Sono stato un vecchio allievo del prof. Mariano D’Antonio. Credo che non si ricorderà di me. Alla facoltà di economia e commercio di Napoli nella sessione estiva del 1973 sostenni un esame con lui. Insegnava “Economia bancaria” un complementare che divenne pesante come Politica Economia e Finanziaria e presi solo 21.Il professore voleva mettermi un voto più alto per il mio impegno. Dissi che non avevo seguito i corsi abitando ad Ischia. “Ma ci potevamo sentire, mi poteva telefonare” mi disse. Rimasi senza parole di fronte a questa disponibilità mai manifestata da un docente in quei tempi nell’Università. Ho seguito da allora tutto il suo impegno civile, politico e culturale. Ha insegnato Economia Politica a Napoli ed a Roma fino al luglio scorso.
Bisogna conoscere la biografia del prof. Mariano D’Antonio per capire i suoi scritti. E’nato a Napoli nel 1938. Si è laureato in economia e commercio facendo lo studente lavoratore perché orfano di padre. Ha fatto il cameriere, il rappresentante di case editrici ed il collaboratore di giornali. L’Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche scrive di lui come di un “economista applicato, non attratto dai problemi di teoria economica, ma da una attività pubblicistica e si trova nella comoda posizione di essere ritenuto dai giornalisti un discreto cultore di economia e dagli economisti un apprezzabile giornalista”. E’un economista “postkeynesiano” e per questo si è collocato sempre nella sinistra riformista prima nel PCI e poi nel PSI. E’stato prestato alla politica ma sempre con la difficoltà della militanza allineata e coperta come richiedeva una appartenenza nei vecchi PCI e PSI. E’stato assessore comunale con Maurizio Valenzi negli anni ‘ 70 e negli ultimi due anni della giunta regionale di Antonio Bassolino è stato assessore regionale alle finanze ed alla programmazione. In questa qualità lesse con attenzione un intervento che gli mandai per una società di trasformazione urbana per il recupero del complesso Pio Monte della Misericordia a Casamicciola e mi dichiarò la sua disponibilità di concerto con il Comune per fare qualcosa. Fu un'altra testimonianza di considerazione a distanza di circa 40 anni dal mio esame. Essendo un giornalista nei suoi incarichi pubblici ha sempre risposto alle critiche ed alle osservazioni dei giornali. Dato conto delle sue azioni alla pubblica opinione.
Su “La Repubblica, edizione Napoli, il 29 luglio, scorso ha scritto un articolo titolato: “La politica selvaggia” dove esprime solidarietà al prof. Riccardo Realfonzo, estromesso dal sindaco di Napoli de Magistris dall’incarico di assessore alle finanze ed al bilancio. Stessa sorte era toccata a Realfonzo dalla giunta dell’on. Rosa Russo Jervolino alcuni anni fa.
Secondo D’Antonio è una “vicenda amara ma istruttiva”.
“E’amara perché Realfonzo è stato estromesso senza che il sindaco abbia espresso chiari, espliciti motivi del gesto” e D’Antonio ritiene che le accuse rivolte dal sindaco al suo assessore – che pure lo aveva fortemente appoggiato in campagna elettorale per il suo programma riformatore e moralizzatore – “siano risibili e pure offensive”. Offensive ancor di più perché de Magistris avrebbe offerto a Realfonzo possibilità di “ripescaggio” in un altro ruolo cosa che Realfonzo ha rifiutato a muso duro.
Secondo D’Antonio “l’episodio dice che la politica a Napoli come altrove si è fatta sempre più selvatica, insensibile alle buone maniere, al rispetto delle persone, tanto autoreferenziale da non consentire la manifestazione di dissensi neppure occasionali, riducendo perciò il cosiddetto gioco di squadra ad una corte di automi obbedienti e osannanti del capo di turno”.
“In questa degenerazione della politica - continua D’Antonio – non c’è spazio per gente competente che sia in grado di porre le proprie capacità professionali al servizio della cosa pubblica. C’è nella politica attuale un grande paradosso di cui è prova la formazione del governo nazionale affidato ad un “tecnico”, come si dice, cioè a una persona come Monti che non proviene dai ranghi dei politici di professione, come non vi provengono in gran parte i suoi ministri”.
“Il paradosso – continua D’Antonio – è che più i politici si sentono forti e preminenti più si circondano di servi sciocchi, più alta è la probabilità che commettano errori portando gli enti che amministrano al disastro, più è probabile che siano mandati a casa e al loro posto siano chiamati a governare appunto i cosiddetti tecnici in attesa che la politica si riformi”.
A parere di Mariano D’Antonio “può darsi che anche a Napoli si stia preparando un cambiamento del genere. La città da un anno è infatti amministrata da un sindaco che coltiva assiduamente la propria immagine e compie gesti eclatanti più che curare con attenzione l’amministrazione municipale”.
Infine Mariano D’Antonio aggiunge all’articolo un post scriptum: “non potendo votare a Napoli (da anni ho la residenza a Roma dove fino a ieri insegnavo) mi sono tuttavia impegnato a suo tempo a favore di de Magistris sollecitando amici e parenti a votarlo nella seconda tornata elettorale che lo opponeva a Lettieri. Confesso d’essermi amaramente pentito”.
Non credo che l’intervento di Mariano D’Antonio – l’ultimo apparso su “La Repubblica” tanto che penso che abbia cessato la collaborazione – sia una difesa “corporativa” di Realfonzo. Cioè un professore ed un giornalista ad un collega. Sia invece la spia di una insofferenza che hanno tutti coloro che si sentono investiti di un potere verso chi ha lavorato e lavora con il confronto ed il controllo costante della pubblica opinione. Prendiamo l’applicazione non praticata della legge 241/90 sulla trasparenza degli atti tanto che la Federazione della Stampa ha promosso una iniziativa per il recepimento in Italia del “Freedom of Information Act” cioè il diritto a conoscere tutti gli atti della Pubblica Amministrazione.
Anch’io ho fatto una piccola esperienza. Fui “cacciato” – senza nemmeno una lettera di saluto e commiato come per prassi - da direttore del Museo Civico di Casamicciola ,che avevo fondato nel 2000, nel 2004 dopo 4 anni di lavoro gratuito con enorme passione e con qualche competenza dall’allora sindaco di Casamicciola, Giosy Ferrandino, che avevo contribuito ad eleggere con la formulazione del programma, poi passato ad Ischia Città ,senza che mi fosse data risposta alla mia proposta di riorganizzazione presentata il 28 aprile 2004 anche ai sensi della legge 241/90 e reiterata con osservazioni ad incarico scaduto il 10 settembre 2004 con nota protocollata al numero 10953 tanto che “Il Golfo” riportò la vicenda nel numero del 12 ottobre 2004 con il titolo: Caso Napoleon: ora spuntano i pentiti nel calderone anche la Villa Mennella”.
La vicenda del Museo Civico di Casamicciola – c’è o non c’è? È funzionante? A senso mantenere un direttore onorario con 500 euro al mese senza un organico (segretario, uscieri,biglietteria , spazi adeguati) ? Ci sono gli orari di apertura e chiusura? Può convivere con il Municipio alla Villa della Bellavista (ex- Napoleon)? Può esserci Museo con manifestazioni episodiche? Certe iniziative sono meramente strumentali come un “luogo del cuore” l’Osservatorio Geofisico già recuperato nel 2002 e sottratto dalla vendita all’asta dei beni demaniali, proprio per l’attività museale e culturale avviata nel 1999, e ristrutturato con un finanziamento di 1 milione di euro circa nel 2003 di fondi europei su progetto degli architetti Iacono e Monti mentre non c’è pubblica fruizione perché non c’è una attività scientifica “costante” e personale sufficiente? – è all’esame della V sezione penale del Tribunale di Napoli con la prossima udienza al 5 ottobre prossimo dopo che sono stato ascoltato come testimone per due volte (Il Golfo giovedì 30 giugno 1011 – Casamicciola, processo al Museo “fantasma”).Se la società civile , la scuola (Istituto Comprensivo, Istituto Mattei, Istituto Superiore con loro presidi e professori) e l’attuale sindaco Ferrandino Arnaldo con la giunta monca di Fralliciardi Ciro e Castagna Giovan Battista che ha rinnovato l’incarico di direttore su proposta del dirigente attività produttive Pisani dott. Giuseppe (TGischia 28 giugno 2012) - sono soddisfatti e interessati riguarda loro. Al Magistrato ho dichiarato che non mi spetta dare un parere. Ho detto: “Quello che c’è non è il mio progetto. Il mio progetto del “museo diffuso” partiva dalla “Memoria” per arrivare allo “sviluppo” ed il cuore pulsante era il recupero del complesso Pio Monte della Misericordia ed è documentato in decine di atti e sulla stampa stampata e sul web”.
La vicenda di Realfonzo è quindi significativa di un costume. Propone una questione fondamentale: c’è effettivamente la volontà di”praticare” un programma rispetto a quello che si è “predicato”? Come si può chiedere ed ottenere la trasparenza amministrativa? Come si può attuare una effettiva moralizzazione della vita pubblica bandendo il clientelismo o il favoritismo e valorizzando la dignità professionale e deontologica di chi – oltre il proprio lavoro – vuole dare un contributo alla vita pubblica?
Questo a mio parere è il grande dibattito sulla decadenza della vita pubblica e dei partiti politici in ogni parte d’Italia.