Ischia News ed Eventi - I costi essenziali dei sei Comuni: il Comune Unico avrebbe un risparmio di circa 2 milioni di euro all’anno

I costi essenziali dei sei Comuni: il Comune Unico avrebbe un risparmio di circa 2 milioni di euro all’anno

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• L'avv. Maria Grazia Di Scala, consigliere comunale di opposizione del Comune di Barano d'Ischia e sostenitrice del Comune Unico dell'isola d'Ischia con alcuni amici ha calcolato i costi del Comune Unico confrontandoli con quelli attuali occorrenti – nelle linee essenziali - per mandare, faticosamente, avanti sei macchine amministrative.

• Seppure con il giusto margine di approssimazione, i costi annuali sono i seguenti: sei sindaci per 62.471 abitanti costano attualmente euro 254.670,00 come indennità di carica - il sindaco del Comune Unico costerebbe euro 42.445,00; i 96 consiglieri comunali, non "stipendiati" ma con il solo gettone di presenza per le adunanze dei Consigli e delle Commissioni, scenderebbero a 24; gli attuali 36 assessori, che oggi costano euro 152.380,80 all'anno, diventerebbero 9, e costerebbero euro 38.095,20; gli attuali 6 segretari comunali oggi costano euro 720.000,00 circa - il segretario comunale del CU costerebbe euro 120.000,00; gli attuali 18 dirigenti oggi costano euro 1.260.000,00 - i 5 dirigenti occorrenti per il CU costerebbero euro 350.000,00. Tutto ciò lasciando invariato il numero dei dipendenti comunali (circa 607, calcolati tenendo presenti i numeri dei dipendenti in pianta organica, molti Comuni ne hanno di meno). Spesa totale oggi necessaria: euro 2.387.050,80 - Spesa occorrente per il Comune Unico: euro 550.540,20. Risparmio totale: euro 1.836.510,60. Immaginate quanto si potrebbe fare solo con questa cifra annuale!

• Se l'analisi finanziaria proseguirà – come ha annunciato l'avv. Di Scala – sul sistema delle cosiddette "partecipate" – cioè le società di proprietà dei Comuni ma formalmente di diritto privato – per la gestione di alcuni fondamentali servizi come la raccolta dei rifiuti ( ogni Comune ha la sua) emergerà ancora di più non solo il costo dei sei Comuni ma loro totale inefficienza poiché assistiamo ad un vero e proprio spreco di danaro pubblico iniziando dai sei consigli di amministrazione per proseguire alla dimensione del personale ed all'ammortamento degli automezzi per il servizio. Ma le società "partecipate" – eufemismo italiano per chiamare società a capitale completamente pubblico ma formalmente società per azioni o a responsabilità limitata – hanno rappresentato la degenerazione della finanza pubblica ed il decadimento dell'etica pubblica. Infatti essendo formalmente di diritto privato le assunzioni del personale non avvengono con evidenza pubblica ma sono tutte a chiamata diretta e quindi il clientelismo è perfettamente legittimo. Essendo società di servizi non possono avere come obiettivo il lucro e cioè l'utile di gestione e la loro solo entrata è data dal canone che deve il Comune a se stesso cioè alla società "privata" di cui è proprietario.

• La riforma delle società partecipate fu avviata dal Governo Prodi con il Ministro della Funzione Pubblica, Lanzillotta, ma non fu mai approvata. L'attuale sistema è frutto delle cosiddette "liberalizzazioni" solo di forma ma non di sostanza poiché se si fanno gestire a queste società i servizi essenziali viene "svuotato" il ruolo fondamentale di gestione del territorio da parte del Comune. Occorre un immediato ritorno al "Diritto Pubblico" e cioè alla gestione diretta dei servizi essenziali con estrema efficienza da parte del Comune che nell'assunzione del personale deve bandire concorsi pubblici.

• Ma i nodi prima o poi vengono al pettine soprattutto quando si tratta di danaro. Il costo di queste società "partecipate" sta diventando eccessivo per i piccoli e medi Comuni. Infatti tutti i sei Comuni sono alle prese con la riduzione delle spese delle "partecipate". Il Comune di Forio ha posto in liquidazione la ex-Pegaso e costituito una nuova società. L'Amca del Comune di Casamicciola ritarda nel pagamento degli stipendi e lo stesso Comune con l'altra "partecipata", Marina di Casamicciola che gestisce parte del porto turistico ed il servizio di manutenzione al patrimonio comunale,ha fatto ricorso ai "contratti di solidarietà" per mantenere in servizio una quarantina di dipendenti che ricevono anche il ritardo il loro stipendio ridotto di circa il 30%.

• Il Comune Unico dell'isola d'Ischia diventa quindi una necessità finanziaria per la riduzione delle spese e la razionalizzazione dei servizi.

Casamicciola, 10 maggio 11

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