La vicenda del megaparcheggio multipiano di “la Siena” all’entrata di Ischia Ponte o meglio del Borgo di Celsa – come dovrebbe essere chiamato perché un luogo unico al mondo per bellezza naturale e stratificazione storica tanto che è giusto chiederne l’inserimento nel Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO - può e deve diventare un emblema per una rinnovata partecipazione dei cittadini alla vita pubblica della loro Comunità; per un amore ritrovato per i Beni Comuni che devono essere difesi dai Cittadini perché patrimonio di TUTTI e non più lasciati all’abbandono o all’indifferenza perché non sono di NESSUNO;
per un passaggio fondamentale di un forte ritorno al ruolo “PUBBLICO” di un PUBBLICO AMMINISTRATORE e di un FUNZIONARIO PUBBLICO poiché la funzione che svolgono ed il vestito che indossano impongono ad essi di mirare agli interessi PUBBLICI e non a quelli PRIVATI ed infine per affermare una NUOVA POLITICA di tutela ATTIVA del territorio nell’isola d’ Ischia, vista e considerata nella sua UNITA’ geografica, storica, economica, che pur essendo iper-vincolata da una legislazione risalente al 1939 – 82 anni fa – ha avuto una gigantesca invasione di cemento armato che ha mortificato, spesso e volentieri, il suo valore ambientale e storico pur avviando una economia turistica che si pensava fosse di una esponenziale espansione con una enorme e contradditoria legislazione successiva per ottantadue anni in una babele istituzionale dove decisivo è stato il parere VINCOLANTE della Soprintendenza ai Beni Ambientali.
Oltre dieci anni fa è stato autorizzato un intervento edilizio “privato” in pieno vincolismo assoluto imposto prima dalla “Legge Galasso” e poi al Piano Paesistico “ministeriale” del 1995. Questo intervento “privato” era “mascherato” da un “interesse pubblico” di avere una idonea area di parcheggio all’ingresso del Borgo di Celsa proprio a maggior tutela del Borgo stesso. Le cose – come è noto – sono andate per le lunghe per le difficoltà tecniche incontrate perché non si è tenuto conto delle condizioni geologiche del sito, fra l’altro a pochi metri dal mare, con la scoperta di una vena acquifera nel sottosuolo. I lavori sono andati per le lunghe fra le proteste e le denunce degli uomini e delle donne di Cultura ma nella sostanziale indifferenza della popolazione ormai abituata ad essere solo “rivoluzionaria con la tastiera”.
Per sapere che cosa stava succedendo c’è voluta una iniziativa di 12 cittadini dell’isola d’Ischia che con l’aiuto dell’avv. Bruno Molinaro ha attivato gli strumenti di diritto del cittadino di accesso agli atti previsti dalla legge n.241/90 sulla trasparenza nella Pubblica Amministrazione. Il ricorso alla legge n.241/90 ha dovuto essere assistito da un Avvocato di chiara fama e di sensibilità civile perché il Comune o la Pubblica Amministrazione nella fattispecie rappresentata dal Sindaco, dalla Giunta e dai Funzionari dell’Ufficio Tecnico invece di favorire la partecipazione dei Cittadini alla vita pubblica della loro Comunità l’hanno ostacolata con interpretazioni ostative alla chiarissima legge sulla trasparenza che fra l’altro è interamente riportata – come deve – nello Statuto Comunale cui ogni Comune d’Italia è tenuto. Il Comune di Ischia – l’unico ad avere il titolo di “Città” fra i sei dell’isola, capoluogo dell’isola, ente locale pilota della vita politica di tutta l’isola – non ha un UUFFICIO RELAZIONI CON IL PUBBLICO come lo hanno i più efficienti Comuni d’ Italia in modo tale che il Cittadino, con la minima formalità, possa conoscere come funziona il proprio Comune e cosa fa l’Amministrazione Comunale che ha eletto prescindendo dalle sue idee politiche. Sono servizi al Cittadino. Sono servizi al Turista o all’Ospite.
E’ emerso da questo “accesso agli atti” – mai chiesto in 10 anni da un Consigliere Comunale in virtù del suo diritto e del suo dovere di Amministratore Pubblico – che non è mai stata firmata una Convenzione tra il Comune ed il privato per l’”interesse pubblico” dell’opera e l’uso “pubblico”; che la Soprintendenza Ambientale chiede al Comune dopo aver approvato il progetto il rispetto del Piano Paesistico quando anche i sassi sanno che è strumento di “tutela passiva “del territorio applicato con enorme discrezione dalla stessa Soprintendenza; che con troppa superficialità il Sindaco e l’organizzazione burocratica tecnica definisce quest’opera solo “privata” come segno dei tempi perché in altra epoca un sindaco come Enzo Mazzella – il sindaco delle “Grandi Opere” del decennio 1978-1988 - avrebbe utilizzato lo strumento dell’esproprio per pubblica utilità e la finanza pubblica per la realizzazione di una “infrastruttura pubblica” in una logica di elementare Pianificazione Territoriale.
Questa vicenda deve quindi essere di svolta: bisogna ritornare ad una Politica Pubblica per le Opere ritenute di Pubblico Interesse e questa è l’occasione per i progetti esecutivi che si possono e si devono proporre – dalla Città d’Ischia ai Comuni terremotati di Casamicciola e Lacco Ameno – per la buona utilizzazione dei fondi europei previsti sia dal Piano Nazionale per il Rilancio e la Resilienza (PNRR) sia dall’ordinario piano di sostegno quinquennale che scade nel 2021 e lascia una buona parte di fondi non utilizzati. Occasioni determinanti perse per i Comuni dell’isola d’ Ischia lontani anni luce da una “Coesione Economica e Sociale” che incessantemente l’Unione Europea sollecita.
Se non si muovono gli Amministratori Comunali – non solo nella “denuncia” ma soprattutto nell’”annuncio” – occorre la mobilitazione concreta dei Cittadini. Se il Comune con la sua Amministrazione è incapace per inadeguatezza politica e burocratica occorre il potere “surrogatorio” della Città Metropolitana di Napoli (che potrebbe riavere un ruolo politico) e soprattutto della Regione Campania finora una “Prefettura di ferro” del Governatore-Sceriffo in tempo di pandemia ma non un Ente di Legislazione e di Programmazione come afferma la legge istitutiva del 1970 vecchia di 51 anni.
Bisogna puntare ad una democratica ed efficiente Pubblica Amministrazione con una razionalizzazione dei Poteri Istituzionali oggi frammentati in maniera orrenda tanto da favorire la disorganizzazione, il clientelismo, il favoritismo, a scapito di un “interesse collettivo” alla ripersa economica e civile dell’intera isola.
Non è questione di “destra” o di “sinistra” ma di buon senso.
La più rara e preziosa delle Virtù.