All'improvviso, uno scopre - o, meglio ancora, conferma - qualcosa che sempre aveva intuito: l'arte come patria. E, nel mio caso, come patria mediterranea. Luce, colori, linee, forme, sentimento di esaltazione, vitalità esuberante, storia, sensualità, cultura, invece, dei vincoli giuridici storici ed affettivi che ordinano come nazione la terra dove si nasce. Perché noi mediterranei non nasciamo in un luogo, città o paese, nasciamo in un sentimento, in una sensazione, in una cultura, in una forma di essere, in una filosofia che non ha più legge che quella dell'anima che, colma di sensualità, di creatività e di colori, dà vita ad un'arte di forme e di luci, che sentiamo - più che comprendiamo - e con la quale vibriamo perché è la nostra, la manifestazione esterna della nostra vita, della nostra patria. E, così, è indifferente dipingere in Almeria - come facevano "Los Indalianos" (gruppo di pittori spagnoli, creato in Almeria, nel 1945 da Jesùs de Perceval, n.d.t.) - che in Alessandria, noi Cicladi o in Ischia, come fa Mario Mazzella: la patria sempre è la stessa.
Riprendendo un articolo di Fausto Romero mi piace introdurre mio padre: Mario Mazzella.
Un uomo semplice, discreto, magro, che non avrebbe richiamato la nostra attenzione se non fosse perché, da quel corpo così asciutto, è scaturita una incontenibile - ed incontenuta - ricchezza di sensazioni che, grazie alla capacità delle sue mani per dare forma a quello che sente la sua anima, si trasforma in arte. Tutto sta in funzione dell'uomo, ed il resto è l'ambiente dove vive l'uomo. E’ la semplicità, la sincerità che trapela dalle sue tele. E’ il vissuto, il senso di appartenenza alla sua terra e alla famiglia, è l’identità dei luoghi che lo hanno cresciuto, la profonda conoscenza della tradizione che si manifestano nei suoi disegni. L’arte è la sua vita e la sua vita diviene arte.
Per questo motivo ritengo che solo ripercorrendo la vita di questo artista si può pienamente intendere il significato delle sue immagini.
Mario Mazzella nasce ad Ischia (NA) nel 1923. All'età di tredici anni apprende le prime nozioni presso lo studio del pittore rumeno John Pletos, morto ad Ischia nel 1938 il quale scoprì nel bambino del talento ed invitò la famiglia a farlo proseguire negli studi senza sacrificare il lavoro di piccolo falegname di bottega.
Nel 1940 dà inizio agli studi al liceo artistico di Napoli, sotto la direzione del maestro Emilio Notte. Con lo scoppio della guerra è arruolato nella Regia Marina. Nel ‘45 tornò nell’isola natia, per quanto vicina sempre sognata insieme a Mamma Carmela. L’epoca della guerra e i bombardamenti concorrono a imprimere nella mente del Mazzella un immagine emblematica e ricorrente nelle sue opere: l’abbraccio di madri e figli. La maternità sarà un tema sempre caro nella pittura del Mazzella.
Nell’isola provata dal conflitto regna una miseria senza eguali ma dominata con grande dignità. Il giovane Mario inizia a ritrarre all’aperto gli uomini del commando John Whyte. Sarà fermato perché il suo precario atelier sorge in zona militare. Grazie al paterno intervento del vescovo di Ischia, S.E. Mons. Ernesto De Laurentis, sarà liberato, e avrà la facoltà di poter accedere nel salone delle antiche terme comunali e di continuare a ritrarre ufficiali inglesi. In un isola la cui base navale inglese (1943) ed il Rest Camp (1944) saranno motori di un economia indigena inesistente, il Mazzella rasserenato dai primi guadagni comincia a considerare l’architettura locale e la riporta con l’aggiunta di semplice scene quotidiane; il tutto caratterizzerà uno stile personalissimo prima di una cromia aggressiva poi sempre più pacata.
Nel 1944-45 insegna Storia dell'Arte presso la sezione del Regio Liceo classico, "Umberto I" di Napoli distaccata in Ischia. Successivamente insegna disegno tecnica ornato e storia dell’arte presso il vescovado di Ischia, fucina dei futuri professionisti ed intellettuali ischitani. Insegnerà nelle scuole medie di Ischia e collaborerà come disegnatore presso lo studio tecnico dell’Ing. Albano. Da questo momento in poi dipingerà senza pause vivendo tutte le vicissitudini economiche e sociali della sua isola. E sono scene di vita quotidiana una vita dura, travagliata ad essere raffigurate nelle sue tele. Il personaggio ricorrente dei suoi quadri è il suo vicino, sono i personaggi del “mito domestico”, Carminiello il pescatore, Giuseppe il carrozziere, le portatrici d’acqua, i piccoli scugnizzi del Borgo.
Dal 1947 partecipa alla vita artistica nazionale ed internazionale, con mostre personali, presenze in collettive e rassegne.
Nel 1956 il regista Mario Camerini gli affida il compito di scegliere i volti femminili per la pellicola “Suor Letizia” con Anna Magnani.
Negli anni ‘60 è tra coloro che hanno attivamente contribuito alla conservazione del patrimonio artistico, culturale e naturale dell’Isola. Ed è proprio la volontà di preservare la sua terra dall’inevitabile metamorfosi turistica, sotto certi aspetti catastrofica, che colloca il Mazzella, secondo alcuni, come un artista senza tempo.
La sua attività di artista si intensifica notevolmente ed inizia ad esporre nelle principali città italiane: Napoli, Roma, Firenze, Milano. In Europa e negli Stati Uniti d'America: Zurigo, Ginevra, Malta, Banberg, Norimberga, Berlino, Bonn, Strasburgo, Luxemburg, Dubrovnik, Siviglia, Marseille, Londra, Parigi, New York e Tokyo.
Ottiene premi e riconoscimenti di rilievo, tra cui: nomina a Cavaliere della Repubblica, per meriti professionali. Professore d'arte "H.C" (honoris causa) dell'istituto d'Arte "G. Morandi" di Fidenza.
La fama, i riconoscimenti internazionali tuttavia, non allontanano l’artista dalla sua terra, dalla sua gente che per rispetto lo chiama “il professore”. La popolarità di questo artista è ciò che senza dubbio permette di definirlo “il pittore ischitano”. E la sua arte diviene arte del popolo, emblema dell’architettura ischitana e dello stile mediterraneo. Uomo popolare di grande semplicità vissuto di arte, di un arte che sa valorizzare il territorio e la cultura locale, è stato spesso consultato dalle amministrazioni municipali e dalla diocesi isclana per pareri artistici occupandosi di restauri e progettazioni artistiche.
Vari critici, scrittori, giornalisti e amici dell'Arte hanno scritto del suo lavoro: M. Stefanile, B. Passarin, E. Ranucci, C. Barbieri, A. Schettini E.K. Koberwitz, G. Mandel, S. Krauthenko, R.M. De Angelis, F. Perche, C. Valmante, H. Weiss, R. Franchini, E. Giuffredi, A. Garise, F. Legrottaglie, A. Ovino, T. Tagliabue, M. Miserocchi, F. Cimara, D. Rea, E. Malagoli, N. D'Antonio, S. Isolabella, P. Pomilio, L. Piroli, Fausto Romero-Miura, I. Marino, T. Della Vecchia.
Recensito da molti quotidiani, riviste e in moltissimi volumi d'arte: dal Quadrato al Comanducci al Bolaffi, l'Enciclopedia Universale della Pittura Moderna. Ediz. SEDA e l'Archivio Storico degli Artisti Italiani del 900 - Volumi 10 - Istituto Editoriale d'Arte S.R.L. Milano.
Personaggi del mondo politico, dello spettacolo, professionisti, nazionali ed internazionali, Pinacoteche, Enti culturali collezionano sue opere.
Il materiale biocritico su M. Mazzella si trova presso l'archivio per l'arte del Novecento di Firenze, l'archivio Biografico e Storico artisti italiani contemporanei della Galleria Nazionale d'arte Moderna e Contemporanea in Roma, e l'archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia.