Il problema del trasporto marittimo per le economie delle isole partenopee – Ischia, Capri e Procida – è fondamentale e imprescindibile dalla problematica complessiva dell’accrescimento dello sviluppo economico e della difesa di quello sociale. Le tre isole partenopee hanno ormai – da molti anni – una economia impostata in maniera primaria sul turismo. Una diminuzione nell’affluenza dei turisti determina una crisi che si avverte immediatamente sui livelli di occupazione – per altro solo stagionale e quindi permanentemente precaria - degli addetti all’industria alberghiera, al commercio ed ai servizi. Quindi la battaglia – che in questi ultimi anni – è stata portata avanti dalla Associazione degli Utenti del Mare (AUTMARE) di cui è leader Nicola Lamonica merita piena condivisione ed assoluta solidarietà.
Bisogna aggiungere all’aspetto economico anche quello sociale: il trasporto marittimo nel Golfo di Napoli è assimilabile ad un trasporto metropolitano per il numero degli utenti e quindi è un vero e proprio servizio pubblico che deve essere assicura rato al pari di quello a terra dallo Stato con le sue varie articolazioni locali che sono la Regione ed i Comuni. In questo trasporto metropolitano il traghetto o l’aliscafo sono assimilabili ad un autobus o a un tram o ad un treno.
Nella corsa senza freno e senza logica verso un liberismo sfrenato che negli ultimi vent’anni ha cancellato ogni seria speranza di Programmazione Economica si è abusato del termine “liberalizzazione” e di quello di “concorrenza” smantellando pezzo per pezzo lo Stato Sociale per il quale il movimento dei lavoratori – ma anche la borghesia illuminata o liberale - avevano lottato per circa un secolo raggiungendo un elevato “patto sociale” su quale insisteva Antonio Gramsci.
Questo “patto sociale” trovò conferma nella legge 169 del 1975 che istituiva per le isole minori italiane le società pubbliche di trasporto. Queste società – in Campania e per il collegamento con le ponziane la Caremar – nascevano per “assicurare i collegamenti con le isole e promuovere il loro sviluppo economico e sociale” sul principio della “continuità territoriale della Repubblica” cioè il nobile principio che il cittadino isolano – di Ischia o di Ponza – ha il DIRITTO come quello della terraferma alla mobilità. Non solo. Queste società pubbliche dovevano “promuovere lo sviluppo economico e sociale” delle popolazioni isolane. Che significa? Significa che non solo dovevano avere corse “essenziali” ma anche corse tese a favorire le economie turistiche e proprio con queste corse avrebbero dovuto portare utili o ricavi ai loro bilanci. Non è stato così. Le società pubbliche si sono limitate ad “assicurare i collegamenti” finanziati dallo Stato ma non sono entrate in libera concorrenza con gli armatori privati che hanno pensato soprattutto ai risultati economici di gestione cioè agli utili e solo in secondo piano – come è nella dottrina del liberismo – agli aspetti sociali pronti cioè a distruggere il sociale – sopprimere una linea – quando i conti finanziari erano in perdita causando disagi alle popolazioni delle Isole.
Questo è il vero punto della questione che un tenace combattente per la causa del trasporto marittimo, il sindacalista Pasquale Mazzella, ha ripetuto migliaia e migliaia di volte ed al quale si deve tutto quanto oggi si è raggiunto.
Passata la competenza dei trasporti marittimi locali alla Regione è la Regione che deve disporre di “assicurare i collegamenti” e di “promuovere lo sviluppo economico delle popolazioni” ed è chiaro che non solo dovrà rimanere una società pubblica ma che il piano orario deve essere vincolante per l’armamento privato se vuole continuare ad esercitare impresa nel Golfo di Napoli.
Il prezzo di questo trasporto marittimo deve essere necessariamente “politico” cioè inferiore al costo per gli isolani ma nello stesso tempo deve essere “contenuto” per il turista perché questo costo del biglietto oggi è molto alto ed un fattore determinante per “promuovere lo sviluppo economico” cioè per rendere competitiva l’offerta dei soggiorni degli alberghi che nella lotta fratricida per la corsa al ribasso dei soggiorni pur di conquistare turisti deve comunque fare i conti con un trasporto marittimo troppo caro. Qui sta la capacità della Regione attraverso il suo assessore ai trasporti di massimizzare l’utilità del finanziamento pubblico che dovrà essere erogato non solo alla società pubblica ma anche all’armamento privato per le linee “sociali” mentre le linee “turistiche” dovranno avere tariffe in linea con la recessione economica se si vuole difendere il complesso sistema turistico.
Allo stato attuale il sistema è in pieno caos. Il Lazio ha già costituito la Laziomar che svolge un pessimo servizio per le isole ponziane di Ponza e Ventotene che purtroppo non hanno un trasporto metropolitano essendo scarsamente popolate e lontane dalla terraferma. Nei giorni scorsi essendosi guastata una nave-traghetto per Ventotene – una delle due ricevute dalla ex-Caremar – la nave per Ponza da Formia ha dovuto prima toccare Ventotene e poi raggiungere Ponza con un allungamento per percorso marittimo di 22 miglia!!!! La nave partita da Formia alle 9 del mattino è giunta a Ponza dopo circa sei ore di navigazione!!!!
Forse proprio nell’ottica di un nuovo Distretto Turistico delle Isole Napoletane – fra le quali ci sono anche Ponza e Ventotene – che proponiamo da tempo sarebbe stato il caso di promuovere una Conferenza Programmatica delle due Regioni – Campania e Lazio – per mettere a punto un piano dei trasporti marittimi per gli isolani e per i turisti che attuasse la lettera e lo spirito della legge 169/75 e che ripristinasse anche il collegamento marittimo delle ponziane con le flegree (Ischia e Procida).
Siamo ancora in tempo per approvare un buon piano dei trasporti marittimi per le isole napoletane ma sottolineiamo che occorre mantenere la natura pubblica del trasporto marittimo. Non vogliamo che l’Europa dei banchieri allontani gli isolani dal Continente invece di avvicinarli.
Casamicciola, 9 settembre 2011-09-09