Ne hanno parlato, presso le Cantine di Pietratorcia al Cuotto, venerdi scorso 2 ottobre, nell’ordine Vito Iacono, Presidente Strade del Vino Isola d’Ischia, Ermando Mennella, Presidente degli albergatori Isola d’Ischia, Antonio Corbo, giornalista de “La Repubblica”, Vito Amendolara, Direttore Coldiretti Campania, e a concludere, Gianfranco Nappi, Assessore Regionale all’Agricoltura.
Erano invitati tutti, ovviamente, ma in special modo gli agricoltori, albergatori, ristoratori, commercianti, rappresentanti aziende vinicole, operatori turistici ed esponenti delle categorie produttive e delle istituzioni. Il pubblico, era folto, dato anche il tempo alquanto instabile, ma erano attesi tanti altri, per un tema così importante ma soprattutto attuale con una crisi in atto che non si sa quando finirà. In queste circostanze, bisogna essere quanto mai uniti, presenti, propositivi, per risolvere quanti più problemi sono sul tappeto, in tutti i campi produttivi. L’introduzione, come sempre accorata e mirata di Vito Iacono che ha ricordato le prossime scadenze, vicine, per eventuali finanziamenti nel campo agricolo, in un momento difficile di ristrettezze e di episodi che ci hanno visti protagonisti in negativo nelle cronache dell’ultima estate. Ha esortato a migliorare la qualità della nostra offerta, ricordando anche gli ultimi devastanti incendi boschivi, che potrebbero essere limitati al minimo con una agricoltura più intensiva, che andrebbe a proteggere in modo naturale tutti i siti, che specialmente dalla fine di agosto, diventano facile preda di delinquenti che vanno ad alimentare il fenomeno della eterna emergenza, diventata una vera e propria “industria” parallela. Vito Iacono, ha difatti ricordato che ha scritto alla Prestigiacomo, per chiedere quanti euro sono stati spesi per spegnere questi incendi, al 90% quasi sempre dolosi, mettendo come controaltare, incentivi che potrebbero essere concessi agli agricoltori locali, ripristinando con quei soldi, molte parracine a secco, ma ripristinando tante colture, andate in disuso per mancanza di finanziamenti.
E’ stata la volta di Ermando Mennella, che ha messo in risalto la fine del servizio pubblico della Caremar, che comporterà nel futuro seri problemi, soprattutto occupazionali, tutto questo anche senza una seria programmazione, che va ad essere un vero contrasto con le altre località turistiche che già hanno i loro piani. Mennella crede molto in un felice connubio fra agricoltura ed enogastronomia, capaci di poter incidere positivamente in un futuro migliore nel campo turistico.
Appassionato e pieno di amore verso la nostra Isola l’intervento di Antonio Corbo, grande competente non solo di calcio, essendo stato per tanti anni il vice-direttore del Corriere dello Sport, ma ora grande cultore di viaggi, ambiente e tutto ciò che è connesso con il vivere sano. Anche lui ha evidenziato il grosso problema futuro della scomparsa della Caremar, augurandosi che la compagnia che ne prenderà il posto, saprà gestire in modo più moderno le linee da anni appannaggio dalla società pubblica. A tal proposito ci ha portato ad esempio le altre società armatrici private che operarano nel Mediterraneo, augurandosi che le nostre autorità partecipino fattivamente a questo passaggio epocale con un comportamento responsabile e professionale, tagliando anche nel contempo, una cattiva gestione fatta dalla Tirrenia e le sue consociate. Corbo, con argomentazioni filologiche, ha messo in risalto la posizione felice della nostra Isola, anche nel campo vinicolo, evidenziando però, che pur essendo dei buoni produttori di vino, non siamo altrettanto bravi nel venderlo, rammaricandosi che malgrado i viticultori isolani siano dei veri eroi, sacrificandosi a tirare fuori un buon prodotto dalle faticatissime terrazze, poi vengono surclassati da prodotti scadenti, ma più sapientemente reclamizzati. Il noto giornalista della Repubblica ha concluso il suo intervento sentito e pieno di amore verso la nostra Isola invitando i nostri operatori turistici ad essere più orgogliosi a vendere i nostri prodotti, specilamente il vino, perché lui non sa spiegarsi come mai sull’isola venga venduto solo il 10-15% del vino locale. Poetica, oserei definire la sua conclusione, cercando di incastrare il vino vedendolo in un contesto dell’Isola d’Ischia come località simbolo di uno schema economico, cioè l’economia della bellezza (tanto di moda ) dove dentro ci sta tutto, dal fango al mare, alla natura ancora sconvolgente, ma anche il vino in un contesto di una agricoltura d’eccellenza. Ma in tutta questa delicata operazione di rilancio, c’è da augurarsi una collaborazione sinergica delle istituzioni locali e quelle regionali, intervenendo attivamente a finanziare i vari progetti.
E’ stata la volta di Vito Amendolara, un altro grande amico della nostra isola, che ha invitato tutti a non perdere tempo, perché soprattutto in questi ultimi cinque mesi che ci separano dalle prossime elezioni regionali, ci sono da approntare, in modo rapido, progetti di riqualificazioni del nostro comparto agricolo, attingendo ai tanti finanziamenti regionali. Il direttore della Coldiretti campana ha voluto inquadrare il suo breve e mirato intervento focalizzandolo su tre grandi questioni, la prima delle quali riguarda la progettualità che interessa la cosiddetta “strada del vino”, che è legge ormai da sei anni, ed in Campania non è ancora decollata in nessuna località, evidentemente perché gli operatori hanno altri interessi. Amendolara si augura che ad Ischia possa crearsi un grande contenitore in cui infilare tutte le attività e le enormi ricchezze del territorio armonizzando le tante manifestazioni che siano mirate e che non si sovrappongano, come spesso capita. In questo contesto “la strada del vino” deve diventare il filo conduttore della ripresa economica, come è accaduto nel Norde-Est, recentemente, dove hanno fortemente creduto e puntato su questo settore, che con tutti gli altri in crisi, è diventato trainante per tutto il comparto. La seconda questione riguarda la gestione delle risorse dei cosiddetti “fondi strutturali”, con gli accordi di reciprocità, che dovrebbero vedere i nostri sindaci per una volta uniti, per attingere agli enormi fondi regionali che andrebbero a finanziare le infrastrutture, colmando le esigenze di logistica e rinnovando le tecniche, dove poi possono muoversi, vivere e produrre in modo nuovo le imprese del territorio. Il terzo punto riguarda la creazione di una Enoteca regionale, che vedrebbe il vino come l’attore principale, il polo di attrazione in un contesto di eccellenza turistica, dove il figlio della vite andrebbe a ricoprire un posto primario. Amendolara ha concluso con l’augurio di rivedersi a più presto, tra un mese, semmai insieme ai sindaci di Ischia e Procida, concordando i punti per partire quanto prima in questo progetto nuovo che andrebbe a rinsaldare e rinfrescare la nostra economia.
Ha concluso la interessantissima serata l’assessore regionale all’agricoltura Gianfranco Nappi che ha continuato in questo fil rouge fatto di amore e partecipazione per le cose della nostra terra, invitando, quasi supplicando i nostri rappresentanti di categorie e politici, ad accedere ai finanziamenti regionali, che nel campo agricolo sono quanto mai cospicui. E’ la prima volta che ho ascolto un assessore regionale invitare ad aiutare le popolazioni interessate. Ha accolto l’idea di Amendolara, di rivedersi a più presto, invitando però i sindaci, i rappresentati di categoria, tutti gli interessati a formulare una traccia di idea, che possa tramutarsi in un progetto, un programma, un protocollo di intesa che veda le parti fare il loro dovere, e l’ente Regione è ben disposto a finanziare tutto ciò. Nappi porta fretta agli operatori non per le elezioni prossime, ma ha fretta di affrontare la crisi, da cui si esce più forti o nel peggiore dei casi più deboli, e la crisi va affrontata con determinazione e preparazione. Ma sopratatutto, le crisi, in generale,vanno affrontate con unità di intenti vogando tutti nella stessa direzione sicuri nel voler raggiungere l’obiettivo nel migliore dei modi. L’assessore ha inoltre messo in risalto che in questo momento è più il Nord che il Sud a soffrire maggiormente la crisi in atto, e nello stesso tempo non si rende conto come sull’Isola d’Ischia possa esserci in atto un fatto strano: noi con tutti i turisti che ci vengono a fare visita non riusciamo a smaltire il nostro vino. Gianfranco Nappi non riesce a spiegarsi questa evidente contraddizione, quando lui afferma che con il nostro enorme flusso turistico, noi dovremmo aumentare la produzione del nostro nettare! Ed a questo punto lui incomincia a pensare che noi dovrermmo prepararci a fare un altro tipo di turismo, che vada ad interpretare in modo diverso il territorio e le nostre enormi ricchezze, facendo a questo punto diventare il vino come elemento trainante della nostra economia, destagionalizzandola, facendo cioè del vino un prodotto trainante per tutto l’anno. In conclusione Nappi si è augurato il ricorso, o il ritorno all’Agricoltura, all’Ambiente, all’ Enogastronomia, che lui, insieme a noi, vede come il futuro della nostra economia, quando l’industria mondiale è in profonda crisi, vien fuori che le storie locali e le loro tradizioni come nel nostro caso specifico, il vino, possono essere la panacea per tanti mali procurati dalla new economy. In poche parole, noi siamo chiamati sì a chiedere aiuto alle istituzioni, ma siamo soprattutto chiamati a ritrovare noi stessi, la nostra cultura, in cui la nostra storia deve riappropriarsi delle nostre azioni quotidiane, che poi vadano a mettere il vino nella centralità di un nuovo percorso, fatto sulla vecchia via che non bisogna mai abbandonare.
Come avete visto l’incontro seppur breve, è stato quanto mai interessante, e va senz’altro ripetuto a breve, possibilmente di sabato mattina, in modo da avere davanti una intera giornata, fatta anche di approfondimenti, escursioni, convivialità, che poi sono tipiche del patrone di casa, l’ex assessore regionale Franco Iacono. A me è piaciuto anche la locazione di questo incontro avvenuto in quella che io chiamo “la cattedrale del vino”, un vero e proprio luogo magico dove si respirano le antiche atmosfere e la grande tradizione enologica del comprensorio, che negli ultimi anni, anche con la nascita delle Cantine Pietratorcia, è rinato a nuova vita, ricordando antichi splendori, quando Forio esportava in grande quantità il suo pregiato vino verso terre lontane.