Ischia News ed Eventi - Il discorso del Vescovo

Il discorso del Vescovo

Monsignor Filippo Strofaldi, Vescovo di Ischia

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Il Vescovo d’Ischia, Mons. Filippo Strofaldi, da quando  ha preso possesso della Diocesi  nell’ormai  lontano 1998 ha accolto l’invito che gli rivolsi di  convocare una volta all’anno i giornalisti locali per la festività di San Francesco di Sales , patrono dei giornalisti,che cade il 24  gennaio. Avevamo già istituito questa ricorrenza negli anni ‘80  - quando fondammo l’Associazione della Stampa delle isole di Ischia e Procida che durò dal 1986 al 1994 in un momento di grande espansione della stampa locale con circa 40 giornalisti-pubblicisti iscritti all’Ordine – con  il carissimo Vescovo Mons. Antonio Pagano. La festività di San Francesco di Sales  veniva, e credo ancora oggi , celebrata a Napoli dai giornalisti aderenti all’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI) e mi parve opportuno proporla anche ad Ischia poiché al Vescovo viene da tutti riconosciuta – oltre l’appartenenza alla fede cattolica – una “Autorità Morale” tanto più forte in un  triste momento di decadenza della morale comune, della politica, della partecipazione civile, dell’etica pubblica e di quella professionale che dura da molti anni e che invece di scomparire si aggrava ogni giorno di più.

Mons. Pagano ci riceveva nella sua piccola cappella dell’episcopio. Celebrava la messa e teneva un’omelia solo per noi giornalisti locali richiamandoci ai nostri doveri di lavoratori dell’informazione. Trattava me in modo particolare non perché ero il presidente dei giornalisti locali ma perché mi sapeva “laico”e capiva perfettamente perché volevo questo momento di “unione”.

Don Michele Romano, il capo della “Comunicazione Sociale”, come la Chiesa chiama l’addetto stampa, telefonava personalmente a tutti noi per ricordare l’appuntamento. Molte volte sono stato presente ma anche molte volte  assente per impegni di lavoro. Oggi questo compito è svolto via e-mail da un laico, Roberto Pulicati, con grande professionalità.

Il Vescovo Strofaldi da quando ha scelto la Cattedrale come sua chiesa esclusiva cioè da due anni ha voluto convocare i giornalisti per la penultima o ultima domenica di gennaio nella sua Cattedrale nel Borgo di Celsa dove coglie l’occasione di una omelia particolare per i giornalisti e poi di un incontro in sagrestia per un aperitivo dove tiene una conferenza stampa. Anche quest’anno ha fatto così. L’incontro si è tenuto domenica 22 gennaio , due giorni prima della festività di San Francesco di Sales. Era la domenica dedicata alla conversione con le letture  dal libro del profeta Giona , di un tratto della prima lettera di San Paolo ai Corinzi e del Vangelo secondo Marco . Giona che ricorda che Dio Padre non distrusse la grande città di Ninive perché  gli abitanti si erano convertiti poiché “Dio vide le loro opere che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia” mentre San Paolo ricorda la caducità del mondo ed invita i suoi fratelli a  considerare che “passa la figura di questo mondo!”ed ancora Giovanni che ricorda la trasformazione dei pescatori in apostoli del Cristo lasciando “Zebedeo nella barca con i garzoni  e andarono dietro a lui”.

Fra le preghiere  durante la messa c’era quella “per gli uomini che hanno fretta: perché abbiano il coraggio di prendere un po’di tempo per fare silenzio e per ascoltare la Parola di Dio”. E questa mi è sembrata la più adatta per  i lavoratori dell’informazione che vanno sempre di fretta, fretta dello scrivere per non “bucare”la notizia e così non c’è tempo per “ascoltare il silenzio”.

Nell’omelia il Vescovo -  che ha confermato il suo stile di  apostolo diligente che misura sempre le parole che deve pronunciare appuntate in una scaletta meditata -  ha sottolineato che “anche da noi ad Ischia c’è crisi d’Amore”, che “ci vogliono progetti di vita”, che “anche qui si scrivono spropositi contro la Chiesa”.

“Io sono un inviato speciale della Chiesa” , ha detto il Vescovo che fin dal primo giorno che è venuto ad Ischia dopo aver fatto il parroco in una zona di frontiera a Napoli ha rinunciato al titolo di “Eccellenza”preferendo semplicemente quello di “Padre”,ed ha rimarcato che egli vuole una “Chiesa aperta ai problemi della società di oggi”ma non ha mancato di lanciare accuse anche ad una certa  classe politica, senza mai nominarla, che ha una “misera mentalità e che utilizza  “arzigogoli di azzeccarbarbugli”quasi per ostacolare il suo “disegno pastorale”. L’”arzigogolo” è il “giro contorto di parole”o il “cavillo artificioso”mentre l’azzeccagarbuglio  è “avvocato da strapazzo”di manzoniana memoria. Fuori metafora forse si riferiva alla vicenda di un Comune dell’isola per la nomina del nuovo parroco impugnata alla congregazione del clero presso il Vaticano per  un “cavillo”che nasconde la “decisione politica”di “imporre”il nome del potere “civile”a quello “religioso”per la carica – che invece è  una missione – di parroco .E’sembrato un braccio di ferro tra quello che è di Cesare rispetto a quello che è di Dio.

Nell’incontro con i giornalisti in sagrestia – eravamo molto pochi e questo è anche un segno della scarsa partecipazione di oggi come ieri – il Vescovo ha  annunciato che “vuole parlare di meno dopo il grande sinodo della chiesa ischi tana che ha radici anche nelle Americhe”e vuole in questi ultimi due anni del suo apostolato insistere sulla evangelizzazione, sulla carità e sulla  solidarietà ed infine sul valore dell’eucarestia.

“Voglio ascoltare di più la voce del silenzio”ha detto perché a volte il silenzio è più forte della parola umana.

E’sembrato deciso ad  attuare un profondo  Rinnovamento della Chiesa di Ischia, a richiamare i cristiani al loro impegno di Carità – come Giustizia e non elargizione miserevole – e di Solidarietà – come Diritto al giusto vivere e non “concessione”del potente del tempo dei nuovi colori della neonata partitocrazia -  e come lo scorso anno “non ha chiesto sconti sul prezzo di copertina”del giornale per il giudizio alla Chiesa  ma ha ribadito che il Cristiano, quello vero,non ascolta nessuna “voce del padrone”di questa terra ma solo quella di Dio che fa ogni uomo uguale all’altro senza “un doppione”.

Intelligenti, pauca. Ma l’espressione non l’ha pronunciata affidandola, però, a tutti quelli che ascoltavano.

Casamicciola, 23 gennaio 2012-01-23

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