Ho ricevuto moltissimi auguri per il mio compleanno dagli Amici di Facebook. 62 anni il 26 giugno. Non ho mai ricevuto tanti auguri in vita mia. Espressi in italiano, inglese, tedesco e francese e sono arrivati dalle Americhe, dall’Europa e perfino dall’Asia. Così mi sono chiesto: ma che tipo di amicizia è questa di Facebook? Come si può essere amici soltanto mostrando la propria foto, scegliendo una canzone o parti di un film o di un romanzo o mostrando le foto dei propri album a persone che non conosci nella vita reale? In che modo questa comunicazione virtuale incrementa o fa nascere amicizie in una società che non è mai stata nella Storia Umana tanto egoista, individualista, quasi ingrata?
Mi sono dato la risposta che Facebook è sorprendente. Con i messaggi virtuali finisci per conoscere queste persone , per capirle ed essere capito come mai nella tua vita perché puoi essere te stesso con assoluta sincerità anche riflettendo su quello che scrivi. Con questi messaggi e questi post manifesti la tua personalità e cerchi di creare simpatia, stima ed addirittura affetto in chi ti legge. E così fa a te l’amico di Facebook. Queste amicizie di Facebook vogliono essere vere ed assolutamente disinteressate. Qui non si tratta di aver rapporti di convenienza con una persona della quale sei costretto ad essere amico per questioni di facciata – come un collega di lavoro o il tuo capoufficio – che semmai non stimi. Questa amicizia di Facebook deve essere assolutamente sincera perché se la tieni per altri scopi l’altro o l’altra la “rimuove”. Gli amici di Facebook hanno perfino il loro nuovo alfabeto Morse fatto di nuovi segni dove si inviano saluti, carezze, baci.
Dopo qualche tempo la tua rete di amici diventa un confronto con persone – anche con idee e gusti diversi – che finiscono per arricchirti eticamente e culturalmente. L’amico o l’amica che già conoscevi – ma non avevi approfondito questa conoscenza si mostra su Facebook con scelte e gusti che non pensavi mai che possedesse. Conosci meglio la persona . L’amico o l’amica che conosci solo virtualmente dopo un certo tempo hai voglia di conoscerlo o conoscerla nella vita reale per verificare se questo incontro virtuale è vero oppure è mascherato. La mia amica francese, Emmanuelle, sposata e madre di una bellissima bambina di due anni, che vive a Marsiglia ha voluto che il padre e la madre mi conoscessero e vedessero “la terra dei nostri avi”perché sente molto – come l’altro mio amico Jean Michel – il fascino di un’isola da dove partirono i suoi antenati e quando mi scrive mi chiama sempre “mon cher cousin”, mio caro cugino. Con Pierre e Marie Laure – i genitori di Emmanuelle – ci siamo visti ad Ischia, abbiamo parlato dei nostri avi comuni che venivano da Campagnano e ci siamo sentiti “comunque cugini”affratellati da quello che il mio “cugino di Ponza “, mio omonimo, chiama l’”affetto secolare”.
Un mio amico di Berlino Claude – conosciuto attraverso comuni amici di Facebook che “realmente “conosco e che stimo - e che è innamorato della cultura, della gente e degli angoli di Napoli con le sue isole di cui Ischia costituisce “l’isola Madre” – ha voluto conoscermi “realmente” durante il suo soggiorno ad Ischia ed io gli ho regalato il mio ultimo libro. Lui a me ha regalato un libro di uno dei più famosi scrittori ungheresi che per un lungo periodo della sua vita è vissuto a Napoli ed a Salerno, Sandor Marai (1900-1989). Il libro è il suo capolavoro: “Le braci”
Il racconto si dipana lungo un’unica, lunghissima scena, incentrata sul colloquio risolutivo tra il generale Henrik e Konrad, due amici “siamesi”di gioventù che non si vedono da ben quarantuno anni. Ovvero da quando Konrad, di punto in bianco, è scomparso dalla vita di Henrik e di sua moglie Krisztina. Il generale ha vissuto quegli interminabili decenni nell’amaro ricordo della moglie morta e dell’amico del cuore che lo ha tradito due volte: con sua moglie – ma lo si capirà soltanto verso la metà del libro - e rispetto a un ideale di amicizia virile che combaciava con l’onore. Sono stati anni durissimi, marchiati prima dallo smarrimento poi dal desiderio di vendetta e infine da un sentimento di attesa: attesa di una parola di verità capace di sciogliere l’enigma di un comportamento incomprensibile, tra tutti il dolore più grande. Il colloquio risolutore non risolverà l’enigma ma non avrà più importanza per il generale. Ha ormai 75 anni.
C’è una lunga dissertazione in questo libro di Marai del valore dell’Amicizia. “L’eros dell’amicizia non ha bisogno dei corpi…essi, anzi, lo disturbano più di quanto non lo attraggano. Ma si tratta pur sempre di eros. C’è eros al fondo di tutti gli affetti e di tutte le relazioni umane”. “L’amicizia è il rapporto più nobile che esista fra gli esseri umani. E’strano ma anche gli animali lo conoscono… L’amico, così come l’innamorato, non si aspetta di veder ricompensati i suoi sentimenti … non abbiamo il diritto di esigere franchezza e piena fedeltà da chi abbiamo scelto come amico, tanto più se gli eventi hanno dimostrato che questo amico ci è stato infedele…. A volte mi sono chiesto se l’amicizia non costituisce un legame simile a quello fatale che unisce i gemelli…
Per 41 anni Henrik si è chiesto perché Konrad lo ha tradito, che significato aveva quella definizione di Konrad di “vigliacco”pronunciata da Krisztina nella sua stanza di “artista”dopo la sua “fuga”e dopo il tentativo di uccidere Henrik nel corso di una battuta di caccia. Perché?
“Alle domande più importanti si finisce sempre per rispondere con l’intera esistenza. Non ha importanza quello che si dice nel frattempo, in quali termini e con quali argomenti ci si difende. Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti della propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con tanta insistenza. Essi sono: chi sei?... Cosa volevi veramente?.... Cosa sapevi veramente?.... A chi e a che cosa sei stato fedele o infedele?... Nei confronti di chi o di che cosa ti sei mostrato coraggioso o vile?... Sono queste le domande capitali. E ciascuno risponde come può in modo sincero o mentendo; ma questo non ha molta importanza. Ciò che importa è che alla fine ciascuno risponde con tutta la propria vita….”
Il generale non è stato capace di rispondere a nessuna domanda. Dopo il colloquio risolutore con Konrad si ritira nella sua stanza del grande castello del bosco e dice alla vecchia balia novantenne, Nini, di rimettere il quadro di Krisztina nella galleria da dove era stato rimosso 41 anni prima.
“La balia si solleva sulla punta dei piedi e alza la mano minuta con la pelle giallastra e rugosa per tracciare un segno di croce sulla fronte del vecchio. Si danno un bacio, uno strano bacio rapido e un po’goffo; se qualcuno li vedesse non potrebbe fare a meno di sorridere. Ma come tutti i baci umani anche questo, alla sua maniera tenera e grottesca, è la risposta ad una domanda che non è possibile affidare alle parole”.
Gli amici di Facebook lo danno infatti con un segno. :-)
Casamicciola, 4 luglio 2011-07-04