L’avvenire è l’unità socioeconomica dell’isola d’Ischia
L’opinione espressa da Franco Borgogna, apparsa su Il Golfo di domenica 30 novembre 2025 e intitolata “Casamicciola al centro”, merita di essere incorniciata per la puntualità con cui richiama la realtà dei fatti, rispetto all’uso propagandistico di promesse che riducono al ridicolo le leggi vigenti sul funzionamento degli enti locali e della Regione, la legge 241 del 1990 sulla trasparenza amministrativa, la diretta partecipazione del cittadino alla vita pubblica, la semplificazione e il necessario concerto istituzionale per facilitare le “decisioni dei decisori politici”.
L’articolo di Franco — mio coetaneo e, come me, superstite dell’impegno politico e civile dei giovanili anni Settanta — mi ha riportato alla mente la passione che avevamo allora per la vita politica. Una passione che non poteva essere separata dalla competenza. La classe politica locale del PSI — il nostro partito — negli anni Settanta era costituita da circa cinquanta persone di buon livello culturale.
Nel 1978/79 vi fu la grande svolta del congresso di Torino, con l’adesione al “progetto socialista”, il cui principale redattore fu l’economista Giorgio Ruffolo. Questa svolta si realizzò anche sul piano locale: nel 1979 tenemmo al Regina Palace un fondamentale convegno sull’avvenire di Ischia, promosso da un nuovo comitato di zona Ischia–Procida composto da 21 dirigenti che puntavano ad amministrare Comuni, Provincia e Regione.
La nostra generazione partecipò direttamente — con passione e competenza — alla nuova legge sugli enti locali, attesa da almeno cinquant’anni; alla rivalutazione dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno; alla grande speranza della pianificazione e programmazione che vedevamo nel ruolo della Regione.
Chi consulta le raccolte dei periodici locali dell’epoca e le mie cronache sul Roma — che nel 1979 doveva diventare un giornale di centro-sinistra — ritrova pienamente quel clima.
Borgogna ricorda non solo il mutamento continuo di casacche partitiche di Giosy Ferrandino, ma anche il programma elettorale in 23 capitoli della sua lista, presentato circa tre anni fa e rimasto lettera morta: nulla è stato avviato, anzi spesso si è fatto l’opposto.
Se penso a quante speranze riponevamo nella legge 142/90 di riforma degli enti locali… Il programma era elemento costitutivo della lista; il Comune aveva uno Statuto; la programmazione era la base di qualunque azione politica. Eppure, come rileva Borgogna, Casamicciola non ha un Piano Urbanistico Comunale e non lo ha mai avviato, pur essendo previsto tra quei 23 capitoli.
Il programma prevedeva anche l’adesione al progetto del Parco Pubblico dell’Epomeo, proposto dal Comitato per la Rigenerazione dell’Isola Verde, che nel 2023 lanciò un “Manifesto per Casamicciola che è Ischia”, pubblicato nel n. 1/2023 e sottoscritto da oltre 50 firmatari. Un documento mai discusso dal Consiglio comunale di Casamicciola, che sarebbe il Municipio più interessato a un nuovo assetto territoriale e a un’economia “solidale e unitaria”, essendo stato terribilmente colpito da due catastrofi naturali in cinque anni, con 14 morti, uno sconvolgimento urbanistico e la distruzione del tessuto sociale.
Il Consiglio comunale non ha mai risposto alla richiesta — formalmente presentata — di un confronto nelle forme di legge. Disprezzo? O ignoranza?
Come può vivere una democrazia se i “decisori” non applicano le forme stesse del suo esercizio?
Il Capricho demolito e i provvedimenti “podestarili”
Invece di migliorare la democrazia politica — come prescrivono la Costituzione e il Testo unico degli enti locali, vero compendio ordinamentale — a Casamicciola la si è distrutta, riducendo il confronto pubblico a un livello che non merita neppure la dignità della polemica.
Non si è fatto il PUC, che avrebbe dovuto essere un piano attuativo di riqualificazione urbana, senza ricorrere ai disegni fantascientifici dell’archistar di turno. Si contesta, invece, con affermazioni monocratiche del “podestà”, il Piano di Ricostruzione della Regione Campania, costato milioni di euro, frutto del lavoro di 35 tecnici in cinque anni, svolto in “partecipazione attiva” con il Comune, come annunciato dal presidente De Luca e dall’assessore Discepolo.
Mentre non si decide nulla sulla corretta programmazione, a sette anni dal sisma, si utilizza un’ordinanza “contingibile e urgente” per abbattere il complesso ex Calise in Piazza Marina, contro le indicazioni di recupero contenute nelle corpose relazioni del Commissario Legnini. Relazioni che prevedevano anche un finanziamento di oltre tre milioni di euro per ristrutturazione e consolidamento statico, interventi fattibili e doverosi perché l’edificio era una struttura pubblica di partecipazione civile, al centro del paese da 67 anni: appena tre in meno del limite richiesto per la dichiarazione di monumento di interesse storico e artistico.
E il Commissario Legnini — nonostante una documentata sottoscrizione di 127 cittadini — avalla la demolizione e la sua logica finanziaria, senza alcun criterio elementare di riqualificazione degli edifici pubblici colpiti dal sisma ma ancora funzionanti alla data del 21 agosto 2017.
Fine della speranza
L’abbattimento del Capricho ex Calise ha rappresentato, per me, la fine della speranza di un rilancio socioeconomico di Casamicciola per almeno vent’anni. Né la mia generazione, né quella dei miei figli, vedrà un vero rilancio del paese.
Casamicciola non ha più un luogo chiuso, laico e pubblico in cui ospitare una manifestazione culturale, artistica o politica. Il Capricho, al di là del bar o del ristorante, era una sala per convegni, presentazioni di libri, concerti, premi di poesia. Per 67 anni è stato soprattutto questo.
Per me, cittadino attivo di questo paese, era un presidio civile irrinunciabile.
L’avvenire è l’isola
Sono assolutamente convinto che la gestione del presente e il progetto per l’avvenire risiedano nell’unità socioeconomica dell’isola d’Ischia. Questa unità già esiste: alcune località sono più avanti nei servizi e nel tessuto economico; gli ischitani si spostano con facilità; supermercati, scuole e strutture ricreative sono più numerosi a Ischia e a Forio, le due “capitali”.
Le località in ritardo o in perdita di sviluppo vivranno inevitabilmente a rimorchio delle due capitali. Peccato per chi resta indietro. Ma il progresso verrà solo da una fruizione unitaria dell’isola e dalla consapevolezza delle sue complessive possibilità economiche.
Casamicciola, 2 dicembre 2025
Giuseppe Mazzella – Il Continente
