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Casamicciola, il viaggio nelle macerie del terremoto del 21 agosto 2017: Majo, la “Nuova Pompei”

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Il baraccone dei terremotati troneggia in quello che era il giardinetto di Piazza Majo – scritto con “j” greca, decima lettera dell’alfabeto latino moderno senza che nessuno sappia spiegare perché – con la provocatoria iscrizione sulla parete che dà sulla strada provinciale “Borbonica”: “Basta con le chiacchiere. Vogliamo i fatti”.

L’iscrizione fu messa un anno dopo il terremoto del 21 agosto 2017 perché le “chiacchiere” aumentavano vertiginosamente su come e dove “ricostruire” da parte di quelli che con un eufemismo si chiamano “i decisori” cioè Chi decide. Al plurale decisori, un termine raro che solo negli ultimi tempi è stato utilizzato mutuando dal “Talmud”, il testo sacro degli ebrei. I talmudisti “che in base alla letteratura talmudico-rabbinica offrivano pareri in materia dogmatica, filosofico-religiosa ed esegetica e anche nel campo dei diritto, della morale, del rito e del cerimoniale” spiega l’Enciclopedia Treccani.

A tre anni dal terremoto i “decisori” non hanno prodotto un bel niente. Parlamentari. Ministri, Governatori, consiglieri, esperti, non hanno prodotto nulla di concreto se non continuare una “emergenza” cioè erogare il “CAS” che sta per “Contributo di Autonoma Sistemazione” a circa 2400 sfollati dalle case crollate o inagibili dei tre Comuni colpiti dal sisma: Casamicciola, Lacco Ameno e Forio. Casamicciola è stato il Comune più colpito, poi Lacco Ameno nella sola frazione del Fango, e marginalmente Forio. Sono stati nominati un primo ed un secondo “Commissario di Governo” ed adesso sta per arrivare il terzo che sarà della Regione per un Piano della Ricostruzione” come è detto nella modifica legislativa dello scorso dicembre 2019. Ma finora “chiacchiere” dei “decisori”. Non faranno nulla. Non proporranno nulla. Non sanno né come né da dove cominciare. Solo se fai quel percorso ogni giorni per arrivare alla tua casa sopravvissuta lo puoi capire.


I Fatti? Restano ingabbiate negli orribili tubi “Innocenti” le case ed i palazzi di Piazza Majo per permettere il transito degli automobili e delle persone. Qualche “gabbia” è stata allestita anche in legno che comincia a cedere Comincia ad” infradicirsi” . L’erbarccia cresce sfidando il cemento e l’asfalto. All’inizio della strada provinciale Borbonica una casa crollata sulla strada sta ancora lì rendendo pericoloso il passaggio delle auto e delle persone e nessuno sa spiegare perché. Ma una “messa in sicurezza” o un “avvio di ritorno alla normalità” non doveva cominciare partendo dal ripristino del sistema viario? C’è una orribile galleria di ferro e lamiere in un tratto di Piazza Majo o “Via Spezieria” con i due semafori che fa paura al solo sguardo. Pericolosa ed orrida per i pedoni e gli automobilisti. La curiosità è che le impalcature in legno dei portoni delle case crollate (da inevitabilmente demolire) portano la firma delle varie compagnie dei Vigili del Fuoco intervenute dopo il sisma come Zorro il vendicatore apponeva la “Z” sulle sue conquiste. Sono i nuovi nomi delle case e la nuova “numerazione civica”. Un segno di una “provvisorietà permanente”. Durerà 50 anni. Almeno.

IL BAR MONTI
C’è una luce aperta a Piazza Majo. Un luogo di incontro. E’ il Bar Monti che Giuseppina ed in marito Tommaso hanno riaperto. Fatto i lavori di recupero, il Bar Monti è il ritrovo degli abitanti di Piazza Majo. Quelli che stanno qui da secoli. Hanno le loro case distrutte ma sperano nello Stato. Qui i cognomi hanno scarsa importanza. Sono prevalenti i soprannomi quelli che la rivoluzione informatica chiama all’inglese “nickname”. Le famiglie sono indicate per soprannome. I “Guacchione”, i “Beresina”, i “Bannera”, i “Senghina” e tutti gli altri. Bisognerebbe fare una ricerca glottologica per sapere come sono nati. Eppure solo questi “nickname sono la testimonianza del Medio Evo e del Rinascimento in questi luoghi. Non ci sono più i luoghi “fisici” della Memoria. Qui ci sono stati 13 terremoti in 7 secoli. Questo era il centro di Casamicciola nel Medio Evo e nel Rinascimento. Qui c’era la Chiesa Cattedrale, la Congrega, il Municipio, le “ botteghe”. Fino al terribile terremoto del 28 luglio 1883.

Prima di soli due anni nel 1881 c’era stato un altro. Qui c’era la vita sociale ed economica di Casamicciola. Oggi come testimonianza c’è qualche dipinto di Giacinto Gigante e di Joseph Rebel e di Simonetti che intitola il dipinto “Ischia” facendo impazzire gli storici.
I Ricordi del Medio Evo e del Rinascimento sono forse nei nomi delle strade che testimoniano l’importanza del Majo: per arrivarci bisognava passare per “Via Roma” ( ma oggi è una stradina secondaria) e per via “Spezieria” cioè la strada dove c’erano la Farmacia e le altre botteghe artigiane o di vendita di prodotti agricoli. Dall’altro versante c’era “ Via D’Aloisio”. Gian Andrea D’Aloisio ( 1695-1785) era un medico e direttore sanitario del complesso Pio Monte della Misericordia istituito nel 1604.” Possedeva un laboratorio molto attrezzato, Descrisse le acque minerali e diversi luoghi dell’ isola con dovizia di particolari nell’ opera “L’ infermo istruito nel vero salutevole uso dei rimedi naturali dell’ isola d’Ischia” ( 1757)”. Lo cita Raffaele Castagna nel suo libro “Ischia in tremila voci”. Ma non sappiamo nulla altro di lui. Come era il suo volto? Dove è sepolto? La "razza” – come qui è chiamata la famiglia – si è estinta. Non abbiamo altre notizie storiche. Qui non c’è un archivio storico. La via gli fu intestata – ma quando? – forse un secolo dopo.
In Via D’Aloisio è stata installata un’altra gabbia di ferro con tubi “innocenti” ma questi sono più nuovi e resteranno di più almeno 50 anni. E’ di assoluta inutilità perché per una “ricostruzione” dovrà essere abbattuta.
Senza averne coscienza è nato il “Dark tourism” per il Majo mentre i “decisori politici” discutono di una “Ricostruzione impossibile”. Per i terremotati è “una Nuova Pompei”.

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