Una serata magica e toccante quella di giovedì 7 agosto nei giardini della Torre di Michelangelo per ricordare Ugo Calise (1921-1994), il grande cantante-chitarrista e l’autore di “na’ voce, na’ chitarra e o’ poco e’ lune” il quale negli anni ‘50 contribuì al lancio di Ischia nel firmamento internazionale delle località turistiche con le sue canzoni e con il suo locale “o’ rangio fellone” dove mossero i primi passi Mina e Peppino di Capri. Se è nato da allora il “Mito di Ischia” cioè di un’isola d’incanto che può offrire tutto al turista di ogni parte del mondo – dal mare alle terme, dalla montagna alla campagna con panorami unici al mondo perché questo è un pezzo di terra ricchissimo di storia – il merito è anche di uomini come Ugo Calise che forse in vita non ebbe da Ischia il riconoscimento che meritava.
Ugo conobbe una grande notorietà nel decennio che va dal 1955 al 1965 ma la sua musica fu travolta dal fenomeno dei Beatles così come tutta la canzone napoletana. Ma con la riscoperta della canzone napoletana – dagli anni ‘90 in poi soprattutto per le innovazioni di Renzo Arbore con la sua Orchestra Italiana – anche l’opera di Ugo Calise è stata rivalutata. Canzoni come “na’ voce na’ chitarra e o’ poco e’ luna” che è del 1955 e “Nun è peccato” che è del 1958 sono ormai entrate nell’immortalità della canzone napoletana e vengono cantante in tutto il mondo.
Ad Ugo Calise alcuni appassionati di musica decisero di dedicare un Premio Internazionale da assegnare ogni anno ad un esponente della canzone napoletana. Per due anni il Premio non è stato assegnato e sembrava che anche questa iniziativa dovesse rientrare nell’elenco enorme delle iniziative nate e presto spente per la promozione e la cultura dell’isola.
Per volontà del prof. Giovanni D’Amico e grazie alla sua tenacia e con la collaborazione di Agostino Mazzella e Pietro Lauro il Premio Ugo Calise è tornato e quest’anno è stato assegnato ad Andrea Bocelli, il grande cantante-tenore italiano conosciuto in tutto il mondo che ha venduto 85 milioni di dischi e che soprattutto ha elevato la musica leggera e livello di quella lirica con uno stile ineguagliabile. Andrea Bocelli è venuto personalmente a ritirare il Premio con la moglie Veronica e la figlioletta Virginia di due anni ed esprimendo il suo ringraziamento ha dato una straordinaria testimonianza di simpatia, di cultura e di amore verso la canzone di Napoli che ha definito “Patria della Melodia”.
Gino Riviecco ha presentato da par suo la serata ma ha voluto ritagliarsi uno spazio di cantante interpretando con enorme sentimento “Nun e’ peccato”.
Ha esordito magnificamente Gino all’inizio della serata citando un pezzo di una poesia del grande Salvatore Di Giacomo sul disegno di Dio per gli splenditi luoghi del napoletano.
“E qui in questo scenario naturale meraviglioso di Cartaromana con di fronte il Castello Aragonese ed alle vostre spalle la Torre di Michelangelo la canzone romantica di Ugo non poteva avere un luogo migliore” ha detto Gino.
Il concerto delle “Tre Soprani” Angela, Anna e Nunzia con il Maestro Antonello Cascone al piano accompagnato dal sax di Gigi Patierno ha reso omaggio a tutta la canzone italiana con le particolarità di quella romana e napoletana tanto da far commentare allo stesso Andrea Bocelli che “questa nostra coesione nazionale con la musica è significativa perché se impariamo a stare insieme noi italiani siamo i più forti del mondo”. C’è stato anche spazio per l’intervento del giovane baritono di 16 anni Marco Opromolo.
Andrea Bocelli ha voluto cantare “Torna a’ Surriento” per il numerosissimo pubblico di oltre 800 persone ed insieme alle Tre Soprani ha intonato fra l’entusiasmo e la commozione del pubblico “Libiamo nei lieti calici” dalla Traviata di Verdi quasi per brindare ad una serata indimenticabile.
Servizio fotografico di Giovan Giuseppe Lubrano