Le nuove cronache da Forio – due consiglieri di maggioranza sono venuti alle mani ed ambedue sono andati all’ ospedale per il referto, prima uno poi un altro due consiglieri comunali di maggioranza si sono dimessi,
dichiarazioni al veleno di consiglieri di maggioranza e di minoranza, polemiche durissime e continue sulla gestione del Comune e del Paese – mi hanno molto amareggiato e quasi spaventato. Non amo le prediche o le omelie ma veramente abbiamo toccato il fondo del dialogo civile e per quanto possa servire rivolgo un appello alla ripresa di un confronto politico contenutistico e non personalistico perché queste cronache segnano la fine della Politica con P maiuscola. Sono il segnale che così non si può andare avanti. Occorre un ritorno immediato ai Partiti – sempre con P maiuscola - perché i partiti permettevano una formazione culturale dei militanti e costruivano nelle gloriose "sezioni" una classe dirigente. Queste scene fanno rimpiangere perfino la "partitocrazia" cioè la degenerazione del sistema dei partiti previsto e disciplinato dalla Costituzione – la legge Fondamentale della Repubblica – che da troppi anni ovunque ed in mille modi ci siamo messi sotto i piedi e l’ occasione del referendum confermativo sulle modifiche del Governo Renzi forse è da cogliere per una forte rivalutazione dei principi della Carta senza i quali non possiamo vivere in una vera Democrazia – con D maiuscola.
Ho ricordi personali di Forio per vecchie storie politiche belle molte e simpatiche altrettanto alle quali sono molto legato.
Forio ha sempre avuto su di me – da quando ho cominciato a fare il cronista negli anni ‘70 – un fascino particolare. Il primo ricordo risale addirittura al 1969 quando ventenne ed iscritto al Partito Socialista Italiano feci il mio primo comizio in piazza Maltese a nome della Federazione Giovanile Socialista sulla battaglia che il PSI ingaggiò per l’ approvazione da parte dei sei consigli comunali del Piano Regolatore Generale Intercomunale che aveva redatto per conto dell’ Ente per la Valorizzazione dell’ isola d’ Ischia ( EVI) l’ arch. Corrado Bequinot con le modifiche che aveva proposto per conto del PSI l’ arch. Ugo Cacciapuoti. . Il Psi – che allora cominciava a ramificarsi nei sei Comuni aprendo ovunque proprie sedi dette "sezioni" – voleva essere il partito della "Programmazione" sulla scia della nuova politica economica e finanziaria che la svolta di centro-sinistra aveva imposto alla DC. La Pianificazione Territoriale – avviata dal ministro socialista ai lavori pubblici, Giacomo Mancini, nel 1967 con la "Legge Ponte" – era l’ aspetto fondamentale della politica di piano perché ogni Comune doveva dotarsi di un Piano "Generale" – cioè omnicomprensivo - per lo sviluppo ordinato del proprio territorio. Non solo cioè un "piano di fabbricazione" ma un piano "regolatore" di uno sviluppo che non doveva essere semplicemente una sciocca difesa ad oltranza dell’ ambiente ma un documento di crescita urbanistica ed economica di un territorio che tuttavia dall’ "ambiente" traeva una nuova ricchezza collettiva determinata dal turismo. Ricordo che i dirigenti anziani del PSI fecero anche un numero speciale del giornale di partito chiamato "Ischia Express" e diretto da Francesco Scalfati con allegato il disegno del piano regolatore generale dell’ isola d’ Ischia. Non ho mai dimenticato quella battaglia fondamentale sulla quale ho poi continuato a scrivere e dibattere per almeno 45 anni e che sta ancora sul tappeto.
Se si fosse avviata la politica di piano forse sarebbe migliorato anche il clima della politica, forse ci sarebbe stato meno personalismo, forse meno corruzione, meno clientelismo, meno affarismo.
Ma la Storia non si fa su i se e i ma.
In questi 45 anni proprio Forio – per la sua estensione e la sua bellezza paesistica – è stato al centro del "sacco edilizio" più forte in tutta l’ isola. Non è un caso che delle 27010 domande di condono edilizio dei sei Comuni ben 8529 sono del Comune di Forio. Il numero più alto.
E’ un segno dei tempi – tempi di espansione economica quelli degli anni ‘ 70 ed ‘ 80 del ‘ 900 con i "colpi di mano" cioè case costruite in 24 ore - che tutte le classi dirigenti – sia della prima che della seconda repubblica – non siano riuscite o non hanno voluto portare a compimento l’ "approvazione" del Piano Regolatore Generale che pure fu "adottato" in un mare di polemiche da una amministrazione "milazziana" cioè costituita da una spaccatura della DC con il PSI capeggiata dall’ avv. Michele Regine nel 1973. Forio – su questa vicenda emblematica del piano regolatore – è il caso più eclatante storicamente del disastro che determina ovunque la mancanza di una "continuità amministrativa". Infatti il piano del 1973 non fu mai approvato. Decadde, ce ne fu un altro o un tentativo, un commissario etc.etc. di questa storia infinita della mancata programmazione a Forio e nell’ isola d’ Ischia.
Cominciavo a fare il cronista negli anni ‘70 per "Il giornale d’ Ischia" e così seguivo le cronache dei consigli comunali infuocati e gli scontri verbali tra democristiani, socialisti, comunisti e della lista civica di Panza che rivendicava l’ "autonomia" rispetto al capoluogo. La legge comunale e provinciale del 1934 prevedeva l’ elezione del sindaco da parte del consiglio comunale che doveva anche eleggere la giunta. Cadevano continuamente sindaci mentre gli assessori si dovevano solo dimettere non essendo prevista la revoca da parte del consiglio. Il consiglio comunale veniva eletto con il sistema della proporzionale e così dal 1964 e dalla morte dell’ avv. Vincenzo Mazzella Forio non ha più avuto stabilità amministrativa.
Scontri verbali indimenticabili per me nel consiglio comunale tra l’ avv. Michele Regine, socialista, e l’ avv. Nino d’ Ambra, socialdemocratico; tra il dottor Francesco Maschio democristiano dissidente ed il vecchio gruppo della DC che aveva l’ eminenza grigia nel dottor Franchino D’ Ascia, segretario della sezione. Ma mai ricorso alle mani. C’ era anche "colore locale" come il commento telegrafico del maestro Caruso della lista civica di Panza alla proposta dell’ avv. D’Ambra negli anni ‘70 di far dimettere tutti i capigruppo in consiglio comunale per pacificare il paese. Caruso inviò un telegramma: "apprendo laborioso parto tua notte insonne. Risponditi: tu non est Sansone et noi non siamo Filisdei".
Ricordo la "notte dei lunghi coltelli" quando il gruppo dei "giovani turchi" (si direbbe oggi) capeggiato da Gaetano Colella fece fuori dalla lista della DC il sindaco uscente prof. Vito Trofa che in un giorno si trovò non solo più sindaco ma nemmeno candidato. Ricordo le lotte all’ interno della gloriosa sezione del PSI tra l’ avv. Michele Regine e l’ avv. Nino d’ Ambra e la lista "civica" dell’ avv. Regine "la rosa" e quella di partito dell’ avv. D’ambra che come segretario della sezione in una notte fece cambiare la serratura della sezione per impedire l’ ingresso del segretario della Federazione Napoletana, Umberto Palmieri, venuto per trovare un accordo.
Queste nuove cronache così amare mi hanno riportato alla mente questi ricordi. La storia in fondo poche volte è maestra di vita. Montanelli dice che è "monotona" la storia italiana perché si ripete continuamente e non cambia mai niente.
Ma se cominciasse da Forio una inversione di tendenza nel modo di fare Politica con la P maiuscola forse si potrebbe riconquistare la speranza, ultima dea, perché nessun paese o contrada dell’ isola d’ Ischia è così ricco di "storia vivente" come Forio.
Forio ha esercitato un fascino straordinario, reso immortale dalle parole di poeti e scrittori come Auden e Capote, su migliaia o milioni di turisti di ogni parte del mondo.
Il fascino della chiesetta del Soccorso che Truman Capote chiama quella "dei pescatori che si protende sul mare come la prua di una nave" da dove si vede e si vive il più bel tramonto del mondo con il sole rosso e l’ ultimo raggio verde.