Ricostruire, ricercare, saper ascoltare per dare nuovamente un’essenza, la scultura è inevitabilmente un processo costruttivo ed in questo caso l’operazione avviene muovendosi percettivamente.
L’uomo contemporaneo si distacca sempre più dalle forze primarie, chiudendosi in un microcosmo artificiale ed apparentemente confortevole. L’artista potrebbe essere l’unico capace di ricostruire una natura artificiale ma che abbia in sé l’ancestrale, la venerazione di una madre terra troppe volte rinnegata.
La ricostruzione di un’icona primordiale può avvenire non solo tramite il legno, la corda o la pietra ma anche attraverso la forma: la cavità, sagoma accogliente e fertile, forma antica usata da sempre. L’idea di legare o cucire, avvicinare due elementi, simili o diversi, forzandoli in una convivenza, un artificio che può apparire naturale, ha come unico scopo il ricongiungimento, riunire quello che si è distrutto, ritornare ad un’integrità, conservando le fratture, rendendole punti di forza.
Ciro Chianese (1989) è un giovane artista partenopeo, dopo la laurea in scultura con il massimo dei voti, continua la sua formazione artistica in vari ambiti e contesti europei con pubblicazioni e riconoscimenti.
Attualmente frequenta il biennio di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, oltre ad esperienze come docente liceale, è attivo in varie iniziative artistiche sul territorio.