti sportivi e servizi termali di primo livello?
Come si intende recuperare il centro termale di Piazza dei Bagni?
È possibile ignorare la desolazione dell’hotel Nausica (ex Ibsen), delle Terme Elisabetta (ex Sciolti), delle Terme Maltempo, delle Terme Lucibello trasformate in un supermercato, distrutto dall’alluvione, ora esposto al sole e al degrado?
Mi fermo qui. Non salgo a Casamicciola Alta: la strada è interrotta. Il Majo è raggiungibile solo da Lacco Ameno. Ma davvero non era più importante intervenire sulla viabilità piuttosto che abbattere l’ex “Capricho” di Calise per realizzare una spianata — senza moschee — utile forse solo a ospitare il concerto di un rapper di moda e radunare duemila persone per una sera?
Ma una rondine fa primavera?
Come vive il commercio locale? Un solo supermercato, una sola salumeria per un paese che dovrebbe contare circa 8.000 abitanti?
Casamicciola non ha un piano per la ricostruzione dello sviluppo economico. Lo stato dell’economia locale, oggi in ginocchio, avrebbe imposto un vero business plan per il rilancio, magari con l’adozione di uno strumento finanziario concreto come la Società di Trasformazione Urbana, prevista dall’art. 120 del TUEL. Uno strumento capace di mettere in moto una sinergia tra pubblico e privato, unico modo realistico per trasformare quella che oggi appare una “missione impossibile” in un obiettivo possibile e necessario.
Su questi temi — sempre con l’intento di dare occhiali a chi vede con difficoltà o leggerezza — continueremo a scrivere. Perché, se la politica vuole essere realmente al servizio della comunità, deve avere il coraggio di guardare lontano.
Giuseppe Mazzella