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Da Ischia un nuovo Mezzogiorno

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L’ isola d’ Ischia è un esempio paradigmatico di “ sviluppo senza programmazione” e di obsoleta organizzazione istituzionale con sei Comuni ( Ischia, Casamicciola, Lacco Ameno, Forio, Barano e Serrara-Fontana) ricostituiti con decreto legislativo “ luogotenenziale” n. 556 del 21 agosto 1945 firmato da Umberto di Savoia e dal presidente del consiglio, Ferruccio Parri dopo esser stato accorpati in un unico Comune per sette anni per regio decreto n.1638 del 25 agosto 1938, sedicesimo anno dell’ era fascista,firmato da Vittorio Emanuele III, re d’ Italia ed imperatore d’ Etiopia e dal capo di governo Benito Mussolini.

Mentre si ricostituivano in epoca repubblicana i sei Comuni nel 1952 il Governo ridiede vita ad un “ ente autonomo per la valorizzazione dell’ isola d’ Ischia” ( EVI) già istituito con una legge fascista del 1939 al quale affidare non solo le funzioni di promozione turistica ma quelle di un “ supercomune” che doveva “ valorizzare” l’ isola con interventi infrastrutturali approntando anche un Piano Regolatore Generale Intercomunale e con il suo consiglio di amministrazione – di cui facevano parte i rappresentanti dei sei Comuni, della Provincia ( non c’era ancora la Regione), dei Ministeri dell’ Industria e del Turismo, degli imprenditori – doveva svolgere un ruolo di “ coordinamento” tra le sei municipalità. L’ Ente “ autonomo” aveva durata ventennale essendo una vera e propria “ Legge Speciale” per l’ isola d’ Ischia di cui il Governo ne intravedeva le potenzialità di crescita economica.

Ma mentre il Governo dava all’ isola un “ ente speciale” non modificava le leggi di tutela paesistica del 1939 soprattutto la n.1497 sulla protezione delle bellezze naturali e “ dimenticava” che in piena guerra, il 18 febbraio 1943, il ministro dell’ educazione nazionale, Giuseppe Bottai, aveva approvato con decreto il Piano Paesistico redatto dall’ arch. Calza-Bini che poneva limiti ad una espansione edilizia selvaggia.

Per 27 anni questo Piano Calza-Bini non fu mai preso in considerazione e fu “ rimosso” come scrive l’ arch. Mario De Cunzio, soprintendente ai beni ambientali di Napoli e Provincia in uno scritto del 1991. De Cunzio scrive che si deve al soprintendente Di Geso nel 1970 l’ inizio dell’ applicazione del Piano Paesistico che non aveva nemmeno gli elaborati del piano andati distrutti sul treno che li portava a Roma incendiato in un bombardamento.

Tutta l’ espansione edilizia di Ischia cioè nei trent’anni di quella che viene chiamata la “ Golden Age” con la nascita di centinaia di alberghi, ville, appartamenti, attività commerciali ed artigianali anche grazie agli incentivi dell’ intervento straordinario con la Cassa per il Mezzogiorno è avvenuta senza programmazione con la nascita inevitabile della speculazione edilizia di rapina.

Oggi con una consistenza edilizia di almeno 100mila vani con due leggi di condono edilizio ( 1983 e 1993) da ancora esaminare, una terza non applicabile ( 2003), l’isola d’ Ischia non ha un Piano Regolatore Generale in vigore ma un Piano Urbanistico Territoriale approvato nel 1995 dal Ministro Antonio Paolucci ai sensi della “ Legge Galasso” ( 1984) che si limita a decretare un “ vincolismo assoluto”. Gli interventi possono essere solo di restauro o di recupero di superfici coperte. E su queste che deve nascere un Piano Urbanistico necessariamente Intercomunale.

In tempo di spietata concorrenza sul mercato globale dei viaggi e di stagnazione economica occorrono interventi di consolidamento dello sviluppo maturo e di possibile ulteriore espansione tenendo conto che ci sono almeno 14mila lavoratori iscritti al Centro per l’ Impiego e l’ INPS licenzia ogni anno almeno 9500 pratiche di indennità di disoccupazione ed una popolazione scolastica delle superiori di almeno 3200 studenti. L’ avvio di una “ Programmazione Possibile” è necessità ineludibile anche perché la Regione Campania con una legge del 2008 l’ ha definita un “ Sistema Locale di Sviluppo” fra i 45 dell’ intera Regione.

Le politiche europee di Coesione Territoriale nel Piano 2014-2020 sono decisive per avviare uno “ Sviluppo Locale” ma a condizione che l’ impiego sia efficace superando la dicotomia tra una politica tutta centralizzata e un’altra esclusivamente localistica con un nuovo modello di Programmazione Strategica imperniato su una “ cabina di regia” costituita dagli enti locali con gli enti strumentali come la neonata Agenzia nazionale per la Coesione Territoriale, l’ agenzia pubblica Invitalia, l’ agenzia regionale Sviluppo Campania e le forze economiche e sociali endogene ma anche esogene attratte da un marketing territoriale.

Ischia quindi può fare da apripista per un nuovo meridionalismo – quello che auspicano Gianni Pittella e Amedeo Lepore nel loro libro “ Scusate il ritardo – una proposta per il Mezzogiorno” ( Donzelli Editore – 2015) - che contiene la prefazione di Matteo Renzi, presidente del consiglio dei ministri.

“ L’ Europa a Mezzogiorno” è il tema di un convegno nazionale sullo sviluppo locale che si terrà sabato 5 marzo 2016 con inizio alle ore 9.30 ad Ischia nella sala congressi del GrandHotel Re Ferdinando per iniziativa del Lions Club dell’ isola d’ Ischia presieduto da Camillo Iacono ed al quale parteciperanno – oltre ad esperti e tecnici – il vice sindaco della Città Metropolitana di Napoli, Elena Coccia e l’ assessore regionale della Campania ai fondi europei, Serena Angioli.

 

Giuseppe Mazzella, giornalista, è tra i promotori dell’ Osservatorio sui fenomeni socio-economici dell’ Isola d’ Ischia ( OSIS)

 

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Ischia, 3 marzo 2016-03-03