Quale Casamicciola al tempo dei "partiti liquidi" e della seconda globalizzazione? Di Giuseppe Mazzella direttore de Il Continente.
Ho letto con immenso interesse l'articolo di Antimo Puca apparso su "Il Golfo" di mercoledì 30 ottobre 2024 dal titolo "Fuksas e la nuova Casamicciola" dove l'autore esprime critiche - colte e contenutistiche - all'archistar Fuksas ed al suo studio di urbanistica sui suoi disegni del "piano strategico per la rigenerazione urbana e lo sviluppo futuro del territorio" (virgolettato) di Casamicciola colpita dalle catastrofi del 21 agosto 2017 e del 26 novembre 2022 con preavviso del 9 novembre 2009.
Il conto umano sanguinoso con un dolore costante é di 15 morti. É questo dolore che viene sempre in mente superando i disagi dei sopravvissuti.
Ma il dovere di andare avanti ci impone di pensare alla "ricostruzione. Alla" sicurezza" per gli abitanti di una cittadina antica affinché 15 vite non siano dimenticate.
Chi ha stabilito un "piano strategico"? Che significato ha questo piano assolutamente "indicativo" e non "imperativo"? Che senso ha nello stato di diritto il testo unico sull'urbanistica del 1942 con una enorme alluvione di leggi, leggine, decreti, ordinanze, competenze fra enti pubblici, in 82 anni?
Questi gli interrogativi. Ma non basta. Cosa è l'architettura rispetto all'urbanistica? É chi è la "madre" delle scienze tra le opinioni di Jean Nouvel e di Fernand Braudel? Chi é più importante fra le due? Il Capricho de Calise non rappresenta il simbolo della "maternità" tra storia e architettura?
Ma se questo è un dibattito "culturale" - come il film "Parthenope" di Paolo Sorrentino su Napoli del vero e del paradossale - c è un dibattito reale in uno "stato di diritto". Come si può ricostruire o rigenerare un territorio di appena 6 km2 con l'aggiunta di un altro di 2 km2, senza un "piano urbanistico" discusso, adottato, approvato da parte degli organi della repubblica delineati e previsti dalla Costituzione? Che ruolo civile ha il consiglio comunale di una piccola comunità in questo nostro tempo di "democrazia illiberale" dove si pensa di partecipare con click virtuale sul telefonino ma non andare a votare, chiedere un incontro reale col sindaco, partecipare ed organizzare una manifestazione "reale" in piazza?
Questi interrogativi mi pongo e sottopongo a chi legge.
G. M.