Ischia News ed Eventi - Quattro secoli di storia gloriosa convertiti in discarica abusiva

Quattro secoli di storia gloriosa convertiti in discarica abusiva

Rubriche
Typography

Viaggio nelle macerie del Pio Monte della Misericordia di Casamicciola

L’inizio

“Fluent ad eum omnes gentes”. E’ un passo del profeta Isaia. Fu scelto da 7 nobili napoletani  che si riunirono – in tempo di Controriforma della Chiesa cattolica -  il 19 aprile 1602 sulla collina di

Posillipo  per esercitare le Sette Opere della Misericordia corporale (dar da mangiare agli affamati, bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti). Quel versetto di Isaia racchiudeva magnificamente gli scopi dell’istituzione benefica: “Correvano a lui tutte le genti”. Chiamarono così l’Istituzione “Pio Monte della Misericordia”
Per esercitare  la quinta opera di Misericordia i fondatori dell’ente – che si dettero uno statuto con un capo che   assumeva  il nome di “Soprintendente” con 7 “Governatori” ciascuno addetto ad un’opera di Misericordia –sulla scorta del libro di Julio Jasolino del 1588 sulle  benefiche acque termali dell’isola d’Ischia  decisero di impiantare un “ospedale” per curare i poveri bisognosi con le acque miracolose della fonte del Gurgitello, quella che Jasolino “aveva felicemente esperimentato” nel 1604 a Casamicciola sul luogo stesso della sorgente ed in quella che già allora veniva chiamata “Piazza dei Bagni del Gurgitello”.
Il piccolo ospedale di anno in anno si ingrandiva tanto da diventare imponente nel XVII secolo ma il terribile terremoto del 28 luglio 1883 distrusse completamente il palazzo. C’è una bella fotografia di Henry James Johnston-Lavis, vulcanologo inglese a Napoli che  stava studiando l’isola d’Ischia, all’indomani del terremoto del 1883 che dà una idea precisa dell’importanza del complesso. La vita  e l’opera di Johnston-Lavis è stata raccontata, insieme a quelle di Francesco Genala, Luigi Palmieri, Michele Stefano de Rossi, Giuseppe Mercalli e Giulio Grablovitz. Nel libro di Giuseppe Luongo, Stefano Carlino, Elena Cubellis, Ilia Delizia, Francesco Obrizzo, dal titolo: “Casamicciola Milleottocentoottantatre”  edito da Bibliopolis (2011).

Il terremoto del 1883-la ricostruzione

La storia del terremoto è straordinariamente descritta nella monumentale monografia del Servizio Sismico Nazionale del 1999 “Il terremoto  del 28 luglio 1883 a Casamicciola nell’isola d’Ischia” curata soprattutto dagli autori citati. La “ricostruzione mancata” di Casamicciola è descritta in un altro volume del 2006 sempre degli stessi autori ai quali il Comune non ha MAI conferito la cittadinanza onoraria come meritano.
Dopo il 28 luglio 1883 l’Ente Pio Monte della Misericordia decise  di ricostruire in “più ferma sede” l’ospedale anche per dare un contributo – che fu decisivo – alla “resurrezione” di Casamicciola. La progettazione del nuovo stabilimento che doveva essere “grandioso” fu affidata all’ing. Giuseppe Florio “il quale propose un organismo a padiglioni terranei in struttura metallica rivestita in muratura, in linea con le prescrizioni edilizie varate dal governo per una località ad alto rischio sismico com’era Casamicciola” scrive Ilia Delizia nel  volume “Therme di Casamicciola” (1998). L’area  da occupare nella zona della Marina per il  nuovo edificio era di 25mila mq. La superficie coperta di circa 50mila Mc.
La previsione di spesa era  di circa un milione e mezzo di lire del 1883 che corrispondevano nel 1998 a circa 10miliardi delle vecchie lire. L’opera maestosa fu iniziata nel 1889 e terminata 12 anni dopo del 1895 sotto la direzione dell’ing. Nicola Breglia. Fu inaugurato, come ricordava una lapide oggi posta a Napoli nella sede del Pio Monte della Misericordia al n. 253 di Via dei Tribunali, “nel nome di Dio al caritatevole ufficio lo stesso giorno, dello stesso mese” del terremoto del 1883 come estremo simbolo della “ricostruzione”.
“Come si evince dalla vastità del programma – scrive Ilia Delizia – e dalle finalità sociali dell’opera, la riedificazione del Pio Monte rappresentò non solo il momento più impegnativo della ricostruzione di Casamicciola seguita al terremoto del 1883 ma, cosa più importante, assicurò la continuità con la tradizione del termalismo sociale attivo in Casamicciola fin dagli albori del Seicento”. Ma per avere un’idea dell’importanza di Casamicciola nel ‘ 700 e nell’800, per apprendere la bellezza del patrimonio storico ed architettonico dell’intera isola d’Ischia bisogna leggere e consultare come una Bibbia il testo fondamentale di Ilia Delizia, “Ischia, l’identità negata” (ESI-1987) ed amare ogni angolo dell’isola.

L’importanza nel XX secolo

Per circa un secolo quel complesso fu non solo la più importante struttura ricettiva e curativa di Casamicciola ma fu la più importante struttura civile dell’intera isola d’Ischia . Si tenevano riunioni e convegni, spettacoli musicali e teatrali. Nel 1950 – come è riportato nelle Memorie postume del sindaco di Lacco Ameno, Vincenzo Mennella – si tenne un convegno fondamentale sotto l’alto patronato del Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi,   dal quale “nacquero le direttrici fondamentali del futuro sviluppo dell’isola d’Ischia”.
La chiusura e la distruzione

Nel 1973 la chiusura per ragioni di bilancio dell’Ente. Nel 1983 la vendita del “diritto di superficie” a privati e l’inizio della rovina. Un mare di cause civili. Qualche decina di atti pubblici. Qualche decina o forse centinaia di cause.
A circa 40 anni dalla chiusura cosa rimane di quel complesso? Cosa resta di 4 secoli di Storia?
Siamo andati a vedere cosa rimane con l’ing. Angelo D’Abundo per documentare meglio il nostro appello nei “Luoghi del cuore” del FAI (Fondo Ambiente Italiano) per recuperare il complesso ed avviare una  terza “ricostruzione”– dopo il 1604 ed il 1889 – perché siamo convinti  che quel complesso è  il “cuore” e la “mente” per una riqualificazione urbana di Casamicciola e per aprire nuovi settori all’economia turistica dell’intera isola d’Ischia capaci di dare nuova occupazione soprattutto giovanile. Mai come in questo caso  il recupero della Memoria Storica si sposa perfettamente con lo Sviluppo Economico e Sociale.

Il viaggio nelle macerie

Arriviamo con Angelo nella prima pineta. Qualche vecchia cartolina di Casamicciola degli anni ‘ 30 ce la presentava con i bambini della colonia  perché l’Ente Pio Monte della Misericordia nel 1902 costituì proprio a fianco del monumentale edificio l’“opera delle giovinette” in un altro edificio che c’è ancora e che è un orfanotrofio ed un asilo per bambini gestito da suore il che rafforza il ruolo fondamentale che svolgeva quest’Ente quasi come  un “Comune nel Comune” più importante dello stesso Municipio. Questa pineta è stata espropriata dal Comune negli anni ‘ 80 ma non sono stati perfezionati gli atti. L’Ente Pio Monte ha vinto la causa col Comune che deve dare circa 3 milioni di euro.
Oggi parte della pineta è un rudimentale parcheggio che il Comune adibisce anche a “provvisorio” mercato per gli ambulanti. Un’altra parte della pineta è destinata a piccolo parco giochi per i bambini. La casina è destinata a circolo per gli anziani ed ai tifosi del Calcio Napoli per vedere le partite.
Entriamo nell’edificio attraverso un “buco” nel muro perimetrale. Ci avviamo verso l’ispezione per quanto possiamo. La spoliazione è stata TOTALE. Sono stati divelti tutti i marmi  dei  pavimenti che arrivarono appositamente da Carrara e così le vasche sono state trafugate e quelle rotte abbandonate come materiale da buttare. La statua del Cristo Redentore che c’era in un giardino interno è stata DISTRUTTA. Il salone di ingresso, dove si tenevano i convegni e gli spettacoli teatrali, non esiste più. Depredata, distrutta, cancellata, la bella Cappella e la statua della Madonna della Misericordia è stata portata a Napoli nella sede di Via dei Tribunali. Della Cappella resta qualche cartolina che si può trovare in molti testi su Ischia e presso gli apposionati.Così della statua del Cristo Redentore, delle stanze del Governatore, dei refettori, delle camerette, degli ampi saloni. Gli spazi interni un tempo giardini oggi sono ricettacoli di immondizia di ogni genere. Notiamo che  gli spazi sono stati utilizzati anche per alloggio provvisorio. Impossibile entrare nei giardini interni per la vegetazione selvaggia. Cumoli di immondizia in ogni posto. Sembra una res nullius, una casa di nessuno, in completo abbandono. Non c’è più alcuna traccia di Storia, di quello che era il “maestoso” edificio.
L’altra pineta – quella interna – è stata distrutta ed addirittura pavimentata con l’asfalto. Il portare seicentesco posto proprio accanto alla pineta interna – l’unica testimonianza dell’antico stabilimento  di Piazza dei Bagni – sta per  crollare. In questa seconda pineta il Comune autorizza spettacoli teatrali e le locandine promozionali indicavano il luogo come “nella pineta delle antiche terme”. Le terme non ci sono più. Probabilmente non c’è più il grande acquedotto di circa 500 metri che dalla sorgente di Piazza dei Bagni adduceva l’acqua termale giù  nell’edificio. La “torre” dell’acquedotto è occupata nei locali sottostanti dalla  ,probabilmente, società che gestisce la nettezza urbana per deposito di attrezzi. Lo stabilimento delle sorgenti di piazza dei bagni sta crollando.
Restiamo senza parole. Ammutoliti di fronte ad uno sfacelo simile. Ci interroghiamo su come si può recuperare, di quanto denaro occorrerebbe, da dove cominciare.
Angelo – che è ingegnere e che è stato dirigente industriale dell’ENI – dice che “quattro secoli di storia gloriosa sono stati convertiti in una discarica abusiva”.

Fine del viaggio ed il volo del Colibrì

“Fluent ad eum omnes gentes”. Correvano da lui tutte le genti. In fondo “l’opera dei bagni termo-minerali di Casamicciola” che il Pio Monte ha esercitato per circa 4 secoli si è trasformata. Da lui accorrevano tutte le genti. In un’azione di selvaggia, rozza, volgare e chi più ne ha più ne metta di aggettivi dispregiativi , spoliazione  di ogni cosa che potesse servire e poi il tutto è stato abbandonato in una indifferenza della popolazione locale. Ormai sono passati 40 anni dalla chiusura. Nella memoria collettiva delle due ultime generazioni non c’è più memoria di quel complesso. Questi ruderi sono parte del paesaggio. Le guide delle barche che fanno il giro dell’isola per migliaia di turisti da mare illustrano il “complesso in abbandono da anni”.
Possiamo cambiare la Storia? Ci può essere un “rinascimento”?
Angelo ha visto e vissuto in tre Continenti ma uno scempio del genere non l’ha mai visto. Andiamo via con molta amarezza.Questa sera abbiamo un incontro con gli altri membri del Comitato Promotore –.Caterina Iacono, Franco Borgogna, Gianni Vuoso, Lucilla Monti – per incrementare la campagna di adesione ai “Luoghi del cuore” e per cominciare a studiare le carte, una montagna di carte fra atti giudiziari ed atti notarili ed iniziare anche a predisporre un piano di fattibilità. Partiamo con il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà.
Gianni Vuoso, anni fa, mi fece conoscere la favola del Colibrì, il piccolo uccello dell’America centro-meridionale.
“Un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all’avanzare delle fiamme tutti gli animali scapparono e cercarono rifugio nelle acque del grande fiume. Mentre tutti discutevano sul da farsi un piccolissimo Colibrì si tuffò nelle acque del fiume e dopo aver preso nel becco una goccia d’acqua incurante del gran caldo la lasciò cadere sopra la foresta invasa dal fumo.Il Colibrì continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d’acqua che lasciava cadere sulle fiamme. Il leone lo chiamò e gli disse: “cosa stai facendo?”. L’uccellino gli rispose:” Cerco di spegnere l’incendio!”. Il leone si mise a ridere. Ma l’uccellino continuò fino a quando tutti gli animali della foresta, dimenticando i vecchi rancori, lo seguirono per spegnere l’incendio che fu domato.
Il leone chiamò il piccolo Colibrì e gli disse: “Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti ma pieni di coraggio e di generosità. Oggi ci hai insegnato che anche una goccia d’acqua può essere importante e che “insieme si può” spegnere un grande incendio”.

Qualche volta le favole  possono diventare realtà.

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Casamicciola, 13 ottobre 2012

Pio MontePio MontePio MontePio MontePio MontePio Monte