Alla fine del 1949 Truman Capote (1924-1984) consegnò al suo editore tutti gli articoli di viaggio, nove in totale, affinchè fossero raccolti in un libro che initolò “Local Color”(trad. Colore Locale). L’articolo del suo soggiorno nell’isola d’Ischia appare nelle pagine che vanno dalla ottantasettesima alla novantacinquesima dell’edizione italiana di Garzanti.
Scrive concludendo Capote:
“Abbiamo seguito la primavera. In quattro mesi, da quando siamo arrivati (con il suo compagno Jack Dunphy n.d.r.), le notti si sono fatte calde, il mare è diventato più calmo, l’acqua verde, ancora invernale di marzo, si è mutata in quella azzurra di giugno, e le viti, allora grigie e nude sui loro pali contorti, si coprono dei primi grappoli verdi.
Vi sono sciami di farfalle appena nate e sulla montagna molte dolcissime cose per le api; in giardino, dopo un acaquazzone, si può udire, sì, appena percettibile, lo schiudersi delle nuove gemme. E ci svegliamo più presto, un segno dell’estate, e la sera indugiamo fino a tarda ora e questo è un altro segno. E’difficile tapparsi in casa con notti simili: la luna scende più vicina e ammicca sull’acqua con uno splendore stupefacente; e lungo il parapetto della chiesa dei pescatori, che si protende sul mare come la prua di una nave (la Chiesa del Soccorso a Forio n.d.r.), i giovani passeggiano avanti e indietro, bisbligliando, poi attraversano la piazza, si rifugiano in qualche oscuro angolo appartato. Gioconda, la cameriera, (della piccola Pensione Di Lustro n.dr.) dice che è stata la più lunga primavera che lei ricordi: la più lunga e la più bella".
Truman Capote restò a Forio un’intera primavera e non ritornò mai più. Il suo biografo Gerard Clarke scrive che “Ischia restò per Truman un luogo di felicità e Capote visse pochi momenti di felicità".