C’è una guerra dei Manifesti cioè delle “dichiarazioni solenni”, di quello che si dovrebbe fare nelle più importanti località turistiche della Campania al tempo della nuova globalizzazione, della competizione o concorrenza turistica mondiale, della recessione dell’economia. E’ una guerra del tutto similare a quella che i vari candidati fanno durante le campagne elettorali imbrattando, attraverso i loro attacchini, i muri delle città e dei paesi. Belle parole, grandi slogan, molto fumo poco arrosto.
Anche Capri, l’isola Azzurra, ha il suo Manifesto programmatico. Lo hanno commissionato nientemeno che al Censis, il più importante Istituto di ricerca negli studi sociali, i due Comuni, Capri ed Anacapri, dell’isola Azzurra – cara a Munthe e Malaparte ed a tanti altri intellettuali che hanno creato il Mito di Capri - in collaborazione con 4 associazioni di categoria e con la Fondazione Capri Excelence costituita da facoltosi imprenditori locali con l’obiettivo di realizzare Grandi Eventi.
Il Manifesto per Capri – cioè la ricerca del Censis finanziata soprattutto dai due Comuni dell’isola Azzurra – è stato presentato sabato 10 aprile al Centro Congressi di Capri non senza polemiche perché i consiglieri di opposizione di Capri – fra i quali l’ex sindaco Costantino Federico – hanno contestato sia la ricerca sia il metodo di presentazione del lavoro. Il moderatore di questo convegno di presentazione è stato il prof. Ernesto Mazzetti, giornalista, docente di geografia economica alla Facoltà di Scienze Politiche della Federico II di Napoli nonché editorialista del “Corriere del Mezzogiorno”. Ed il prof. Mazzetti ha scelto proprio il giornale al quale collabora per presentare nello stesso giorno la nuova iniziativa senza però fornire alcun dato statistico.
Mazzetti annunciando l’iniziativa dei Comuni di Capri ed Anacapri con le rispettive categorie economiche per un “manifesto” sulla scorta di una ricerca del Censis sottolinea che l’iniziativa dimostra a suo parere che le classi dirigenti di Capri “mostrano di aver fatto tesoro delle esperienze degli ultimi anni” per unire ”le classi dirigenti e popolazioni isolane” al fine di “invertire il ciclo di decadenza” ed auspica, anche, “altri manifesti per altre località ove un fiorente turismo sostiene redditi locali e alimenta l’economia della Regione”.
Ho immediatamente ricordato – attraverso il Web ma inviando anche una lettera al direttore del “Corriere del Mezzogiorno” - che anche nell’isola d’Ischia – l’Isola Madre dei Golfi di Napoli e Gaeta con i suoi 46 Kmq. ed i suoi 66mila abitanti che poniamo al centro di un solo distretto industriale turistico da Capri a Ponza, colonizzata quest’ultima dagli ischitani nel 1734 - proponemmo un “manifesto” nel 2008 sulla scorta di un ampio dibattito contenutistico e non personalistico aperto dall’ex-eurodeputato Franco Iacono sulle colonne del “Corriere del Mezzogiorno e protrattosi con circa 30 interventi dal luglio al settembre 2008 sul “Corriere”. Lanciammo l’idea di una “associazione pluriprofessionale” e presentammo il manifesto il 20 ottobre 2008 all’Hotel Continental di Ischia.
Il Manifesto della associazione “IschiaFelix” – questo il nome scelto - voleva avviare una “unità per lo sviluppo economico e sociale dell’Isola d’Ischia capace di costituire una “stanza di compensazione” fra i sei Comuni ed avviare una concreta interlocuzione istituzionale con la Provincia di Napoli e la Regione Campania nelle more di quell’Ente di Coordinamento delle Politiche Turistiche che avrebbe dovuto – da anni – essere istituito dalla Regione in sostituzione delle agonizzanti Aziende di Cura, Soggiorno e Turismo che hanno addirittura perso l’“autonomia commissariale” in quanto l’ex-assessore Velardi due anni fa “legiferò” affidando al Commissario dell’Ente Provinciale per il Turismo anche il “Commissariamento”, che dura da oltre trent’anni, delle Aziende di Cura che sono diventate un inutile sovrastruttura dei sistemi turistici locali.. Il Manifesto per Ischia sottolineava la necessità di “migliorare la nostra vivibilità. Avere il coraggio del confronto con le Istituzioni – Governo, Regione, Provincia, Comuni.- affinché ciascuno faccia la propria parte nella difesa dello sviluppo economico e sociale dell’isola e delle sue bellezze naturali unendo il pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà e bandendo un inutile quanto dannoso catastrofismo che nella “società dell’informazione ”produce solo effetti negativi” Ed ancora invitava tutti gli interessati ad “avviare concretamente ed efficacemente un processo di intercomunalità tra i sei comuni isolani - Ischia, Casamicciola Terme, Lacco Ameno, Forio, Barano e Serrara-Fontana - affinché i Sindaci, le Giunte, i Consigli, prendano coscienza che abbiamo una sola economia ed un sol mondo del lavoro che hanno raggiunto livelli così alti tali da imporre alla classe politica – oltre gli schieramenti - una eccezionale responsabilità ed una grande capacità per la conservazione del territorio” infine si auspicava l’avvio di “un Rinascimento Civile affinché rinasca una autentica passione civile con la diretta partecipazione del mondo della scuola e della cultura che ha svolto un ruolo determinante per raggiungere i livelli in cui siamo giunti”.
Purtroppo il “manifesto” e la associazione “IschiaFelix” – la quale aveva scelto come presidente l’albergatore Franco Di Costanzo – non hanno avuto seguito e “IschiaFelix” si è estinta nell’indifferenza generale della società locale.
Così abbiamo dato vita da qualche mese ad un Osservatorio sui fenomeni Socio-Economici dell’isola d’Ischia (OSIS) con un gruppo di vecchi e pochi amici nella speranza di conquistarne molti e giovani con l’intento di “conoscere per deliberare” come ammoniva Einaudi e ne abbiamo affidato la presidenza a Franco Borgogna, studioso di scienze politiche e sociali e profondamente attaccato alla sua Terra, ed abbiamo prodotto per mia iniziativa il primo “Quaderno” cioè il mio libro “Ischia, Luci e Ombre sullo Sviluppo” – il sistema economico e sociale dell’isola d’Ischia: dall’espansione selvaggia (1970-1974)al tempo della globalizzazione (2002-2010)” con il quale si traccia un excursus sugli ultimi 40 anni di sviluppo nell’isola che è passata dai 10.516 posti letto nel 1972 ai 24mila del 2009 contando attualmente 3 mila imprese iscritte alla Camera di Commercio; 13 mila lavoratori iscritti al Centro per l’Impiego; 3200 studenti della scuola superiore; oltre 400 docenti dei soli 4 Istituti Superiori per 13 indirizzi di studio. Si definisce questo sistema “ipermaturo” e si auspica un “rinascimento” della società civile riscoprendo la Programmazione Economica senza la quale non si può fare una Pianificazione Territoriale essendo l’isola “ipervincolata” dal 1939 – 70 anni – con almeno 8 leggi di vincolo che hanno prodotto un evidente abusivismo edilizio di ogni tipo. Si propone una “Legge Speciale” – estensibile anche a Capri, Sorrento ed Amalfi cioè alle località di grande interesse ambientale ma di evidente sviluppo economico maturo - affinchè si “sani” tutto quanto è stato realizzato, se compatibile con la sicurezza delle persone, si affidi la competenza della Pianificazione Territoriale esclusivamente ai Comuni, eliminando i poteri delle Sovrintendenze ma dando un definito potere decidente alla Regione.
L’appello è riscoprire la Terza Via – tra liberismo sfrenato e Pianificazione imperativa - “per riconquistare la speranza di un futuro meno incerto per i figli e più sereno per i padri e le madri”.
Ma le speranze che non si colorano di realtà sono illusioni.
Il Manifesto per Ischia è piaciuto al direttore di PositanoNews, giornale telematico di Positano e della Costiera Amalfitana, Michele Cinque, avvocato e giornalista, che ne ha fatto un editoriale apparso nell’edizione Web dell’11 aprile del suo giornale che non solo ha condiviso la forma del mio intervento ma anche la sostanza e cioè la necessità di “riscoprire la Programmazione Economica senza la quale non si può fare la Pianificazione Territoriale”.
Anche Positano, la perla della Costiera, auspica un risveglio della società civile ma della necessità di riscoprire la Programmazione Economia, di adeguare i sistemi istituzionali locali poiché anche per Capri due Comuni appaiono superati dalla crescita economica, di conciliare una espansione economica che è stata selvaggia con una obsoleta legislazione ipervincolista che è una contraddizione in termini, non c’è alcun cenno nello studio del Censis che è una ricerca sociologica impostata su quella che gli esperti chiamano “ inferenza statistica”.
Queste guerra dei Manifesti dimostra come anche nelle nostre località è urgenze riscoprire quello che viene denominato oggi il “capitale sociale” o “civile” di una comunità e del quale c’è carenza in tutto il Mezzogiorno come sostiene il prof. Donato Masciandaro dell’Università Bocconi di Milano.
“ Il capitale civile di un territorio è esattamente la fiducia che si ha rispetto al fatto che in quel luogo regole generali e condivise verranno rispettate” e così “ognuno può essere produttore o distruttore di capitale civile a seconda del fatto che i suoi comportamenti contribuiscano o meno al rispetto di regole generali e condivise e alla creazione di fiducia” ha detto il prof. Masciandaro che è milanese di adozione e materano di nascita.
Sulla rinascita di un “capitale sociale” – come ha auspicato anche il prof. Mariano D’Antonio, docente di economia all’Università di Roma e già docente a Napoli ed assessore uscente al bilancio della Regione Campania - credo che si debba puntare per arrivare ad una matura classe politica – poiché questa è “la Questione delle Questioni” - a livello locale che oggi è assolutamente inadeguata a governare un cambiamento epocale come quelle che stiamo vivendo.