Ischia News ed Eventi - Una lettera da Parigi con Casamicciola e l'isola d’Ischia “viste da lontano”

Una lettera da Parigi con Casamicciola e l'isola d’Ischia “viste da lontano”

Il complesso Pio Monte della Misericordia

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Ho ricevuto una lettera da Parigi. Oggi le lettere non arrivano quasi mai con il vecchio postino ma arrivano attraverso il web. Così è cambiata anche la “stampa locale”. Un giornale anche locale viaggia in tutto il mondo con il web come fosse un giornale nazionale o internazionale.

Si può raggiungere il paradosso che un dibattito locale su un problema susciti più interesse fra i lettori lontani anziché in quelli vicini. Resta comunque il fascino e la completezza del giornale scritto e così un pezzo che appare sul web può essere ripubblicato sulla carta stampata per rimarcare una “riflessione”. Sono convinto che anche nella società dell’informazione nulla potrà sostituire il giornale stampato così come il libro. Jacques Fauvet, mitico direttore de “Le Monde” dal 1969 al 1982, diceva che “la radio annuncia, la televisione mostra ed il giornale spiega”. Ma al tempo di Fauvet non c’era Internet. Sono sicuro che la sua riflessione sulla interdipendenza dei mezzi di comunicazione non cambierebbe oggi di molto. La radio, la televisione ed adesso il web non distruggeranno il giornale. Ma il web arriva prima ed in pochi secondi è in tutto il mondo.

Il mio pezzo “Casamicciola, il lungo declino ed il cappello del prete” è apparso su "www.ischianews.com" il 1 settembre 2012 ed è stato letto da circa 700 persone in tutto il mondo. Una signora parigina l’ha letto e mi ha inviato una e-mail dal titolo “regards extérieurs” che può essere tradotto “sguardi dal di fuori” o ancor meglio “visto da lontano”. Commenta il mio articolo su Casamicciola e sulle rovine del complesso Pio Monte della Misericordia (secolo XIX) per la cui salvezza ho lanciato, anche se in ritardo e con il solo mezzo del web ma la prima segnalazione è stata dell’arch. Caterina Iacono, la partecipazione alla campagna dei “Luoghi del cuore” per il 6° censimento dei beni culturali in Italia da salvare indetta dal FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano con il sostegno del gruppo bancario Intesa-San Paolo del quale fa parte il Banco di Napoli.

Finora sono stati segnalati circa 17mila “luoghi del cuore” da salvare e qualcuno – per fini da chiarire – ha inserito anche l’Osservatorio Geofisico di Casamicciola forse senza sapere che l’Osservatorio Geofisico è stato già salvato dalla vendita all’asta nel 2002 decisa dall’agenzia del demanio dalla mia iniziativa di inserimento nel Museo Civico di Casamicciola e di attività culturali espletate dal 1999 in poi con “gli incontri dell’Osservatorio” fino al 30 giugno 2004; il demanio ha già dichiarato la sua disponibilità ad un comodato d’uso al Comune di Casamicciola (Lettera Agenzia del Demanio del 14 novembre 2003 prot. N.2003/28520/PAT) “con vincolo di destinazione museale, culturale e scientifica in convenzione con il Centro Studi sull’isola d’Ischia e con l’Università Federico II”); il Comune di Casamicciola grazie ad un contributo per un “museo diffuso” di fondi europei del Ministero degli Interni ha già appaltato e completato i lavori di restauro per circa un milione di euro negli anni dal 2004 al 2011 su progetto degli architetti Giovan Giuseppe Iacono e Giovanni Monti e che quindi ha solo un problema di “gestione” di cui dovrà farsi carico l’Ente Locale con proprio personale non avendo l’Università personale sufficiente per l’attività di gestione (lettera del Dipartimento di Geofisica e Vulcanologia dell’Università Federico II di Napoli del 25 novembre 2003 prot.391/02).

La signora parigina si chiama Christine Doussot e deve conoscere abbastanza bene l’italiano ma mi scrive in francese. Forse, come un sesto senso, avverte che amo molto la lingua di Voltaire e sono un appassionato della storia di Francia. Noi neolatini siamo tutti “cugini”. Anche se siamo separati da un reciproco campanilismo e da un nazionalismo, qualche volta eccessivo, ci sentiamo tutti parte di una grande Cultura e di una grande Storia sia quando ci troviamo a Roma sia quando ci troviamo a Parigi o Madrid o Lisbona o in qualsiasi altra parte d’Europa. Noi napoletani, poi, siamo i più Europei di tutti perché nella nostra Storia e nel nostro sangue ci sono tutti i popoli d’Europa che racchiudiamo nella nostra lingua ingiustamente chiamata dialetto. Christine è una di noi. Avverte nei luoghi la storia comune.
“Signore, ho letto il vostro articolo intitolato: “Casamicciola, il lungo declino ed il cappello del prete”. Io sono venuta tre volte ad Ischia ed ogni volta trovo l’autenticità dei luoghi, particolarmente il complesso Pio Monte della Misericordia. Questo edificio è formidabile, esso ha un’anima che per me è essenziale” mi scrive.
“Ricostruire, rinnovare, modernizzare, è senza dubbio importante per il turismo ma soprattutto bisogna preservare” continua.
“Io sono nata e vivo a Parigi e curiosamente ad Ischia io ritrovo i riferimenti perduti qui per tante ragioni ahimè… Quando si viene ad Ischia è per scoprire e avvertire, le chiese per esempio sono viventi e piene di vita. Il Castello Aragonese è un luogo molto intenso come il Monte Epomeo! E ci sono gli isolani che fanno d’Ischia un luogo così particolare, al di là della bellezza dell’isola!”
“Questi sono i valori, la semplicità, la storia che occupano le strade ed i monumenti d’Ischia per cui Ischia conserva per sempre la sua identità! Scrive Christine che conclude:
“Quando i turisti vengono a Parigi essi vedono i bei monumenti ma la città cambia tanto che c’è tristezza qualche volta. Mi auguro semplicemente che voi comunichiate le mie impressioni su Ischia. Cordialmente. Christine Doussot”.

Poche volte nella mia vita ho letto parole così intense in così poco spazio. Christine è francese e vive a Parigi. Ho visto Parigi a vent’anni da giovane e se “hai visto Parigi da giovane essa ti accompagnerà per tutta la vita perché Parigi è una “festa mobile” come scrive Ernest Hemingway nell’ultimo suo romanzo. C’è una città più romantica e più carica di storia e di contraddizioni apparenti di Parigi? Christine è stata tre volte ad Ischia – come il suo connazionale Lamartine nel XIX secolo - ed è rimasta affascinata non solo dai panorami ma dai monumenti e soprattutto dagli isolani “che fanno di Ischia un luogo particolare al di là della bellezza dell’isola”. Vede l’isola nella sua unità geografica ed antropologica dal Castello Aragonese all’Epomeo e  non la  “spezzetta” in sei Comuni che pure ci sono stati dati nel 1806 dalla dominazione francese. Ci invita a conservare e non perdere mai questa identità.
Sulla vicenda del complesso Pio Monte della Misericordia Christine ci dice che “questo edificio è formidabile, esso ha un’anima” e quindi bisogna “ricostruire, rinnovare, modernizzare, ma soprattutto bisogna preservare”.
Non c’è alcun dubbio. Quell’edificio ha un’anima. Ma è un’anima che grida dolore e vendetta di fronte a Dio. Contiene la Storia di Casamicciola e dell’isola d’Ischia fin dal 1604. Deve essere ricostruito e deve ritornare a vivere senza stravolgimenti. Ma lo sviluppo ha le sue ragioni e le sue esigenze e la “conservazione” deve essere inserita nella “trasformazione” e questo è compito di un architetto che ascolti la gente e conosca la storia. Questo è compito di un Sindaco, di una Giunta e di un Consiglio Comunale capace di essere “classe dirigente”. E’nelle avversità che si misura la forza di un Uomo come è nella tempesta che si manifesta il marinaio coraggioso.
Questo dibattito sulla riutilizzazione di un complesso così importante è il più UMILIANTE  per gli ISOLANI perché i GOVERNATORI (così si chiamano gli amministratori del Pio Monte della Misericordia ) con i loro altisonanti titoli di nobiltà borbonica, spagnola,savoiarda, e con la loro discendenza carica di 4 secoli di nobiltà non si sono MAI degnati di partecipare ad un dibattito civile con la popolazione e la pubblica opinione dell’isola d’Ischia  che abbraccia anche migliaia di turisti di ogni parte del mondo. Probabilmente perché siamo ciò che i francesi chiamano “le petit peuple” cioè il “popolo minuto” come se non avessimo conseguito la scrittura e la lettura, come se la nostra Repubblica non fosse fondata sul Lavoro e sulla Libertà. Hanno “segretato” cioè  reso “segreto” precluso alla conoscenza altrui  il loro Archivio Storico dove c’è  una mole IMPRESSIONANTE di atti giudiziari  civili e penali, lettere, costituzioni di società – fantasma e tanto altro ancora  su questa vicenda   – e lo possono fare in Italia essendo un “Ente di Diritto Privato”- quasi come se potessero essere nascosti alla Storia i comportamenti degli uomini che la Storia l’hanno fatta e la fanno. Non sarebbe potuto accadere in Francia con il Codice Civile di Napoleone Bonaparte del 1805. Non c’è nessun Paese al mondo più monarchico e repubblicano della Francia, più conservatore e rinnovatore della Francia, più  liberale e socialista della Francia. La Francia ha saputo conciliare cioè che appare inconciliabile e lo fanno con il ferro della  Tour Eiffel (1889) nel pieno del centro storico o piazzando una piramide di vetro (1989) nello spazio del Museo del Louvre il cui palazzo risale al XIII secolo. Lo fanno dichiarandosi un paese cattolico ma permettendo nella loro legislazione il “patto civile” senza matrimonio tanto che il loro Presidente Hollande ha una “compagna” e non una “moglie”. Lo fanno con le loro chiese di Parigi, con il Sacro Cuore a Montmartre (1876) ed i più spinti “casino” del mondo ma mettono l’accento sulla “o”.
Lo fanno permettendo ad un socialista Francois Mitterrand  nel 1981 – acerrimo avversario delle istituzioni della V Repubblica voluta da Charles de Gaulle – di diventare Presidente della Repubblica  e vi resta per 14 anni diventando un “monarca-repubblicano” che, recependo il pensiero del filosofo Jean Paul Sartre, afferma che “La Francia ha condannato l’uomo ad essere libero”.
Amo la Francia per queste cose, ammiro i francesi per queste loro contraddizioni, partecipo alla loro condanna alla libertà di pensiero dell’Uomo .
In questo mare mi è difficile navigare ma la Parola è la forma della Ragione, l’unica ancora di salvezza, e sono certo che presto o tardi ogni meta giusta sarà raggiunta.
Merci – bien vivement – ma chère Amie parisienne, Christine.

Casamicciola, 12 settembre 12

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