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Na Voce, Na Chitarra E 'O Poco 'E Luna: Ugo Calise

Ugo Calise con Romano Mussolini alla fisarmonica

Musica
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Il sei Agosto del 1994 l’isola d’Ischia perdeva forse il personaggio che più d’ogni altro ha saputo coniugare la cultura musicale partenopea con il jazz, la semplicità ischitana con l’onda ribelle della beat generation, impersonificata dai vari Kerouac, Ginsberg che si richiamavano molto al “cool jazz” degli anni cinquanta/sessanta.

Beat come ribellione, beat come battito, beat come ritmo, quello del be bop, quella del motown che in quel periodo ispirarono parecchi giovani “on the road” e diversi jazzisti, che con Ugo Calise ebbero modo di confrontarsi.

Jazz&Serenate: un binomio che ha permesso a tanti artisti, anche d’oggi, di esplorare un nuovo “sound”, infatti nello stesso periodo che Ugo Calise si divertiva nello scoprire il “jazz alla napoletana” ecco Stan Getz, Antonio Jobim e Joao Gilberto che dal Brasile propongono la Bossa Nova con “The girls from Ipanema” che ne è divenuto il simbolo planetario. Anni di cambiamenti sociali che la musica amplificò e fece sì che l’onda lunga di questo nuovo “sound” arrivasse nei posti più remoti della terra.

Nello stesso periodo, a migliaia di chilometri di distanza sull’isola d’Ischia, con le sue bellezze e sapori autentici, il profumo inebriante dei fiori, gli scenari ancora incontaminati delle spiagge e del suo mare, in questo contesto paradisiaco iniziava ad illuminarsi la stella di questo compositore, arrangiatore, cantautore, capace di farsi apprezzare dai mostri sacri del jazz classico, come Chet Baker che nel 1988 decise di registrare alcuni lavori con l’artista isolano, ma la prematura scomparsa del genio dell'Oklahoma in una stanza d’albergo d’Amsterdam fermò il tutto.

I primi contatti con la musica Calise li ebbe ascoltando le esibizioni delle bande di paese di Oratino, suo paese natale, con il loro repertorio di brani classici e le musiche del folklore popolare in occasione di ricorrenze religiose o di feste di piazza che il padre Aniello, stimatissimo dottore, amava.  Questa base “popolare” lo porterà ad affermarsi  come classico cantante di “posteggia” accompagnando Don Edoardo all’epoca primo violino del Teatro San Carlo. Una coppia che conquistò soprattutto i soldati americani in servizio a Napoli, che ascoltavano estasiati la “fusion” tra la musica classica napoletana arrangiata con lo stile jazz di Joe Venuti. L’aria “ribelle” di Ugo, sempre abbronzato e con camicie sgargianti, lo resero ben presto un personaggio che si esibiva nei ristoranti più rinomati di Napoli, e questa “euforia”, insieme alle grandi capacità tecniche, diedero ragione a Don Edoardo, che si accorse presto del talento del suo allievo, cosicché, in poco tempo il nome di Ugo Calise divenne molto familiare tra i musicisti partenopei dell’epoca. Dopo quest’apprendistato Ugo ritornò nella sua amata Ischia, che cercava di riprendersi dalla guerra appena conclusa con la liberazione da parte degli americani, ed è in quel periodo postbellico che avvenne il grande incontro con un’altra icona jazzistica che da lì a venire segnò pagine importanti nel palcoscenico del jazz italiano, quel Romano Mussolini che con la madre Rachele era stato mandato in esilio a Forio nel Palazzo Covatta sul porto di Forio. Il loro primo “incontro strumentale” avvenne  nel  Ristorante “Il Saturnino” da Filippo amante del jazz classico dopo una goliardica serata . Dopo l’amnistia concessa da Togliatti nel 1947 Romano partecipò con Calise alla nascita dello “Star Jazz” un quartetto che debuttò alla “Conchiglia” nel 1948 davanti ad un pubblico estasiato.  Da quel momento la stella di Ugo brillerà per molti anni fino a conquistare Angelo Rizzoli che lo volle al Pignatiello  come gran cerimoniere per le star che a quei tempi fecero conoscere l’Isola d’Ischia al mondo del jet set. La passione per il jazz fece di “Calais” (cosi era conosciuto soprattutto tra gli amici americani) una sorta di trait d'union tra la musica napoletana e le nuove sonorità che arrivavano dall’altro continente, una passione che Ugo coniugava con la sua proverbiale capacità di brillante intrattenitore, una simpatia contagiosa che gli permise di far conoscere Ischia al mondo. Il contatto con personaggi dello “star system” dell’epoca portò Ugo ad una ulteriore crescita professionale avendo la possibilità di potersi esibire nella terra madre del jazz, New York, fino ad arrivare sulle reti televisive americane dove fu ospite di Perry Como nel suo “Perry Como Show”, l’equivalente dell’odierno Larry King Show.

 Ma la stella di Ugo Calise viene ricordata sopratutto grazie alla grande intuizione che ebbe nel far cantare uno dei suoi pezzi più famosi ad un anonimo giovincello dal tono di voce sensuale che da lì a poco sarebbe divenuto una star internazionale: Peppino Di Capri

"Nun e'peccato" è ancora oggi un brano che emoziona per la sua emotività, ma la vera novità che viene ricordata dai molti addetti ai lavori fu quando Calise compose Na Voce, Na Chitarra E 'O Poco 'E Luna.  Ebbene, fù la prima volta nella storia della canzone napoletana che un gran classico inizia subito con il ritornello secondo la formula tipicamente "calisiana" del ritornello-strofa-ritornello-inciso come ci ricorda Stefano Russo l’ultimo allievo del maestro.

Da questo momento in poi le serate al “Rancio Fellone” di Ischia divennero un appuntamento mondano con Ugo che si divertiva nelle sue vesti di chansonnier, serate spensierate con le barche che arrivavano dalla terraferma per scoprire questo “menestrello della serenata” che amava la musica perché,come disse in un intervento al Perry Como Show, grazie alla musica aveva imparato ad amare  e quasi ogni sera oltre ai suoi richiestissimi capolavori improvvisava diverse interpretazioni sempre con quel tocco magico che si coniugava a meraviglia con il jazz newyorkese.

Quando il sei Agosto del 1994 il maestro sali’ sul treno che lo doveva riportare ad Oratino, il paese natale, forse sapeva che come quel treno lo aveva portato neonato alla scoperta del mondo anni addietro cosi adesso ripeteva il percorso inverso con la voce di Don Eduardo che da buon padre di famiglia gli ricordava spesso

“Ugo attento, troppi soldi fanno dimenticare le note e le note per un artista valgono più delle banconote, e tu sei più che un artista .. …..”

Ugo CaliseUgo CaliseUgo Calise