Entrando nel porto di Casamicciola, a sinistra, si nota un complesso termale abbandonato. E' il Pio Monte della Misericordia. Suscita immediati sentimenti di tristezza e di rabbia. Quale futuro per le nuove generazioni se non si riesce ad utilizzare le risorse di cui disponiamo? A quale modello di sviluppo economico vogliamo ispirarci se sul mercato globale non riusciamo nemmeno ad offrire le risorse di eccellenza, tipiche e uniche, del nostro territorio?
Invitato a discutere sul tema dal Comitato "Colibrì" ho avuto l'opportunità di conoscere meglio la storia, attraverso l'appassionato racconto di Giuseppe Mazzella, da decenni impegnato sulla battaglia per la valorizzazione del complesso. Nell'incontro ho potuto registrare forti espressioni di volontà del Sindaco di Casamicciola e di esponenti della classe dirigente locale, ma anche un diffuso senso di impotenza di fronte ad una situazione oggettivamente complessa sul piano giuridico e finanziario. Per completare lo scenario, sembrerebbe che la proprietà -dopo decenni di latitanza- abbia richiesto licenza edilizia per farne un albergo a cinque stelle. Una destinazione d'uso che suscita molte perplessità in un contesto segnato dalla progressiva perdita di competitività dell'economia turistica (e non certo per mancanza di strutture a cinque stelle).
Il Comune di Casamicciola, a testimonianza della sensibilità pubblica sulla questione, ha stanziato mille Euro per promuovere la costituzione di una Società di Trasformazione Urbana. Una cifra simbolica per un'impresa titanica, ma il Comitato "Colibrì" punta sull'effetto descritto nella "Favola del colibrì": insieme si può. Bisogna capire se insieme si vuole.
Lo vogliono oltre un migliaio di cittadini che -sin ora- hanno sottoscritto l'appello promosso dal Comitato Colibrì nell'ambito della campagna del FAI "I luoghi del cuore". Ma non basta. A volerlo davvero dovrà essere il Pio Monte, i Comuni di Ischia, la Regione Campania, la pluralità di interessi economici e sociali che possono trarre profitto economico e sociale dalla valorizzazione del bene.
La struttura, da emblema dello spreco di risorse endogene potrebbe diventare la vetrina di eccellenza delle unicità e tipicità di offerta del''isola d'Ischia nel mondo.
Nella situazione di crisi economica globale, l'isola d'Ischia può ritenersi avvantaggiata dal possedere risorse di tali entità, ma, se si intende reagire alla crisi, queste risorse devono produrre beni e servizi commisurati al loro valore e alle loro potenzialità.
In tal senso la valorizzazione produttiva e sociale del complesso è un obiettivo di più ampio significato: costituisce al contempo una sfida "puntuale" (ovvero riferita ad un elemento specifico, concreto e misurabile) e una "prova di adeguatezza" per l'intera classe dirigente, pubblica e privata, dell'isola e oltre l'isola.
Le tracce di lavoro per procedere in questa direzione sono nelle politiche comunitarie per il prossimo periodo di programmazione 2014-2020. Bisogna solo organizzarsi adeguatamente per utilizzare le risorse che saranno disponibili per le politiche di sviluppo orientate ai luoghi.
Sugli aspetti giuridici il Comitato Colibrì ha prodotto un approfondito studio che indica la soluzione possibile, nel solco del dettato costituzionale che tutela il valore sociale della proprietà privata, tra l'altro fortemente radicato negli scopi fondativi originari del Pio Monte della Misericordia.
Sosteniamo da tempo, sin dalla crisi degli anni '90, che per contrastare gli effetti devastanti dell'economia di carta occorre fare coesione per competere e promuovere un modello di sviluppo fondato sull'economia reale-territoriale. Ad Ischia si potrebbe sperimentare concretamente un esempio di economia sociale di mercato, da più parti suggerita (anche dal Presidente del Consiglio Monti) come unica strada per far ripartire lo sviluppo.
La Banca delle Risorse Immateriali è nata proprio per dare supporto e accompagnamento a questi processi. Occorre sperare che, finalmente, i poteri pubblici diano ascolto ai cittadini.
Di Osvaldo Cammarota