Partirono dall'isola di Eubea, la Grande Isola del mare Egeo di 3.658 Kmq che dista solo 40 metri dal Continente ma probabilmente non lo sapevano. Circa 2800 anni fa. Erano delle città di Calcide ed Eretria e probabilmente volevano fuggire dalla guerra che allora imperversava. Quanti erano? Dove volevano andare? Qual'era la loro professione abituale? Perché scelsero di partire?
Uno storico moderno può fornire risposte alla sue ricerche. Può trovare archivi, trovare lettere e libri, ma un ricercatore di Storia Antica deve ricercare solo nella terra le testimonianze della Storia Vivente.
Giorgio Buchner (1914 – 2005) iniziò così – scavando la terra – a scoprire Pithekoussai, la prima colonia greca del Mediterraneo Occidentale, situata nell'isola che oggi si chiama Ischia distante centinaia di miglia marine da Eubea. Dovevano essere grandi navigatori ma erano anche artigiani, contadini, pescatori e sapevano guardare le stelle ed addirittura scrivere.
Giorgio Buchner aveva letto un testo di uno studioso ischitano di Lacco Ameno, Francesco De Siano del XVIII secolo – "Brevi e succinte notizie di storia naturale e civile dell'isola d'Ischia" – dove De Siano dice che nel territorio di Lacco Ameno sul Monte di Vico e nella Baia di San Montano nacque questa colonia greca. Intorno all'VIII secolo a.C.
Giorgio iniziò da lì le sue ricerche nel 1952. "La località prescelta dai coloni era in posizione particolarmente favorevole per l'impianto della nuova città, somigliante a quella di molti altri insediamenti costieri ellenici" scriverà Buchner 10 anni dopo l'avvio delle sue ricerche in una comunicazione al Centro Studi su l'isola d'Ischia.
Nella Baia di San Montano in oltre 10 anni di ricerche Buchner scopre oltre 1000 tombe e ritrova migliaia di oggetti ed è certo che i coloni greci prima di insediarsi a Cuma, sul Continente, hanno impiantato ad Ischia una colonia che era un vero e proprio "emporio", una "stazione" del loro percorso di insediamento nel Mediterraneo, che commerciava con tutto il resto del mondo civile.
Buchner trova in una tomba pezzetti di ceramica di una coppa e la ricostruisce, pezzettino, per pezzettino, fino a leggere una iscrizione in greco antico: "chi beva da questa coppa subito costui sarà preso dal desiderio per la bella diademata Aphrodite ". E' sicuro: "è un graffito che appartiene ai più antichi esempi di scrittura greca che si conoscano". Quel vaso diventerà la "Coppa di Nestore"è sarà il più prezioso reperto del Museo Archeologico di Pithecusa aperto dal Comune di Lacco Ameno nel 1999 dopo una campagna di acquisizione della settecentesca Villa Arbusto, che fu la villa personale del Cavaliere del Lavoro Angelo Rizzoli negli anni '50 e '60 del '900, avviata nel 1977 dall'allora sindaco di Lacco Ameno, Vincenzo Mennella (1923 – 1995) , professore di lettere, che fu capace di coinvolgere nel progetto la Provincia di Napoli e la Regione Campania che finanziarono l'acquisto della villa da una società privata alla quale era stata venduta dalla figlia di Rizzoli, Giuseppina detta Pinuccia.
Buchner scopre anche – con scavi che avvengono sul finire degli anni '60 del '900 - che in una collina in località Mezzavia denominata "Mazzola"proprio a ridosso della Villa Arbusto i coloni greci insediarono le loro officine e le loro case "costruite con piccole pietre a secco che sono le prime case greche di quel periodo che si vengono a conoscere in Italia". Conduce i suoi scavi con un archeologo americano di cui si conosce solo il cognome – Klein – e non si sa oggi più nulla e riesce a trovare anche un frammento di minerale di ferro allo stato naturale che si fa analizzare dal prof. Giorgio Marinelli, direttore dell'Istituto di Mineralogia dell'Università di Pisa, che attesta che quel frammento è "ematite di sicura (sottolineato dal Marinelli) proveniente dall'isola d'Elba. I coloni di Pithekoussai arrivavano e commercializzavano addirittura con l'isola d'Elba.
Buchner non ha dubbi: "Pithekoussai fu fondata per servire da base di appoggio e emporio mercantile per il commercio principalmente del ferro e degli altri metalli dell'isola d'Elba e della regione metallifera toscana ed ebbe una importanza fondamentale perché i greci portarono anche la coltivazione della vite e dell'olivo ma soprattutto la scrittura".
Recenti scavi effettuati dalla Soprintendenza Archeologica di Napoli e Provincia in località Punta Chiarito in località Panza nel Comune di Forio ed in località San Pietro nel Comune di Ischia condotti dalla dottoressa Costanza Gialanella, che è stata allieva di Buchner ed è attualmente direttrice scientifica del Museo di Villa Arbusto, con l'ausilio della dottoressa Nicoletta Manzi, hanno fatto emergere nuove testimonianze della colonizzazione greca di circa 2800 anni fa mentre è stato dettagliatamente studiato tutto il sito della collina di Mazzola a Lacco Ameno tanto che ormai potrebbe anche essere aperto al pubblico un percorso archeologico di quella "polis"che documenta come quei coloni erano "liberi, autosufficienti e prosperi"tanto da espandersi in altre località dell'isola".
I risultati delle nuove ricerche su Pithekoussai, la prima colonia greca dell'Occidente, sono state presentate nel corso di una conferenza a Villa Arbusto che ha confermato l'eccezionale importanza dell'isola d'Ischia nella Storia Antica non solo in quella Moderna e Contemporanea.
Il viaggio di quei coloni continua da secoli nello stesso mare, sotto le stesse stelle, nel mistero dell'avventura umana.