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Vento alla vela

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La navigazione a vela è uno dei più antichi sistemi di locomozione del mondo, ma fino al XX secolo la sua tecnica è rimasta del tutto empirica. Solo recentemente, grazie soprattutto allo sviluppo degli studi aereodinamici, sono stati fatti enormi progressi nel perfezionamento della forma delle vele. Con le vele di taglio, infatti, sarebbe possibile addirittura raggiungere una velocita’ superiore a quella del vento, se non lo impedisse la forte resistenza all’avanzamento dell’acqua. Infatti nel caso delle slitte a vela su ghiaccio e’ stata raggiunta una velocità di 150 Km/h. con un vento che soffiava alla velocità di soli 80 Km/h.. La rapida diffusione dello Yachting, dopo il secondo conflitto mondiale, ha portato a rapidi e decisivi progressi sia nella costruzione degli scafi che nella tecnica di fabbricazione delle vele.

Le novità più importanti hanno comunque riguardato le vele: con l’adozione, per quelle più grandi, delle forme “Marconi” triangolari, molto alte e strette, che ne avvicinano il comportamento aereodinamico a quello delle ali di un aereoplano; con l’impiego di fibre sintetiche più resistenti all’umidità e all’usura ma soprattutto più leggere; con l’utilizzo di un nuovo tipo di fiocco a pallone detto Spinnaker; con l’uso di alberi e attrezzature di leghe d’acciaio ad altissima resistenza e di leghe leggere. Tanto da consentire agli yachts da corsa di mantenere, con venti forti, velocita’ di 14 nodi e di raggiungere addirittura, in casi limite, velocita’ di 20 nodi. (n.b. le distanze in mare si misurano in miglia marine = 1852 metri e le velocità delle imbarcazioni in nodi, non vi è nessuna differenza ma è sicuramente più pratico indicare una velocità dicendo “ 10 nodi” anzichè “10 miglia marine”). Lo sport della vela ha sicuramente contribuito in modo determinante all’evoluzione e al progresso della navigazione a vela con l’impiego nella progettazione degli scafi e dell’armamento velico e nella costruzione delle barche di materiali sofisticati mediati certamente dall’industria aereonautica.

La vela, come sport, fa la sua apparizione nel XVI secolo in Olanda dove, nel secolo seguente, già si contavano migliaia di velieri da diporto. Il primo circolo velico del mondo fu fondato in Irlanda con il nome di “Water Club of the harbour of Cork”, con l’intento di organizzare ogni mese passeggiate veliche collettive. Presto si comincio’ a gareggiare e cosi’ nacquero le prime regate, fra cui l’America’s Cup, nel 1851, che tuttora rimane la più importante e, negli ultimi anni, anche la più seguita, soprattutto grazie alla televisione. Per noi italiani la prima sfida di “Azzurra”, la barca timonata da Cino Ricci, nel 1983, contro gli sfidanti agli imbattibili americani che in 132 anni non avevano mai perso la Coppa, rappresentò certamente l’occasione per conoscere la più antica e prestigiosa regata del mondo. Nel 1992 le imprese del “Moro di Venezia”, prima contro un esercito di sfidanti, poi contro New Zeland, e infine nella sfortunata sfida al defender American Cube, ci hanno fatto sognare e vivere, come dicevo grazie alla televisione, seduti in una comoda poltrona di casa, le peripezie veliche di Paul Cayard e del suo equipaggio e ci hanno fatto sentire tutti un po’ velisti. Poi “Luna Rossa”, timonata dal napoletano Francesco De Angelis, in Nuova Zelanda , con le sue vittorie nelle qualificazioni e la sfortunata sfida al defender neozelandese, ha riportato nelle nostre case un’altra grande stagione di vela e sicuramente una maggiore conoscenza di questo fantastico mondo. Tre anni dopo Luna Rossa ci riprova, e l’Italia schiera due sfide, c’è anche Mascalzone Latino. Il 2003 non è un anno fortunato per la vela italiana ma lo è invece per una straordinaria new entry, la svizzera  Alinghi del miliardario di origini romane Ernesto Bertarelli, un dream team formato in grande parte dagli  ex vincitori neozelandesi. Alinghi stravince sia la Louis Vuitton Cup che la XXXI America’s Cup. La vittoria di Alinghi riporta il trofeo in Europa e per la prima volta in Mediterraneo, a Valencia. Nel 2007 si svolge una storica XXXII Coppa America, con tre sfide italiane (record e maggiore presenza): Luna Rossa Challenge (Yacht Club Italiano), Mascalzone Latino Capitalia (Reale Yacht Club Canottieri Savoia) e +39 Challenge (Circolo Velico Gargnano).

Migliore degli Italiani è ancora una volta Luna Rossa che viene sconfitta nella finale della Louis Vuitton Cup dal Team New Zealand .

La 32ª Coppa America vede di nuovo contrapposti gli stessi team della precedente edizione, ma a ruoli invertiti: Alinghi come detentore, Team New Zealand come sfidante. Vince ancora  Alinghi, timonata da Ed Baird che difende con successo la Coppa sconfiggendo per 5-2 i neozelandesi.

Per la 33ª Coppa America invece, sempre nelle acque di Valencia, al via due mostri tecnologici: un catamarano ultra leggero per Alinghi, timonato da Ernesto Bertarelli, e un trimarano dotato di un avveniristico albero alare, timonato da James Spithill, per BMW-Oracle Racing. Lo strapotere degli americani risulta subito evidente sin dalle prime battute. Il risultato è netto: 2 a 0 per il team di Larry Ellison. E’ la fine della America’s Cup della tradizione! Si entra nel futuro! Con catamarani super tecnologici in grado con pochi nodi di vento di raggiungere velocità ragguardevoli: inizia  una nuova era della Coppa  America,  che diventa  uno sport estremo, in grado di offrire, senza ombra di dubbio, il più grande spettacolo marino del mondo!

La nascita dello sport velico in Italia risale al 1852 quando, per iniziativa del marchese Ludovico Trotti, venne fondato sul lago di Como il "Regate Club". L'1 gennaio 1879 venne costituito a Genova il Regio Yacht Club Italiano (rimasto attivo fino al 1912) e l'8 agosto 1880 si corse a La Spezia la prima regata nazionale con la partecipazione di ben 177 equipaggi. Tra il 1913 e il 1918, su iniziativa del RYCI ebbe vita l'Unione Nazionale della Marina da Diporto (UNMD) per "coordinare e disciplinare l'attività dei circoli velici". L'UNMD si trasformò, nel 1919, nel Regio Yacht Club Italiano. Nel 1927 il CONI riconobbe il RYCI modificandone nel 1928 la denominazione in Federazione Italiana Vela (FIV). Nel 1933 la FIV assunse il nuovo nome di Regia Federazione Italiana della Vela (RFIV) e trasferì la sede a Roma. Nel primo dopoguerra, il 25 aprile 1946 venne eletto a Roma il Consiglio di reggenza che, il 16 novembre 1946, indisse a Firenze il Congresso nazionale delle Società veliche. Il Congresso costituì l'Unione Società Veliche Italiane (USVI) riportando la sede dell'organismo a Genova (Porticciolo Duca degli Abruzzi). Infine il 5 dicembre 1964 l'USVI tornò all'antico riprendendo il nome di Federazione Italiana Vela (FIV).

La vela, grazie alla diffusione di circoli velici in ogni regione italiana e alla possibilita’ di praticarla in mare e in lago, è senza dubbio uno sport  alla portata di tutti. Si può iniziare a veleggiare sotto la guida di esperti istruttori già all’eta’ di 8/10 anni. Si inizia con delle barche scuola tipo “caravelle” e poi si passa a regatare da soli su delle entry-level, a deriva mobile, gli “Optimist”,  piccoli gusci studiati appositamente per i ragazzi per fargli prendere confidenza con il mare e il vento. Si passa poi a barche più impegnative come il Laser, il Dinghy per poi arrivare al Finn{barca di classe olimpica}, imbarcazioni tutte singole armate di sola randa. I corsi di vela vengono effettuati normalmente su derive, e si articolano in lezioni pratiche e teoriche e in varie uscite a mare da parte degli allievi sotto la sorveglianza dell'istruttore e i suoi assistenti. I corsi prevedono l'insegnamento della nomenclatura di base, il corretto armamento della barca, la sua condotta, le andature rispetto al vento, la virata tecnica, l'abbattuta o strambata, la metereologia e le emergenze a mare. Con la pratica costante si passa poi alla condotta di barche piu’ tecniche (il 4.20, il 4.70 ecc.), sempre a deriva mobile, in cui l’equipaggio e’ composto da due persone: un timoniere, addetto alle manovre, e un prodiere, addetto alle vele che, in questo caso sono ben tre : la randa, il fiocco e lo spinnaker. Queste imbarcazioni sono molto veloci e hanno una stabilità relativa che, in caso di venti forti, deve essere controbilanciata dall’abilita’ nelle manovre e dal peso del corpo dell’equipaggio. Questo fa ben capire come sia importante essere degli atleti ben preparati ed agili nelle manovre veloci e correnti, necessarie nella conduzione di una barca a vela, specialmente in regata. Ad esclusione delle piccole barche a deriva, la quasi totalità delle imbarcazioni a vela sono provviste di una consistente zavorra situata nella parte bassa dello scafo sotto la chiglia che talvolta assume l’aspetto di un bulbo (carena a bulbo). La funzione di questa massa pesante e’ quella di ridurre il pericolo di rovesciamento (scuffia), abbastanza facile per le derive, a seguito della pressione esercitata dal vento sulle vele. Il tipo di velatura oggi piu’ comune e’ denominato “velatura Marconi”. Si compone di vele triangolari, di cui una molto grande “fiocco”,situata a proravia dell’albero. L’altra, più piccola “randa”, posta a poppavia dell’albero, è provvista di un’asta orizzontale (boma) in cui è inserita la sua base. Una speciale vela, usata prevalentemente nelle imbarcazioni da regata, è lo  “Spinnaker”, un grande pallone triangolare a forma di paracadute. Viene issata e bordata a proravia dell’albero, sul lato opposto della randa, e il suo scopo è quello di sfruttare maggiormente il vento quando questo soffia a poppavia di traverso. Si ottengono in tal modo velocità particolarmente elevate. Come abbiamo visto lo sport della vela presuppone una buona conoscenza tecnica di tutti i problemi relativi non solo alla conduzione della barca e alla manovra delle vele ma un’ottima conoscenza dei venti e del mare. Il rispetto e  l’armonia che ciascun velista saprà instaurare con il mare e il vento, questi due formidabili elementi naturali, renderanno senza dubbio la pratica della vela non un hobby, non soltanto uno sport, ma una filosofia di vita.