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Forse ho qualcosa da aggiungere al mio “Controcorrente” di lunedì 17 novembre 2025, apparso su Il Dispari con il titolo Il sonno degli enti locali ha generato il Mostro della Regione. Ho premesso – e ripeto – che questa campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale e l’elezione diretta del presidente della Giunta, che ormai per prassi si chiama “governatore”, è talmente scadente da giustificare il grande astensionismo. Questo è il vero punto, ed è la preoccupazione più seria per chi crede nella democrazia politica, per la quale ho lottato per tutta la vita.

L’ho scritto migliaia di volte. L’ho ripetuto in decine o centinaia di interventi pubblici e privati: i piani urbanistici devono essere legati ai piani economici e finanziari. Senza un progetto che indichi da dove prendere i soldi, entro quanto tempo, chi li deve mettere e quanto i privati imprenditori sono disposti a investire in interventi strutturali e infrastrutturali — che rappresentano il costo sociale del profitto — i piani urbanistici non servono. Sono solo libri dei sogni, spesso utilizzati a fini elettorali.

La Regione è diventata un enorme ente pubblico di gestione. La parola “programmazione” sembra ormai un termine vuoto. A otto anni dal terremoto del 21 agosto, la Giunta Regionale — non il Consiglio — ha approvato il piano di ricostruzione: cinque anni di lavoro e 35 tecnici impegnati.

Ho sempre ritenuto, fin dalle prime letture di diritto ed economia all’Istituto Tecnico per Ragionieri e poi alle facoltà di Economia e Commercio e di Scienze Politiche, che il cuore dell’ordinamento giuridico repubblicano sia il Comune.

Per una felice coincidenza, oggi, nell’estate di San Martino, il mio caro amico Riccardo, dell’edicola in piazza Marina a Casamicciola, mi ha proposto una lettura de Le Monde, cosa che non capita tutti i giorni. Poi, come al solito, mi ha dato La Presse Locale, come fa ogni giorno, tanto per uno sguardo sul mondo e un altro sulla nostra piccola isola, “che è un Continente”, come la definiva l’avv. Mario Buono nelle sue conversazioni a Chiummano con il filosofo Raffaello Franchini, allievo di Benedetto Croce.

Molti Comuni del Mezzogiorno cominciano a chiedere, per rispondere ai bisogni dei cittadini in tema di servizi e sviluppo economico, una legislazione “speciale”. I problemi di queste comunità, infatti, non possono essere risolti con il Testo Unico degli enti locali del 2000, che è un ampliamento della legge 142/90, la cosiddetta legge Gava, attesa dagli amministratori locali da oltre 50 anni.

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