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Comune unico o egemonia del capoluogo?

Enzo Mazzella all'inaugurazione del complesso sportivo di Fondo Bosso Ischia

Politica
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"Un articolo di 25 anni fa sul problema di oggi dell'isola d'Ischia: il Comune Unico in luogo di sei che sarà oggetto di un prossimo Referendum popolare "consultivo" da parte della Regione Campania alla quale spetta poi, "sentite" le popolazioni, approvare o meno la legge regionale di fusione. Da discutere, da fare oggetto di confronti. Perchè sono andati perduti 25 anni?

quale è oggi l'"egemonia" del capoluogo? Che significato ha il "decentramento economico e sociale" e nelle stesso tempo proporre la "coesione" del sistema-Ischia? Non sono in contraddizione le due proposte? Cosa sono oggi le "periferie" del Comune Capoluogo? il Comune Unico è una semplice "aggregazione" degli altri 5 al Comune egemone?

Tratto da: La Rassegna d’Ischia n.4 del luglio 1986.

Il sindaco d'Ischia, Enzo Mazzella, che è anche consigliere regionale della Campania, ha di recente dichiarato a "Il Mattino" di essere da sempre so­stenitore del comune unico dell'isola d'Ischia e che i "consorzi intercomunali" sono ormai inade­guati.

Una prima osservazione sul rilancio del proget­to di un comune unico per l'isola d'Ischia merita di essere fatta tenendo conto del retaggio storico delle sei municipalità dell'isola. I sei comuni sono entità amministrative ben radicate nella popola­zione locale e non possono essere cancellate con un colpo di spugna. Anzi, esiste una settima enti­tà, quella della frazione Panza nel comune di Forio, che non ha mai completamente abbandonato il progetto per diventare comune autonomo e lo conferma la presentazione della lista civica "La Campana", che esprime due seggi nel consiglio comunale di Forio, e che ormai è l'unica supersti­te, nel panorama politico isolano, di lista civica di frazione.

Tuttavia esiste la necessità di un superamento del campanilismo locale, dell'esasperato municipa­lismo, per arrivare realmente ad una sola autorità amministrativa per tutta l'isola.

Ma come procedere verso questa via?

A me non pare che gli atteggiamenti del sinda­co di Ischia e dell'amministrazione del comune più popolato dell'isola — cui altri sindaci, come quello di Barano, contestano il diritto a definirsi "capoluogo dell'isola" — vadano nel senso del su­peramento del municipalismo. Tutt'altro. Credo che il sindaco d'Ischia interpreti il comune unico come una semplice aggregazione degli altri comu­ni a quello di Ischia; il che non esalta l'autonomia locale, pur solennemente consacrata dalla Costitu­zione Repubblicana, ma la ferisce privilegiando la logica del pesce grosso che mangia quello più pic­colo.

Infatti non c'è stato nessun serio comporta­mento del sindaco di Ischia e dell'amministrazio­ne comunale per effettivamente attuare il decen­tramento amministrativo nell'isola. Nel 1982, quando si trattò di realizzare l'Unità Sanitaria Lo­cale, la scelta della sede fu decisa ad Ischia Città, nonostante che la logica e lo spirito di decentra­mento suggerissero di localizzare la sede dell'USL a Lacco Ameno, nel plesso scolastico vicino all'ospedale Rizzoli, in modo che Lacco Ameno, nell'ottica del decentramento amministrativo dell'isola che però considerasse anche le esigenze di sviluppo dei singoli comuni, diventasse sede della "città sanitaria"dell'isola. Il sindaco di Ischia al­lora si batté contro questa soluzione iniziando l’alleanza politica con l'ex-andreottiano Gaetano Colella (portato ai vertici dell'USL) che era stato fino ad allora l'antagonista di Enzo Mazzella proprio contro la proposta del comune unico, scari­cando il sindaco di Lacco Ameno, Vincenzo Mennella, che da allora iniziò a percorrere il cammino del declino politico non perdendo però, alla luce degli avvenimenti successivi, neanche un centime­tro della sua statura morale e politica.

Così il sindaco di Ischia, anche nella gestione dei consorzi, si comporta come un amministrato­re che vuole svolgere un ruolo egemone fra i sei comuni dell'isola, che non tiene conto delle esi­genze di valorizzazione economica delle altre real­tà locali.

Se Casamicciola vuole trasformare il suo porto in approdo turistico attrezzato, anche Ischia vuole un porto turistico ad Ischia Ponte, mentre una po­litica per un unico sistema portuale dell'isola non si costruisce ed il porto d'Ischia è contemporanea­mente porto turistico, commerciale e peschereccio, mentre Casamicciola, Forio e Sant'Angelo stanno costruendo tre porti commerciali che i tre Comuni vorrebbero trasformare in altrettanti ap­prodi turistici.

Credo invece che, per lavorare nella giusta pro­spettiva di un comune unico per l'isola d'Ischia, bisognerebbe offrire esempi concreti di decentra­mento amministrativo, comportamenti nei fatti e non nelle sole parole di volere anche lo sviluppo delle altre località dell'isola, perché altrimenti diviene legittimo il sospetto che si vogliano distrug­gere le altre località amministrative isolane per la­sciare il posto ad una direzione politica che pense­rà esclusivamente alla ulteriore valorizzazione del contestato capoluogo.

Ed allora bisognerebbe puntare a dare inizio ad una politica di intercomunalità (cosa che i comuni toscani e lombardi hanno fatto fin dagli anni '60), senza attendere più una nuova legge comunale e provinciale che deve arrivare e che non arriva mai. Una politica intercomunale potrebbe avere inizio con conferenze periodiche dei sindaci e dei consigli dei sei comuni per discutere di problemi d'in­teresse generale, anche convocando congiunta­mente i sei consigli comunali e dibattendo sui pia­ni regolatori, sui piani paesistici, sulle linee di svi­luppo turistico e cosi via.

Insomma il comune unico deve nascere dai fat­ti e dai comportamenti degli amministratori che devono trasmettere ai loro amministrati la fiducia in un nuovo assetto amministrativo unitario per

tutta l'isola, tenendo conto delle esigenze di svi­luppo delle singole realtà storiche municipali, non aggregando gli altri comuni al "capoluogo"che oggi attua veramente una politica "protezionisti­ca" nel suo esclusivo interesse. Ciascun Comune deve avere uguale dignità.