Chissà se gli sarebbe piaciuta questa lunga estate di San Martino che non avrebbe visto, chissà invece se il difetto di una pioggia al momento giusto ed un eccesso di vento improprio gli avevano dato cruccio, in quella sua settimana di vita, a metà ottobre…
Chissà cosa provava dentro, a fiutare l’aria, un amante della terra improba, non piana, un esploratore del bosco, come era Tommaso.
Certo, senza altre risposte, se ne è andato con la luce alta, prima che il giorno di ottobre si accorciasse nell’autunno di nome e di fatto, Tommaso Francesco. Se ne è andato, il vostro (e nostro) ‘Tommaso’ Di Iorio, figura ferma di Buonopane, un mese fa, ed il dolore non fa sconti, in cima ad una ultima fuga interrotta, lui che la vita l’aveva vista di petto, con il sorriso di un uomo provetto, e che poi, da quasi venti anni fa, a causa dell’insulto devastante di un accidente imprevedibile, l’aveva dovuto affrontare solo da un lato.
Se ne è andato, per modo di dire, circospetto e clandestino, di un buon mattino che sarebbe diventato poi una angosciosa ricerca diuturna per ore ed ore dei familiari cari, in nome di quel diritto alla vita che così tenacemente aveva difeso negli anni a seguire la sua malattia. Lui, che il corpo diviso l’aveva rieducato con destrezza ad un corpo unito ancora, lui, che il riposo della casa era il riposo del guerriero, lui, lo sguardo forte anche per dare forza agli altri, lui che il mondo l’aveva edificato lì in quella curva stretta di Buonopane, prima del bar tabaccheria di Sorbo, e che aveva però idealizzato altrove, sulle colline e sui boschi, fra i lecci e la macchia, fra i dirupi e i corbezzoli di Toccaneto e Buceto.
Lui, il più serafico degli uomini, lui il marito di Franca ed il padre di Fiorenzo, il più abile dei cercatori di funghi, come li chiamano ad Ischia e forse pure altrove, i “casatielli”. Lui, un bracconiere delicato, un cacciatore a salve, aveva consegnato a tutti il suo scomparire quella ennesima mattina di un mese fa, «Tommaso è andato in montagna», la montagna la sua interfaccia filosofica, come il muschio per l’olivo, per un esercizio in fondo magistrale, altamente morale.
Arrampicarsi, farsi tutto uno, sulle risalite e sulle discese, lui dominatore della sua ridotta abilità, era il suo riscatto esemplare e religioso da un incidente di vita. Questo è un uomo.
Si nascondeva nel verde, lui solo sa come e dove, lui solo nella divisa mimetica del coraggio e dell’amore. Lui, ‘Tommaso’, che al mondo regolare che lasciava al mattino per ritrovarlo la sera, voleva quel bene infinito che si vuole all’amore e al dolore, in uno stesso metallo fusi. Lui, sensibile, mai più una lacrima più, sensibile alle foglie, lui ancora e per sempre rimasto come un Cristo, abbracciato dall’alto ad un castagno.
Che non lo avrebbe lasciato precipitare oltre.