Il Messaggio di Natale di quest’anno è dedicato innanzitutto a te, fratello terremotato, a te sorella terremotata. A te che trascorrerai questi giorni tanto particolari come mai avresti immaginato: fuori di casa. A te che da quella sera del 21 agosto sei senza casa, perché la tua è lesionata o, peggio, irrimediabilmente danneggiata e sei abitato da tanti “se”, “dove” e “quando”.
A te che ti ritroverai il giorno di Natale ospite in albergo o in una casa che non è tua, e andrai a Messa altrove perché anche la tua chiesa è inagibile.
A te, più che dire parole - quante ne sono state dette e quante ancora se ne diranno! - vorrei dare innanzitutto un abbraccio. Sì, un abbraccio; e chiederti di vedere, in quello del tuo povero vescovo, l’abbraccio stesso di Dio.
E nell’abbracciarti vorrei anche sussurrarti: Natale è qui! Sì, ciò che vivi è Natale. Se ci rifletti, Natale è infatti la festa di un Dio che è senza Casa. E ti dico questo non soltanto perché anche Lui quando venne tra noi visse il dramma di non trovare casa, e non essendoci posto per Lui, nacque in un alloggio di fortuna; e neppure perché appena nato fu costretto con i suoi a fuggire in Egitto, profugo proprio allo stesso modo, come quelli di oggi. Il motivo è prima di tutto un altro. Natale è la festa di Dio che lascia la sua Casa. Natale è la festa di un Dio sfollato che ha perso la sua abitazione per venire a stare con noi. E sai perché lascia la sua Casa? Per venirci a cercare.
Il Suo desiderio di cercarci e di visitarci attraversa l’intera storia della salvezza e ha inizio già all’alba della creazione, dopo il peccato dell’uomo, quando Dio si mise sulle sue tracce. «Dove sei?» (Gn 3, 9): domandò Dio ad Adamo.
Da quell’ora Dio non smette più di cercarci e per trovarci arriva alla scandalosa decisione di farsi in tutto come noi - eccetto il peccato - povero, debole, pellegrino, mortale, pienamente uomo. In Gesù questa ricerca raggiunge la sua pienezza e si compie: Egli è l’abbraccio compassionevole del Padre che sulla croce non solo ci trova ma ci riacquista come figli.
Tu mi dirai: “no, non è così; il paragone non calza: Lui venne liberamente; lasciò la Sua Casa spontaneamente. Io no; io sono stato costretto”. E io ti risponderò: “no, anche Lui. Anche Lui come te fu costretto. Lasciò il Cielo costretto dall’Amore”. L’Amor che move il sole e l’altre stelle lo mosse a venire tra noi e lo rese per noi un Dio senza casa. Sì, Egli è innamorato dell’uomo!
Lo ama così tanto che, pur nel rispetto della sua libertà, non si rassegna a vederlo perso lontano da lui. E perciò esce di Casa e si mette a cercarlo. Il mistero dell’incarnazione è frutto di questo amore. Dio si fa carne per questo! Per questo lascia la sua Casa e viene in mezzo a noi. Per questo motivo si fa Uomo nel grembo di Maria. Sì, gli siamo cari, gli stiamo a cuore!
Fratello terremotato, sorella senza casa: coraggio, noi sei solo! Sei in buona compagnia.
Sempre. E mai come in quest’ora!
Dio è senza Casa! Che dici: lo accogli?
Santo Natale e fecondo anno nuovo!