L’isola d’Ischia, per la sua particolarietà ambientale ed il suo sviluppo economico legato al turismo, costituisce un “caso nazionale” ed “europeo” che necessita di un nuovo assetto istituzionale – un sol Comune in luogo di sei – e di un piano urbanistico di “assetto territoriale” – tutela “passiva”
(come gli urbanisti chiamano con sempre nuovi eufemismi il Piano Territoriale Paesistico) ed “attiva” (come sempre gli urbanisti e sempre con nuovi termini viene chiamato il Piano Regolatore) insieme in un unico strumento “regolatore” di un territorio di appena 46 km2 abitato da 64mila persone ma dove negli ultimi 50 anni si sono costruiti circa 100mila vani determinando uno sviluppo selvaggio senza alcun rispetto per il ”bello” che si vede ad occhio nudo ed il “brutto” che sta sottoterra poiché questa è un’isola vulcanica ed è una delle tre zone vulcaniche del Napoletano insieme ai Campi Flegrei ed al Vesuvio.
Un unico “Piano di Assetto Territoriale” dovrebbe essere capace di coniugare l’esigenza di sicurezza sismica; di tutela dell’ambiente naturale che è di straordinaria bellezza; di consolidare con un rigoroso controllo pubblico la sua espansione economica e sociale che ha raggiunto cifre notevoli quali 3mila imprese, 40 mila posti-letto, 9mila lavoratori stagionali, 3200 studenti dei 4 Istituti Superiori.
Questa esigenza di razionalizzazione istituzionale ed economica è drammaticamente emersa dal sisma del 21 agosto 2017, tredicesimo nella storia dell’isola dopo 134 anni dall’ultimo evento del 28 luglio 1883, che ha causato due morti, 2500 sfollati e 1500 edifici colpiti, soprattutto nella cittadina di Casamicciola, con una “emergenza” che dura ancora e con una “ricostruzione” che non si avvia anche con l’approvazione della farraginosa legge n.130 del 16 novembre 2018” oggetto di una polemica “nazionale” sull’art.25 che fa riferimento alle tre leggi di condono edilizio.
Oggi abbiamo un “Commissario all’emergenza” ed un altro alla “Ricostruzione” ed è probabile che avremo il Terzo nominato dalla Giunta Regionale per la redazione e l’adozione del “Piano Urbanistico Comunale” (PUC) perché i sei Comuni entro il 31 dicembre di quest’anno ai sensi della legge urbanistica regionale del 2004 avrebbero dovuto redigere questo nuovo strumento urbanistico, ciascuno per proprio conto, tenendo conto tuttavia che questo “PUC” è “sottordinato” rispetto al Piano Territoriale Paesistico approvato nel 1995 dall’allora Ministro dei Beni Culturali, Antonio Paolucci, ai sensi della “Legge Galasso” del 1984 dopo 11 anni di inadempienza della Regione Campania che avrebbe dovuto approvarlo entro un anno. Due Commissari in carica ed un terzo in arrivo dalla Regione – a meno di una ulteriore “proroga” della Regione stessa ai Comuni come sta avvenendo da 14 anni – perché nessuno dei sei Comuni soprattutto i tre Comuni colpiti dal sisma Casamicciola, Lacco Ameno e Forio ha “adottato” questo “PUC”. Due commissari o forse tre per una “emergenza nazionale” ed una “ricostruzione” non hanno – come era nella logica elementare - “sospese” le “rispettive competenze” dei Comuni, della Città Metropolitana di Napoli che ha sostituito la Provincia, e della stessa Regione. Così il sindaco metropolitano, Luigi De Magistris, annuncia che con atto monocratico ha “approvato un “Piano Strategico” qualche giorno fa dove l’isola d’Ischia è indicata come “area omogena” nella sua interezza.
La Regione dal canto suo - a parte le dichiarazioni forti del Presidente Vincenzo De Luca contro la legge nazionale di ricostruzione - non esprime nessun atto nelle forme di Legge ed è incapace perfino di dare attuazione ad un ordine del giorno proposto alla fine di luglio dalla consigliera Maria Di Scala (Forza Italia) ed approvato all’unanimità dal Consiglio Regionale con il quale si chiedeva alla Giunta Regionale di istituire sull’isola d’Ischia un proprio ufficio per avviare la Pianificazione Territoriale e la Programmazione Economica quasi di supporto ai Comuni per uno “sviluppo locale” capace di utilizzare i fondi europei del programma 2014-2020. Infatti non c’è un disegno unico di Ischia per mantenere il suo armamentario turistico, per nuove opere pubbliche, per affrontare una “ricostruzione possibile” soprattutto del Comune di Casamicciola, ancora una volta il più colpito dal terremoto del 21 agosto 2017.
Ritengo che su questi due temi: il Comune Unico per l’isola d’Ischia ed un unico Piano Urbanistico “Generale” si dovrebbe aprire un profondo ma fertile dibattito sulla stampa regionale e nazionale affinché il problema della “Ricostruzione”, che è poderoso, venga affrontato nelle frazionate sedi istituzionali – Governo, Regione, Città Metropolitana, Comuni – con urgenza e rigore avendo personalmente sostenuto fin dall’indomani del sisma una “ricostruzione accentrata” con un “Commissario” con pieni poteri. Esattamente cioè che fece il Governo di Agostino Depretis dopo il terribile terremoto di Casamicciola del 28 luglio 1883 affidando la responsabilità dell’emergenza e della ricostruzione al Ministro dei Lavori Pubblici, Francesco Genala. Il frazionamento delle competenze in nome del decentramento amministrativo si è rilevato assolutamente insufficiente rendendo straordinariamente attuale il monito di Silvio Spaventa nel suo famoso discorso sulla “Giustizia nell’Amministrazione” del 1880. Spaventa infatti auspicava il decentramento amministrativo dello Stato ma era molto scettico sulla capacità dei “corpi locali” di saper gestire i gravosi compiti dello Stato.