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Insieme a Renata è morto un altro pezzettino di Stato e delle sue ramificazioni locali. Sabato sera eravamo alla Mensa del Sorriso, dove abbiamo promosso insieme a tante persone solidali una iniziativa di finanziamento per una realtà associativa molto importante per tutta l’isola ma che da tempo è totalmente lasciata a sé stessa, salvo l'aiuto ricevuto da alcuni cittadini volenterosi e dal Banco Alimentare.

La Mensa offre un pasto caldo al giorno a coloro che ne hanno bisogno e tra questi vi era proprio Renata, da qualche tempo senza fissa dimora, che dormiva all'addiaccio a Casamicciola e morta a causa del freddo dopo essere forse svenuta per una caduta, in uno dei giardinetti del Pio Monte della Misericordia. Lascia anche una figlia, pure in gravi condizioni di disagio.
Non si può lasciare il peso di queste situazioni in capo ai singoli cittadini, anche uniti in associazioni (che siano laiche o religiose), i quali provano con fatica a coprire i buchi di una comunità sempre più indifferente. Noi pensiamo di avere il dovere e il diritto di chiedere che i nostri rappresentanti ad ogni livello istituzionale, prima di tutto nei Comuni, si facciano carico di queste condizioni di emarginazione e affrontino sul serio la questione del diritto ad una vita dignitosa per ogni singolo cittadino dell’isola.

Da tempo la Caritas ha lanciato un allarme per la mancanza di un dormitorio sull’isola, a fronte di un numero sempre più rilevante di persone senza fissa dimora e che vivono letteralmente per strada e noi, per parte nostra, abbiamo raccolto questo allarme. Non è stato raccolto da chi, più di noi e più velocemente, qualcosa avrebbe potuto e potrebbe sicuramente fare: ahinoi, è stato un tragico errore affidarsi ad una speranza del genere.

Siamo consapevoli che molte e complesse (oltre che costose) sarebbero le cose da fare per una reale assistenza a chi rimane ai margini, ma siamo anche consapevoli che il vero problema non è la mancanza di fondi, ma la mancanza di volontà politica. Poco si parla di questi temi, e quando lo si fa, è sempre in maniera non organica e approssimativa.

Noi, come già manifestato in altre occasioni, ci uniamo alla richiesta di individuare una struttura che serva da dormitorio per l’isola. Pensiamo, però, si possa fare anche molto di più, superando la logica dell’emergenza, e apprestando una rete di servizi che garantiscano sì cibo e riparo provvisorio, ma anche strumenti per un eventuale reinserimento lavorativo e di formazione professionale e progetti di c.d. housing sociale a favore dei soggetti, come Renata, più a rischio di esclusione sociale; il sostegno psicologico dovrà considerarsi essenziale, così come quelli previsti per motivi tossicologici o patologici.

I dati di enti locali e associazioni parlano di una ventina di persone ancora senza fissa dimora: davvero pensiamo che l’isola d’Ischia non sia in grado di affrontare efficacemente emergenze di questo tipo e rendersi modello virtuoso da seguire? Rispondere di no, che non siamo in grado, sarebbe una sconfitta che non ci meritiamo, che non merita alcun essere umano.
La notizia della notte scorsa ci lascia costernati ma profondamente convinti che la morte di Renata assumerà un significato potente e fattivo.

Chiediamo, quindi, ai sindaci, ai consiglieri, ad ogni istituzione deputata di approntare per tempo ricoveri di fortuna, quantomeno nelle giornate di allerta meteo e di freddo intenso, per tutti coloro che ne hanno bisogno. Chiediamo, inoltre, così come avviene in molte città, di istituire un numero di emergenza attivo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 attraverso il quale possano essere segnalate persone in difficoltà e possano essere richieste informazioni sulle strutture e i servizi presenti sull'isola a tutela di tali persone.