Bisogna togliersi il cappello di fronte ad una donna, una donna di Stato o una statista, come Angela Merkel, la Cancelliera della Repubblica Federale Tedesca, la donna più potente d’Europa, più “bersagliata” per la politica del “rigore” che vuole imporre all’Unione Europea soprattutto ai due Paesi più in difficoltà finanziarie che sono l’Italia e la Grecia.
Questa donna così potente che ha dedicato tutta la sua vita al suo Paese che è stato diviso per 50 anni contro la Storia, la Geografia e l’Umanità pagando un costo altissimo per gli errori tremendi della più tremenda dittatura mai vista nella Storia con lo spargimento di sangue anch’esso mai visto nella Storia con la seconda guerra mondiale (1939-1945), nata nella Germania dell’Est, quella chiamata DDR con l’”imposizione” di un regime comunista che distruggeva la libertà e le coscienze, diventa per sette giorni all’anno una semplice turista tedesca, come è sempre stata, e sceglie da anni quell’angolo meraviglioso dell’isola d’Ischia che si chiama S. Angelo per bagnarsi nell’acqua termale, passeggiare sulle colline ai piedi del Monte Epomeo, imbarcarsi su un gozzo per una gita nel mare dei Maronti, sedersi ad un bar della Piazzetta e prendersi un “cappuccino” e scambiare qualche parola con la gente del villaggio. Fa le stesse cose che hanno fatto migliaia e migliaia di semplici turisti tedeschi.
Appena arrivata a Napoli con il marito ha visitato Pompei ed ha pagato il biglietto, consumato una piccola colazione, vista la Villa di Poppea a Torre Annunziata e l’Acropoli di Pozzuoli e poi ha preso il traghetto ed è venuta ad Ischia. Avesse avuto più tempo sarebbe andata nel Convento di San Domenico Maggiore nel centro storico di Napoli a vedere la “mostra impossibile” di Leonardo, Raffaello, Caravaggio, l’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità digitale, per avere contezza del genio dell’Italia sparso per il mondo. Angela offre alla classe politica italiana un esempio di stile, di servizio allo Stato, di divisione netta tra la potenza del Potere e l’umiltà comune di una donna di cultura. Offre un esempio di affetto e di stima per l’Italia, per la sua grande Storia, per la sua gente grande e piccola, per le sue bellezze naturali, che dobbiamo conservare con il medesimo sentimento.
Sono sempre stato affascinato dall’Europa. I maestri e le letture giovanili – diciamo dagli 11 ai 21 anni – mi hanno profondamente convinto. Non sono mai stato affascinato dagli Stati Uniti d’America quando leggendo la Storia degli USA di André Maurois comprato nei libri Oscar a 350 lire ho trovato scritto che Jefferson scrivendo la dichiarazione di indipendenza, il più grande documento liberale dell’epoca contemporanea, nel 1776 aveva attinto da Locke la maggior parte delle sue idee e che “l’America aveva chiesto all’Inghilterra la dottrina che l’affrancasse dall’Inghilterra”. Gli americani sono europei oltre l’oceano. È l’Europa che ha prodotto tutto.
Così il fascino era per l’Inghilterra, la Francia, la Spagna, i Paesi Bassi, la Germania e naturalmente la mia Italia perché studiando l’Europa acquistavo la fierezza per il mio Paese. Ero Dante Alighieri e Michelangelo e tutti gli altri.
Il primo viaggio a Parigi a vent’anni e “se sei stato a Parigi da giovane essa ti accompagnerà per tutta la vita perché Parigi è una festa mobile” come scrisse Hemingway.
Poi Berlino un anno dopo e la tristezza di vedere una delle più belle città del mondo divisa orribilmente e ferocemente in due con i suoi campi elisi – l’Unter Der Linden – spezzati con feroci guardiani con cani lupi a difesa di un’orribile divisione protetta da un Muro lunghissimo. Vidi l’orrore delle conseguenze di una guerra mondiale, l’assurdità di una divisione umana prima ancora che politica di una Nazione e quei fazzoletti sulle torrette dal settore occidentale che salutavano i parenti dall’altra parte del filo spinato mi colpirono in maniera indelebile ed acquistati la convinzione che il socialismo era qualcosa di opposto al comunismo e che nulla può essere sostituito dal pensiero libero o liberale.
Acquistai rispetto ed ammirazione dei tedeschi. Vedevo sui volti dei berlinesi la malinconia per lo status quo e nello stesso tempo la tenacia di ricostruire un grande paese. Vorrei rivedere oggi Berlino dopo 44 anni ridiventata una delle più belle capitali del mondo nella sua unità senza quell’orrido muro e con la serenità nei volti dei berlinesi. Ogni europeo è berlinese come un napoletano o un parigino.
Bisogna togliersi il cappello di fronte al popolo tedesco. Ha saputo ricostruire il proprio Paese dalle macerie e dagli orrori e nel 1989 lo ha portato alla sua unità con una eccezionale classe dirigente.
Forse niente esprime il desiderio di pace in Europa dopo il terribile ‘900 dell’accordo Adenauer - De Gaulle del 1963. Il trattato di amicizia tra francesi e tedeschi che si sono odiati per secoli. Quel gesto simbolico che il primo viaggio di un neoeletto Presidente francese deve fare al suo omologo tedesco e viceversa.
Prima di vedere Berlino nel 1970 avevo letto Kaputt di Curzio Malaparte cominciato a scrivere da Malaparte nel 1941 e terminato nel 1943. E’ un libro crudele. Di una crudeltà assoluta soprattutto nei confronti del popolo tedesco. Quel giudizio terribile sul popolo tedesco: “I tedeschi nudi sono meravigliosamente inermi. Sono senza segreto. Non fanno più paura. Il segreto della loro forza non è nella loro pelle, nelle loro ossa, nel loro sangue, ma nella loro uniforme. Sono talmente nudi, che non si sentono vestiti se non in uniforme”.
Ero terribilmente prevenuto nei confronti dei tedeschi anche se ne conoscevo a centinaia nella mia isola e facevo conquiste di cuori dando il mio a giovani (anche meno giovani!) fanciulle che affollavano negli anni ‘70 Ischia portate dall’Ischia Reisen. Non capivo come un popolo così educato, gentile, colto, avesse potuto scatenare la più grande guerra della Storia.
Ma vedendo Berlino e conoscendoli meglio capii che Malaparte era stato eccessivo e influenzato dal tempo e dal contesto in cui scriveva.
Sono un gran popolo i tedeschi, siamo un Grande Continente noi europei e veramente è un progetto straordinario quello di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, gli uomini del Manifesto di Ventotene del 1941 per l’Europa Unita. Erano italiani e per primi coraggiosamente hanno solennizzato che l’Europa deve cancellare i nazionalismi se vuole avere un futuro di pace e di giustizia. E’ sullo spirito del “Manifesto” che si apre il confronto con Angela Merkel e con il suo “rigore” sull’austerità. Ma ha le sue ragioni ed ha anche i suoi problemi. Li rispetto entrambi ma francamente credo che un’Europa della sola finanza non basta. Bisogna mettere l’acceleratore per una Europa politica e sociale.
La prima edizione di Kaput uscì nel 1944 e la prima edizione economica, quella che ho letto, è del 1966. Malaparte nella prefazione si augura “che i tempi nuovi siano tempi di libertà e di rispetto per tutti poiché soltanto la libertà e il rispetto per la cultura potranno salvare l’Italia e l’Europa”.
Siamo su questa strada. Proseguiamo il cammino verso l’Europa Unita e lasciamo che Angela e Joachim si godano per una settimana le bellezze e la tranquillità dell’isola d’Ischia. Non a caso scelgono la Pasqua per il loro soggiorno. Tempo di pace.