Relazione dell'ing. Francesco Trani, Responsabile Area Tecnica EVI spa.
Fino alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, le risorse idriche dell'isola d'Ischia erano strettamente collegate alle poche sorgenti ivi esistenti ed agli accumuli di acqua piovana nelle cosiddette "piscine" domestiche. Pertanto, anche la problematica dei reflui era trascurabile e, paradossalmente, gli stessi reflui erano utilizzati per fertilizzare i terreni agricoli, realizzando così un ciclo virtuoso naturale, ovvero la catena alimentare. Ciò era possibile anche perché non esistevano i vari detersivi, acidi e sostanze chimiche il cui utilizzo è stato successivamente proposto in modo massiccio attraverso la pubblicità.
Sempre negli anni Cinquanta, grazie all'interessamento della Cassa per il Mezzogiorno e dell'E.V.I. di allora (l'"Ente Valorizzazione Isola d'Ischia"), fu realizzato il primo acquedotto sottomarino, che entrò in esercizio nell'estate del 1958, con approdo ad Ischia Ponte.
La costruzione delle condotte idriche sottomarine fu un evento eccezionale, per quegli anni, ed assolutamente all'avanguardia: da nessuna parte nel mondo e mai, nella storia,
era stata realizzata un'opera idraulica che si estendesse, sotto il mare, per una distanza così
lunga dalla terraferma. La novità era talmente rivoluzionaria che vennero tecnici da tutta Europa per studiare le soluzioni avveniristiche messe in campo dall'ingegno italiano. Fu bandita una gara d'appalto europea per individuare l'azienda che avrebbe proceduto alla costruzione e posa dei cavi, e vinse un colosso italiano: le acciaierie Dalmine.
Negli anni successivi, sempre la Cassa per il Mezzogiorno realizzò la rete idrica di adduzione tra i vari serbatoi e, quindi, la prima E.V.I. realizzò quella di distribuzione nei centri urbani a partire da Ischia Ponte.
Fu proprio la possibilità di avere la cosiddetta "acqua corrente" a rappresentare per Ischia il decisivo volano per lo sviluppo turistico, che aveva visto nel comm. Angelo Rizzoli l'ideatore e primo realizzatore pratico, attraverso l'impegno nelle terme della Regina Isabella e utilizzando la Cineriz, la casa produttrice che finanziò film e reportage aventi ad oggetto l'isola, lanciandola così all'attenzione mondiale. Da rilevare che, prima ancora della realizzazione dell'acquedotto sottomarino, lo stesso Rizzoli realizzò un collettore idrico dalla zona foriana di Baiola (ricca d'acqua sorgiva) a Lacco Ameno.
Il successivo incremento turistico e la realizzazione di seconde case di residenza, oltre alla crescita della popolazione locale ed alla conseguente urbanizzazione (che assume una funzione esponenziale in occasione dell'annunciato primo condono edilizio nel 1983-85), determinarono un continuo sviluppo della rete idrica (con un grande aumento del fabbisogno idrico, che portò alla realizzazione della terza condotta sottomarina, inaugurata nel 1985), non preceduto da una programmata urbanizzazione del territorio e, quindi, dei sottoservizi anche fognari.
Sull'onda dell'emotività seguita allo scoppio del colera a Napoli, nel 1973, anche sull'isola d'Ischia ci si pose finalmente il problema di costruire una rete fognaria: circostanza che fu subito oggetto di enormi equivoci ed ostilità a causa della dislocazione di un unico impianto di depurazione nel Comune di Forio. Ne seguì un'enorme agitazione popolare che bloccò definitivamente i lavori (iniziati nel 1976 e sospesi nel 1978).
A causa di queste difficoltà iniziali, si pensò successivamente di procedere seguendo una logica per territori comunali, realizzando piccole opere che sarebbero dovute confluire in singoli e limitati impianti di depurazione.
Gli interventi, non coordinati da un progetto generale e sprovvisti di una visione d'insieme, procedettero singolarmente e seguendo logiche estemporanee, attraverso finanziamenti regionali. Furono così realizzati alcuni tratti fognari a partire dalle zone costiere e dai centri storici per il risanamento dei pozzi assorbenti che disperdevano i liquami direttamente in prossimità della battigia. Questa logica dei piccoli impianti fu benedetta dalla Regione Campania, nel frattempo succeduta nelle competenze alla disciolta Cassa per il Mezzogiorno: da qui nascono le condotte sottomarine destinate a smaltire in mare, lontano dalla costa, le acque reflue, sulla scorta della scuola di pensiero di illustri biologi marini di fama mondiale, i quali seguivano un fortunato slogan secondo cui il "mare è il rene della terra": può cioè fungere da depuratore, a patto che gli scarichi (domestici, non industriali) avvengano ad una certa distanza dalla costa e ad una certa profondità.
Il 17 gennaio 1975, con decreto n. 48913 del Prefetto di Napoli, veniva costituito il C.A.F.I., "Consorzio Acquedotto e Fognature dell'Isola d'Ischia", che aveva il compito di gestire il servizio dell'acquedotto e delle fognature dei Comuni dell'isola d'Ischia. Il C.A.F.I. subentrava perciò alla prima E.V.I. nella titolarità del servizio idrico, in quanto il sistema fognario era ancora in fase di realizzazione ed i vari tronchi realizzati dai Comuni venivano gestiti direttamente dagli stessi. Con delibera del C.A.F.I. n. 136 del 1990 si stabilisce che il Consorzio gestisca gli impianti fognari realizzati dai Comuni. Il trasferimento della gestione del servizio avvenne previa realizzazione dello stato di consistenza a cura dell'Ufficio Tecnico del CAFI ed in contraddittorio con gli Uffici Tecnici dei Comuni. Era previsto che il trasferimento avvenisse in ogni caso: anche in assenza di atti tecnici di collaudo degli impianti e perfino nell'ipotesi di inadeguatezza degli stessi; e ciò per sopperire ad una gestione comunale quasi del tutto assente e che stava provocando il totale abbandono degli impianti esistenti.
A questo punto inizia la gestione del C.A.F.I., che successivamente diventa C.I.S.I. ("Consorzio Intercomunale Servizi Ischia") e, infine, dà vita alla società per azioni E.V.I. ("Energia Verde Idrica"), a cui trasferisce le competenze operative.
Nel frattempo nel settore subentra la gestione commissariale governativa e dal Commissario di Governo viene affidata alla Sogesid la progettazione definitiva di tutto il sistema fognario dell'isola d'Ischia. A detta progettazione l'EVI ha dato un buon contributo in termini di identificazione del sistema fognario esistente, delle sue caratteristiche e delle anomalie da eliminare.
Il progetto veniva poi consegnato ai Comuni nel maggio del 2004. Purtroppo il Commissario di Governo ha solamente iniziato la realizzazione del nuovo impianto di depurazione in località S. Pietro, nel Comune di Ischia, peraltro fermo per svariati motivi.
RIEPILOGO CONDOTTE E IMPIANTI
Condotta sottomarina di Ischia Ponte, asservita all'impianto fognario denominato "INPS – lato superiore". I reflui provenienti dal centro storico di Ischia Ponte confluiscono nella vasca esistente sul piazzale antistante la sede dell'INPS - dimensioni impianto mt. (3,75 x 3,40 x 3,35); subiscono una sedimentazione primaria ed una successiva grigliatura per essere sollevati in condotta sottomarina (di lunghezza pari a 1.200 metri e profondità fino a 40 metri) a mezzo elettropompe sommerse.
Condotta sottomarina di Punta Molino (lunghezza 250 metri, profondità 22 metri), asservita all'impianto fognario omonimo. I reflui provenienti dal litorale della Mandra – Spiaggia dei Pescatori e traverse relative, confluiscono nella vasca esistente sul piazzale antistante l'ex carcere - dimensioni impianto mt. (4,15 x 3,60 x 3,10); subiscono una sedimentazione primaria ed una successiva grigliatura per essere sollevati in condotta sottomarina a mezzo elettropompe sommerse.
Condotta sottomarina di San Pietro ad Ischia Porto (lunghezza 1.150 metri, profondità 42 metri), asservita all'impianto fognario omonimo. I reflui provenienti dal centro di Ischia Porto confluiscono nell'impianto di pretrattamento esistente sulla collina di San Pietro - dimensioni impianto mt. (25 x 8 x 4); subiscono una sedimentazione primaria, una grigliatura, un'ossigenazione, un riciclo fanghi ed una clorazione per essere poi sollevati in condotta sottomarina a mezzo elettropompe sommerse.
Condotta sottomarina di Casamicciola Terme (lunghezza 900 metri, profondità 32 metri), asservita all'impianto fognario denominato "Salvatore Girardi – Sofit". I reflui provenienti dalle frazioni di Perrone, primo tratto del c.so Vittorio Emanuele, Piazza Bagni e relative traverse, via Pio Monte della Misericordia, Piazza Municipio, via Principessa Margherita confluiscono, attraverso impianti di sollevamento intermedi, nella vasca esistente sul lungomare di via S. Girardi, altezza Bar Topless - dimensioni impianto mt. (20 x 8 x 4); subiscono una sedimentazione primaria ed una successiva grigliatura per essere sollevati sul torrino di carico attiguo alla centrale e da questi, a gravità, in condotta sottomarina.
Condotta sottomarina di Lacco Ameno (lunghezza 390 metri, profondità 40 metri), asservita all'impianto fognario denominato "Piazza Salvatore Girardi (Capitello)". I reflui provenienti dal centro di Lacco Ameno (corso Angelo Rizzoli e relative traverse) e dalla stazione intermedia denominata "Sombrero" (che raccoglie i reflui dell'alveo La Rita) confluiscono nella vasca esistente in località Capitello di dimensioni mt. (3,50 x 9,80 x 4,25); subiscono una sedimentazione primaria ed una successiva grigliatura per essere sollevati in condotta sottomarina a mezzo elettropompe sommerse.
Condotta sottomarina di Forio (lunghezza 1.300 metri, profondità 42 metri), asservita all'impianto fognario denominato "Cristoforo Colombo". I reflui provenienti dal centro storico di Forio, dall'alveo Cava delle Pezze, da San Francesco di Paola, da via Spinavola, dalla Chiaia e traverse, confluiscono nella vasca esistente sotto il piazzale denominato "Cristoforo Colombo" - dimensioni impianto mt. (4,50 x 15 x 3,50); subiscono una sedimentazione primaria, una successiva grigliatura ed una clorazione per essere sollevati in condotta sottomarina a mezzo elettropompe sommerse.
S. ANGELO
A seguito delle note vicende giudiziarie relative ad un procedimento penale scaturito, nel 1991, da una denuncia del Comune di Barano, che accusava il limitrofo Comune di Serrara Fontana di responsabilità nel crescente inquinamento del mare dei Maronti, l'impianto di pre-trattamento di S. Angelo fu sottoposto a sequestro preventivo e, dopo una serie di vicissitudini giudiziarie, dissequestrato perché non fu dimostrato un nesso di causalità tra l'azione della condotta sottomarina e lo stato del mare. Ciò nonostante, l'allora C.A.F.I. commissionò all'ing. Giovanni Scarano, esperto nel settore, opere di restauro e risanamento conservativo sia dell'edificio che delle apparecchiature costituenti l'impianto di trattamento delle acque di fognatura del Comune di Serrara Fontana, impianto denominato "Sotto la Torre". L'intervento fu realizzato dalla Idrosud (una ditta specializzata in impiantistiche fognarie) nel 2001 e regolarmente collaudato. L'impiantistica allora messa in esercizio è quella tuttora esistente. A finanziare i lavori fu l'E.V.I. spa, dal 2000 gestore del ciclo idrico e fognario sull'isola d'Ischia.
Il ciclo di depurazione dei liquami si svolge secondo le seguenti fasi in sequenza:
- grigliatura fine automatica (attualmente manuale a causa di problemi meccanici);
- dissabbiatura dinamica;
- disoleazione areata;
- ossigenazione;
- disinfezione;
- sollevamento in condotta sottomarina dotata di diffusore, cioè di un dispositivo strutturalmente destinato al frazionamento ed alla migliore dispersione possibile dei fluidi nel mare al momento dell'emissione.
Quindi si ribadisce che, contrariamente a quanto ogni tanto viene affermato da qualcuno, in nessun modo è possibile che materiali solidi (pannolini, cotton fioc ed altro) possano fuoriuscire dalla condotta sottomarina! Inoltre tutti i materiali che avanzano dal trattamento vengono temporaneamente stoccati all'interno del manufatto e periodicamente smaltiti da ditte specializzate in discariche autorizzate situate in continente.
La condotta sottomarina a servizio di detto impianto è in acciaio catramato di diametro pari a 315 millimetri ed è lunga circa 1.200 metri. Scarica ad una profondità di 43 metri.
La condotta è stata gravemente lesionata in occasione del ripascimento della spiaggia dei Maronti, presumibilmente da un grosso mezzo meccanico che distrusse gli ultimi duecento metri della stessa; successivamente l'EVI provvide alla ricostruzione del tratto danneggiato, eseguita attraverso la ditta specializzata "Cormorano".
Purtroppo la condotta di S. Angelo è in acciaio catramato (che la rende vulnerabile alle correnti galvaniche) e risulta insabbiata da una profondità di circa 4 metri fino ad una profondità di circa 27 metri. Le parti scoperte, fino alla sezione terminale che si trova ad una profondità di circa 43 metri, sono oggetto di perdite che tempestivamente vengono riparate da ditte specializzate con appositi collari. L'ultimo intervento di riparazione realizzato risale a maggio 2011 ed è stato eseguito dalla ditta Abyss Lab che, al termine dei lavori, ci ha restituito (come richiesto nel bando di gara) il filmato del lavoro eseguito e di tutta la restante condotta sottomarina.
Come si vede dal filmato realizzato su commissione del Consorzio Maronti e mandato in onda anche dal TG 3 nazionale, sono evidenti i tre fori che hanno provocato il rumore mediatico e lo scandalo di questi giorni.
Come si evince, le perdite sono le stesse e sono rispettivamente situate una a 38,20 metri di profondità, un'altra a 38 metri e la terza a 35,60 metri. Diversamente da come riportato dal TG 3, i fori sono tutti in prossimità del diffusore finale e, pertanto, hanno la stessa funzione di quest'ultimo. La riparazione non è stata eseguita in virtù delle suddette considerazioni ed evitando spese inutili per la collettività.
Il fango evidenziato dalle immagini è collocato ad una profondità di 8,50 metri, lontanissimo dal diffusore e non può in alcun modo essere imputato alla condotta sottomarina. Questo fango è chiaramente di origine esterna, "sconosciuta", diciamo così; e proviene da una condotta abusiva al servizio di qualche struttura alberghiera, o vi è stato portato da ignoti utilizzando imbarcazioni.
Nonostante quanto ho argomentato fin qui, non voglio assumere un atteggiamento giustificativo o auto-assolutorio; siamo tutti chiamati ad uno sforzo nella direzione del recupero ambientale, a partire dai piccoli gesti quotidiani e per finire a quelli istituzionali. Per questo motivo, come EVI spa, ci siamo attivati nei vari anni nel proporre miglioramenti sull'impiantistica esistente, per far sì che i reflui uscissero secondo i parametri tabellari previsti dalle normative vigenti. Questo perché l'adeguamento dell'impianto, eseguito nel 2001, è stato depotenziato dalle maggiori portate idriche in arrivo (ed in conseguenza della maggiore disponibilità idrica sul territorio) ed a causa, altresì, della subentrata normativa regionale che ha assimilato le acque termali a quelle reflue domestiche consentendone così lo smaltimento in fognatura; inoltre c'è da considerare la promiscuità del sistema fognario che, in occasione delle grandi piogge, determina anche l'allagamento della stessa centrale "Sotto la Torre", con aumenti notevoli dei costi gestionali.
Si evidenzia qui la proposta progettuale del filtro ad osmosi inversa della Edildepur che consente di arrivare addirittura al 98 % dei valori richiesti dalla legge, ma con costi gestionali rilevanti a causa dell'inidonea collocazione dell'impianto. Tale progetto non ha avuto seguito per mancanza di disponibilità finanziaria sia da parte dell'EVI che della Regione Campania.
Quindi, a seguito di interessamento da parte dell'ing. Rosario Caruso, attuale sindaco del Comune di Serrara Fontana, l'Ufficio Tecnico dell'EVI ha redatto un progetto di massima per una diversa collocazione dell'impianto: in galleria e con accesso dal parcheggio pubblico di Cava Ruffano.
Questa idea è stata, per il momento, accantonata dall'amministrazione comunale di Serrara Fontana perché richiede un impegno economico di circa quattro milioni di Euro. Si è pertanto elaborato un altro progetto preliminare di adeguamento dell'attuale impianto "Sotto la Torre", prevedendo un aumento dell'invaso ed un potenziamento dell'ossigenazione dei reflui tale da consentire agli stessi di rientrare nei parametri di legge. Questo progetto prevede, però, l'eliminazione delle acque termominerali e pluviali dalla rete fognaria, affinché possa essere effettivamente efficace.
Tale progetto, sviluppato in due lotti, prevede un costo complessivo di Euro 1.580.000; in particolare, il primo lotto è relativo all'adeguamento dell'impiantistica all'interno della centrale per un costo di Euro 800mila, mentre un secondo lotto di Euro 780mila riguarda la sostituzione parziale della condotta sottomarina con la realizzazione di uno scaricatore d'emergenza.
L'ente gestore del servizio, qualora gli venisse richiesto di occuparsi della costruzione dell'infrastruttura in oggetto (cosa che non rientra tra i suoi compiti istituzionali), non sarebbe in grado di sopportare tale impegno economico, sia alla luce dello stato di liquidazione nel quale versa, sia a causa delle difficoltà economiche contingenti. A tanto deve aggiungersi l'impossibilità da parte dell'E.V.I. spa ad accedere a finanziamenti sia regionali che europei, persistendo lo stato di liquidazione.
Resta ferma, in ogni caso, la disponibilità, già peraltro dimostrata, a collaborare e supportare i Comuni nell'individuazione delle soluzioni tecniche più idonee nell'attesa della realizzazione del progetto di Ambito, commissionato dal Commissariato di Governo ed elaborato dalla Sogesid.
CONCLUSIONI
Tutto il discorso fatto fino a qui evidenzia che la situazione complessiva del sistema fognario dell'isola d'Ischia presenta le stesse criticità di tutta la costa della Campania; il recupero dei Maronti non passa esclusivamente attraverso un giusto e doveroso miglioramento del processo di trattamento esistente, o utilizzando procedimenti penali a carico del responsabile tecnico di turno dell'ente gestore, procedimenti che sono solo afflittivi ma non risolutivi (come nel caso del mio predecessore, ing. Filippo Mazzella, e come accadrà certamente anche alla mia persona dopo questo convegno...); ma richiede uno sforzo collettivo dell'intera società locale, a partire dai piccoli gesti quotidiani, come l'evitare di abbandonare per terra, nei boschi o a mare la nostra immondizia, privilegiando invece il deposito della stessa per tipologia, orari e luoghi prescritti dalle varie aziende addette alla raccolta. O anche evitare, come purtroppo molti fanno, di svuotare i pozzi neri negli alvei o in strada approfittando di un acquazzone! Per non parlare poi del malcostume assai diffuso di collegare gli scarichi domestici direttamente negli alvei naturali: circostanza che interessa migliaia di utenze e tutti gli alvei dell'isola d'Ischia e quindi anche quelli che recapitano nel mare dei Maronti. Per finire alle responsabilità di chi è preposto ad effettuare grossi investimenti per l'adeguamento degli impianti esistenti, alleggerendo finalmente l'ente gestore da responsabilità che non sarebbero di sua competenza.