I dieci grandi stampi in gesso raccolti nella mostra promossa dal Centro studi sull’isola d’Ischia, provengono dalla bottega dello scultore,incisore e ceramista ischitano Aniellantonio Mascolo.
I gessi, sottratti all’oblìo ed alla inevitabile distruzione per la meritoria opera di un collezionista privato, rappresentano una preziosa testimonianza dei modi e delle tecniche di lavorazione appartenute ad uno dei più originali artisti dell’isola d’Ischia.
Aniellantonio Mascolo è stato un’artista popolare fortemente legato alla tradizione culturale locale, della quale ha interpretato in modo esemplare tendenze, temi e stili e ne ha esaltato tecniche e materiali tradizionali, come è il caso dei lavori in terracotta e ceramica.
Mascolo, che nasce il 6 gennaio del 1903 in una famiglia di pescatori di Ischia ponte, impara da giovane l’intarsio e la scultura del legno e intorno ai venticinque anni, in seguito ad un viaggio che lo porta a Orvieto, Pitigliano e Siena, perfeziona la lavorazione dell’argilla. Nel 1938 viene chiamato a collaborare alla produzione di maioliche artistiche da Antonio De Val, titolare della “Ceramica di Posillipo”. E’ in quello stesso anno che una sua scultura in ceramica raffigurante un prigioniero moro è esposta alla Triennale d'Oltremare. Successivamente partecipa con alcune sculture alle Biennali di Venezia del 1948 e del 1952.
Negli anni del dopoguerra abbandona la materia ceramica, che riprende all'inizio degli anni Sessanta, realizzando alcune grandi opere per committenti pubblici e privati, in genere ischitani. A Ischia Ponte, al nr.94 di via Luigi Mazzella, Mascolo ha avuto bottega ininterrottamente fino alla morte, avvenuta nel 1979. Nel “borgo antico” Mascolo ha praticamente vissuto l’intera sua vita di artista e di artigiano. Pienamente inserito nel tessuto sociale e culturale del luogo egli ne ha dettagliamente traslitterato le componenti culturali in opere scultoree e soprattutto grafiche di potente eleganza espressiva, che il critico Paolo Ricci ha voluto avvicinare a quelle di Henri Matisse.
La mostra degli stampi in gesso utilizzati da Mascolo per produrre alcune sue opere in argilla, ci offre l’opportunità di apprezzare il versante decisamente più artigianale, più “tecnico” e progettuale dell’artista. Gli stampi utilizzati per produrre i bassorilievi in terracotta della cappella Scalfati , quelli del ciclo della vita di san Francesco, il grande bassorilievo della senese piazza del Campo, le altre matrici di formato minore ma di grande densità stilistica, si offrono alla contemplazione del visitatore nella loro qualità di strumenti di lavoro, di oggetti depotenziati, neutralizzati di ogni valenza creativa. Queste matrici sono il calco della creatività artistica di Mascolo, la placenta residua di una procreazione di senso, meccanismi disvelati della grande magia artistica. Fra le fessure di uno di questi stampi si intravvedono le canne poste a sostegno della struttura: segno che il tempo ha messo a nudo il modo in cui l’artigiano ha lavorato per consentire all’artista di esprimersi.
Grazie a questa mostra, un aspetto del ciclo creativo di Mascolo viene ampiamente ricostruito con la possibilità di coniugare lo stampo alla sua creazione ceramica, riunendo così in un unicuum quanto la storia è andata disperdendo.