La Rassegna d’Ischia, pubblica - nel n.5 del mese di ottobre 2010, presente nelle edicole dell’isola d’Ischia - l’ampio servizio su “Ventotene, l’isola di Altiero”, a firma congiunta di Gianni Vuoso e Giuseppe Mazzella che fa seguito a quello realizzato lo scorso anno su “Ponza, l’altra Ischia”. Abbiamo in animo di proseguire l’analisi anche con un servizio su Capri ed un altro su Procida.
Il metodo che ci ispira è quello di Fernand Braudel (1902 – 1985), il grande storico francese, direttore de “Les Annales”, secondo il quale la vita e il divenire dell’uomo devono essere colti dal maggior numero di punti di vista possibile: sociologia e antropologia, geografia, demografia ed economia ci permettono di vedere le diverse dimensioni dell’azione dell’uomo e delle collettività e ci consentono di costruire una storia più concreta e coerente.
Da qui il superamento di una concezione settorialistica e l’accettazione di una visione multidisciplinare: la geografia non senza economia; l’economia con la sociologia; la sociologia con l’antropologia. La Storia dialoga con tutte fino a diventare il “mercato comune delle scienze sociali”.
L’isola d’Ischia è certamente l’“Isola Madre” dei golfi di Napoli e Gaeta per geografia, demografia, antropologia ed economia unite dalla storia.
Ma il nuovo quadro istituzionale nazionale e continentale – la crescita costante del “regionalismo” con la prospettiva del “federalismo” non solo “fiscale” in Italia e la presenza “sussidiaria” e non solo dell’Unione Europea – quelle che abbiamo chiamato “le isole napoletane” – Ischia, Capri, Procida, Ponza e Ventotene - non possono avere economie esclusive, chiuse in se stesse e senza che l’una non sappia quanto fa l’altra, o addirittura concorrenti.
I “sistemi locali di sviluppo” che vengono propugnati dall’Unione Europea debbono trovare il massimo delle potenzialità per lo sviluppo economico e sociale e questo obiettivo è tanto più chiaro perché il turismo è diventato ormai la “monoeconomia” di tutte le isole dentro la quale le tradizionali economie dei secoli XVIII e XIX e di buona parte del XX – l’agricoltura e la pesca - sono diventate elementi essenziali a livello qualitativo e non più quantitativo per la stessa offerta turistica. L’economia turistica medesima si settorializza spezzettandosi in “turismo termale”, “turismo balneare”, “turismo nautico”, “turismo scolastico”, “turismo della terza età” dove l’indotto commerciale cresce molto spesso in modo esponenziale.
Per queste ragioni crediamo che è tempo ormai di progettare ed attuare un nuovo Distretto Industriale Turistico che vada da Capri a Ponza per rafforzare sul mercato internazionale dei viaggi l’offerta ed accrescere quindi sia la stagionalità delle imprese e soprattutto l’occupazione giovanile delle medie-alte professionalità.
Certo lo spezzettamento amministrativo in 11 Comuni, 2 Province e 2 Regioni non favorisce un simile progetto. Due differenti legislazioni regionali – la Campania per Capri, Ischia e Procida, il Lazio per Ponza e Ventotene – non permettono una promozione internazionale unitaria con diversi “pacchetti” da vendere nelle Fiere internazionali. Un altro motivo ostativo del progetto è determinato dalla mancanza di collegamenti marittimi fra le isole e quindi anche i legami antropologici e culturali fra le isole si allentano incessantemente.
Tuttavia abbiamo visto – sia a Ponza che a Ventotene - che le isole hanno problemi comuni incominciando dalla fragilità delle loro coste e che la Pianificazione Territoriale, unita alla Programmazione Economica , che non sia mero vincolismo assoluto, rappresentano politiche indispensabili ed ormai ineludibili.
Del resto la Pianificazione Territoriale non può partire dal mare senza essere stata attuata in modo praticabile a terra. Le Riserve Marine – come quella di Ventotene ed adesso quella di Ischia e Procida – si sono rivelate strumenti vincolistici esasperati nello stesso tempo in cui i poteri pubblici, per accrescere lo sviluppo economico e quello sociale, hanno attuato la più ampia “liberalizzazione” dell’economia di mercato.
In attesa di nuovi strumenti di potere locale o di una riorganizzazione delle Autonomie di cui soprattutto ad Ischia si parla da anni – un sol Comune in luogo di sei o il “Comunello” di Ischia, Casamicciola e Lacco Ameno di cui si parla da poco - forse è tempo di un processo spontaneo di concertazione istituzionale che nasca dai Comuni con conferenze programmatiche di amministratori e di altri attori sociali per attuare insieme provvedimenti immediati di interesse comune nelle rispettive competenze ed anche di chiedere ed ottenere dai poteri superiori quanto non può essere rinviato. E’ un metodo antico di cui troviamo un importante precedente ad Ischia nel 1950 con la conferenza dei sei Comuni per il nuovo modello di sviluppo di cui il prof. Vincenzo Mennella (1923-1995) parla nelle sue Memorie postume.
Oltre l’organizzazione istituzionale emerge la necessità di una classe dirigente della Politica e dell’Economia che sappia affrontare i nuovi scenari della globalizzazione e del ”mercatismo” del turismo giunto ad una concorrenza esasperata con soggiorni last-minute all’infinito ribasso che distruggono soprattutto la piccola impresa.
Ci pare di aver capito – dai nostri viaggi a Ponza ed a Ventotene - che l’unità fa la forza e non ci è parso di sentirci novelle Cassandre a presagire un futuro grigio o addirittura nero per le nostre isole se non attuiamo una solidarietà concreta fra le classi dirigenti delle nostre isole le quali hanno tutte una bella ed entusiasmante Storia comune.