Serata ricca di emozioni quella di ieri, mercoledì 2 luglio 2014, al Castello Aragonese di Ischia per la quinta giornata dell’ Ischia Film Festival, ideato e diretto da Michelangelo Messina.
Ad aprire la kermesse Anna Procaccini che ha introdotto il film “Almeno io Fo…à”, di Alan Bacchelli e Lorenzo Degli Innocenti, regalando al pubblico del Festival i propri ricordi, anche molto personali, del marito nonché straordinario attore, sceneggiatore e regista Arnoldo Foà.
«Questo film- ha spiegato Anna Procaccini- è nato con voglia la di raccontare sia la vita privata che la vita lavorativa di Arnoldo attraverso i punti di vista delle varie persone che lo hanno conosciuto ed hanno avuto modo di lavorare con lui. Sono molto contenta - ha continuato la moglie del regista emiliano - di essere qui ad Ischia questa sera a presentare il film perché mio marito era legatissimo a quest’isola, iniziò a frequentarla alla fine degli anni 50’ e se ne innamorò follemente, da allora ci è tornato diverse volte fino al 2006 quando io stessa lo accompagnai qui all’Ischia Film Festival; sono particolarmente emozionata perché quest’isola e questo festival mi riportano alla mente tanti magnifici momenti di vita vissuta con Arnoldo quindi un grazie particolare agli organizzatori per avermi invitato anche quest’anno».
Altro appuntamento imperdibile è risultato essere quello con il regista Davide Ferrario che ha presentato il film “La luna su Torino”. La storia di questo lungometraggio si impernia su tre personaggi principali che vivono nella stessa casa e su un’idea che Ferrario segue fin dai suoi esordi: quella della vita sul quarantacinquesimo parallelo (che attraversa Torino e gran parte della pianura padana). Il quarantacinquesimo parallelo – a metà strada tra il polo e l’equatore – diventa metafora del vivere in equilibrio e possiede la magia della suggestione nascosta nella normalità.
«Ho deciso di fare questo film- ha dichiarato Ferrario- perché sentivo fortemente l’esigenza di parlare dei problemi del vivere oggi. Ho cercato di sdrammatizzare la durezza della trama usando uno stile leggero: ho voluto insomma esprimere dei concetti importanti con la levità di una mongolfiera. Per quello che concerne questo Festival e queste location tengo a sottolineare- ha concluso il regista- che sono rimasto senza parole per la bellezza di quest’isola e per le grandi intelligenze che si muovono attorno ad esso; testimonianza che in Italia, sia al nord che al sud, ci sono tanti luoghi e tante persone che potrebbero, con il minimo sforzo, contribuire alla ripresa di questo paese».
Inoltre ha catturato l’attenzione di una grandissima fetta di spettatori l’introduzione del docu-film “In viaggio con Cecilia” di Mariangela Barbanente e Cecilia Mangini, straordinaria documentarista pugliese classe 1927.
Cecilia Mangini e la sua co-regista Mariangela Barbanente, attraverso un film on the road, raccontano com’è cambiata la Puglia, loro terra d’origine e tema centrale dei documentari realizzati da Cecilia Mangini, negli ultimi quarant’anni. Dal documentario si evince chiaramente che Taranto è una città in ostaggio dell’inquinamento prodotto dall’acciaieria Ilva. Come guardare all’industria che riscatta una terra, che la traina fuori dalla sua dimensione arcaica, ponendola, però, in un presente crudele e contraddittorio?
«Questo documentario - ha spiegato Cecilia Mangini - è una vera e propria denuncia contro le istituzioni che sono rimaste a guardare una situazione in cui centinaia di persone si sono ammalate e sono morte senza che gliene venisse riconosciuta la causa reale. Ho ritenuto dunque doverono, da documentarista, riportare ancora una volta alla luce alla luce questa situazione tragica che vivono sia i cittadini di Taranto a causa dell’inquinamento dell’Ilva. Ritengo - ha continuato la documentarista - che questo problema non è ristretto solo alla Puglia ma anzi è una piaga grande per l’intera Italia che non può più far finta di nulla difronte ad una situazione così importante e soprattutto grave; Io - ha concluso la Mangini - probabilmente, data la mia veneranda età, non riuscirò a vedere il ribaltamento di questa situazione, ma sono certa che prima o poi accadrà e nel momento in cui ciò avverrà sarò contenta se mi penserete».
Grande successo di pubblico e critica per la prima nazionale del film della regista cinese Wu Qing “Ashes to ashes”.Il film tratta la storia di un vecchio taciturno e di un giovane ed esuberante ragazzo che iniziano un lungo viaggio insiemeper cercare le proprie rispettive famiglie.
«Ringrazio l’Ischia Film Festival - ha detto Wu Qing - per avermi dato la possibilità di essere qui stasera per presentare il mio film ed unitamente di visitare un posto così meraviglioso; i luoghi delle riprese del mio lungometraggio sono molto simili ad Ischia perché, come essa, sono selvaggi ma allo stesso tempo pieni di cultura, musica e storia. Attraverso questa pellicola - ha concluso la regista cinese - mi auguro essere riuscita a stimolare tanti spettatori europei a visitare i magnifici luoghi che si vedono nel mio film: insomma una vera e propria sponsorizzazione alla mia terra».
Anche il lungometraggio “Things we do for love”, del regista finlandese Matti Ijas, ha riscosso un elevato consenso da parte del pubblico. La storia narra di un romantico fotografo solitario che ha una strana visione artistica della solitudine e fotografa panchine vuote situate in spazi remoti della natura: all’improvviso incontra la vivace e indisciplinata Ansa, Vaarala inevitabilmente si innamora e cerca di riempire gli spazi vuoti della sua esistenza. Stare con lei, però, per Vaarala vuol dire confrontarsi non solo con le proprie fragilità ma anche con i pericoli generati dal ritorno di un ex fidanzato di Ansa uscito di prigione e dall'irruenza e impulsività di Ansa stessa.
«Il messaggio che ho voluto trasmettere con questo lavoro - ha spiegato Matti Ijas - riguarda l’amore: ognuno ama l’altro secondo la propria soggettività e questo si ripercuote inevitabilmente sul nostro modo di vivere e soprattutto sui bambini; inoltre nel mio film grande importanza hanno anche i luoghi che ho svelto per le riprese; non a caso infatti ho scelto di girarlo in Lapponia nota per le sue località molto particolari e suggestive sempre evidenziando come l’amore interagisca anche con i luoghi».