Un pezzo di un’isola in un’altra isola. Favole del mare che corrono sulle onde. Dal cimitero la testimonianza del passato che scrive anche il futuro. Un pezzo di Ischia, un pezzo dei Mazzella. Sen tirsi a casa lontano da casa.
Non erano “ padri pellegrini” nel 1734 i colonizzatori dell’isola di Ponza, sperduta e disabitata isola a 63 miglia da Napoli. Erano poverissimi contadini – braccianti – dell’isola d’Ischia, che allora aveva circa 20mila abitanti con una florida viticoltura ed una altrettanto florida marineria, ai quali Re Carlo III concesse gratuitamente terreni da coltivare. Erano 120 ed erano guidati da un capopopolo che si chiamava Mattia Mazzella, 40 anni, moglie e 6 figli e che viveva in una grotta nel villaggio di Campagnano ad Ischia.
La “ grande storia” non si ricorda di loro come i padri pellegrini del “ Mayflower” che il 6 settembre 1620 partirono dalle coste inglesi per raggiungere due mesi dopo quelle della Virginia e dare avvio alla colonizzazione americana. Ma erano colonizzatori e fecero su un galeone 45 miglia in un giorno d’ottobre per raggiungere un’altra isola, coltivare la terra e pescare. Qui i 112 ischitani portarono i loro usi e costumi ed il loro dialetto. Particolare curioso a Ischia c’è una frazione che si chiama Panza….
Dopo circa 3 secoli ci sono ancora. Ponza ha oggi una popolazione di circa 3mila abitanti su una superficie di circa 8Km2 oltre il doppio di Procida che è di circa 4 Km2 ma a Procida vivono circa 12mila persone. Non fa più parte della Provincia di Napoli dal 1931 quando il regime fascista l’assegno a Littoria poi diventata Provincia di Latina. Sono stati sciolti tutti i legami con Napoli e le isole di Ischia e Procida. Non c’è più alcun collegamento marittimo Napoli-Procida-Ischia-Ventotene-Ponza… C’è stato per almeno 100 anni ma è stato soppresso dalla società pubblica Caremar nel 1976. Ponza ha collegamenti marittimi con Formia da cui dista 36 miglia.
E’ il piccolo cimitero a picco sul mare che custodisce la storia umana di Ponza. Il Cimitero dell’isola di Ponza è posto quasi al centro dell’abitato. Fu realizzato nel 1892,come ricorda una lapide, dal sindaco Vincenzo De Luca. Le tombe hanno prevalentemente i cognomi Mazzella e Vitiello. Le lapidi che qui si vedono dei Feola, Pagano, Mazzella sono la testimonianza anche della seconda colonizzazione quella dei torresi di Torre del Greco del 1772. Re Ferdinando di Borbone firmò un altro decreto sulla scia del padre Carlo e concedette la terra a 32 famiglie di Torre del Greco.
La lapide posta all’ingresso del cimitero ricorda l’istituzione nel 1892. Le sepolture prima di quella data venivano effettuate nella chiesa di San Silverio, una delle due chiese di Ponza, dedicata al santo patrono che si trova proprio sotto il cimitero dove c’è una cappella con un altare maggiore ed un altarino sulla destra entrando. La tela che si può vedere è un quadro della Madonna della Salvazione. Una copia del quadro nel XVI secolo che si può trovare nella chiesa dello Spirito Santo ad Ischia Ponte commissionato dai marinai ischitani al pittore Cesare Calise poiché frequentavano per la pesca Ponza e la Madonna della Salvazione era la loro protettrice. I ponzesi hanno portato nella loro nuova isola le tradizioni dell’isola-Madre: Ischia.
C’è la tomba di Giuseppe Tricoli ( Lipari 1810-Ponza 1871) il maggior storico di Ponza che ha scritto nel 1855 una fondamentale Monografia delle isole ponziane – Ponza e Ventotene. Fu anche Sindaco di Ponza. La sua tomba di famiglia è un ” sepolcro” scavato nella grotta come le antiche case di Ponza.La stessa tecnica delle Case di Pietra che si possono trovare ad Ischia in località Ciglio nel Comune di Serrara-Fontana.
Non abbiamo un ritratto di Lui. La sua progenie vive ancora a Ponza.
Le ” nicchie” del cimitero hanno originali indicazioni fotografiche. Il cognome più diffuso è “ Mazzella”. La più bella cappella gentilizia è di una famiglia del ” dottor Mazzella”, farmacista di Ponza. A Ponza oggi su circa 3000 abitanti almeno 900 isolani portano il cognome Mazzella. Tutti sono discendenti dei coloni ischitani del XVIII secolo.
Il panorama che si vede dal cimitero di Ponza con le navi che entrano nel porto è fra i più suggestivi. Il cimitero ha tutte cappelle come piccole chiese. Il cimitero è come se fosse un insieme di ” chiesette”. Lo stesso metodo usato prima del 1805 e cioè dell’ istituzione dei cimiteri quando i defunti venivano sepolti nelle chiese. E’ qui che più forte che altrove vive nel silenzio un’ “ altra Ischia” che si è fermata nel XVIII secolo.
Giuseppe Mazzella