Si possono fare molti commenti al voto del 6 maggio nei comuni di Lacco Ameno, Barano, Casamicciola e soprattutto Ischia. Il Comune di Ischia è il capoluogo dell’isola. La parte che dà nome al tutto. L’unico fra i sei Comuni che ha il titolo di “Città”. La sua popolazione è di 18.896 abitanti. Qualsiasi iniziativa politica ed economica per una “politica intercomunale”, per una “unificazione amministrativa”, per una “coesione economica e sociale”che viene da tutti richiesta, non può non partire e svilupparsi che dalla Città d’Ischia. Ecco perché mi sono candidato al consiglio comunale nella lista “Ischia Nuova”che portava il nome del sindaco Vincenzo Telese che vedeva l’isola “dall’alto dell’Epomeo”e che era capeggiata dall’avv. Luigi Telese per una “alternativa civile”, per un avvio concreto di una politica intercomunale reale. Alcuni problemi “storici ed enormi”di altri comuni come Casamicciola e Lacco Ameno per il recupero produttivo di aree dismesse in pieno vincolismo assoluto imposto dal piano paesistico ministeriale in vigore non si possono risolvere – alla luce dell’esperienza storica - se non unitariamente. I piccoli Comuni non c’è la fanno. Il Comune Unico è una necessità “finanziaria”oltre che “sociale” soprattutto in tempo di recessione economica e poiché la Regione Campania non lo farà bisognerebbe farlo dal “basso”con una politica di coesione e di solidarietà.
Ma lasciamo stare come è stata valutata la proposta e come sia stata bocciata dall’elettorato. Sui numeri c’è poco commento. La matematica non è un’opinione. Ma prima di tutto esprimo un profondo ringraziamento al rag. Salvatore Mazzella, candidato sindaco ed oggi capo dell’opposizione ed all’avv. Luigi Telese per la sua alta testimonianza di impegno civile. Andremo avanti perché i “fatti sono ostinati”, come diceva Lenin, e poiché gli elettori hanno scelto un sindaco che alle “parole preferisce i fatti”saranno i fatti a dimostrare chi abbia visto giusto. Ci muoveremo sul terreno dei programmi e vedremo”il sindaco dei fatti”se sarà capace di avviare la coesione economica concertando con quelli di Casamicciola e Lacco Ameno, a lui politicamente vicini, ma anche con quelli di Barano, Forio e Serrara- Fontana un piano intercomunale di recupero delle aree dismesse con la costituzione di una Società di Trasformazione Urbana pluricomunale poiché è l’unica strada per risanare l’ambiente e riavviare uno sviluppo. Vedremo su queste proposte cosa dirà la Regione Campania, il “grosso municipio o la grossa banca”che in 42 anni non ha dato all’isola d’Ischia né il piano urbanistico né l’Ente di Promozione Turistica.
Sono convinto – da almeno 15 anni e cioè dall’esperienza della Programmazione Negoziata - che se non c’è un protagonismo politico dei Comuni per uno sviluppo dal basso non arriveranno MAI dall’alto, dal Parlamento e dal Consiglio Regionale della Campania, i provvedimenti necessari per migliorare la vivibilità e l’espansione economica.
Dall’alto e cioè dal Parlamento sono arrivati in questi anni provvedimenti tesi a massacrare la partecipazione politica nei Comuni. Un Parlamento di nominati che ha costretto il Presidente della Repubblica a nominare un governo di tecnici - dopo il disastro del “berlusconismo”e del liberismo sfrenato dove il più moderato socialdemocratico veniva apostrofato con l’appellativo di “comunista” - per diminuire la spesa pubblica non ha saputo far altro che diminuire il numero dei consiglieri comunali. Invece di attuare la prima riforma costituzionale di abolire una Camera – cioè il Senato – ed avviare un sistema unicamerale, invece di dimezzare il numero dei parlamentari che sono la “casta”con enormi privilegi, le politiche di rigore votate da questo Parlamento delegittimato hanno toccato la Democrazia Locale perché questa non poteva difendersi.
Venti anni fa il Comune di Ischia aveva assegnato 30 consiglieri. Oggi ne ha la metà così come Casamicciola che ne aveva 20 ed oggi solo 10. La valorizzazione delle Autonomie Locali prevedeva anche i consigli di quartiere o circoscrizionali per una maggiore partecipazione popolare.
Il sistema proporzionale si estendeva fino ai Comuni con 5mila abitanti ed era il Consiglio Comunale il centro della democrazia. Il sindaco non era eletto dal popolo. La giunta non era un organo tecnico del sindaco. Il sistema elettorale prevedeva 4 preferenze e questo permetteva ai partiti di presentare una migliore classe dirigente. Con una sola preferenza è certo che verrà eletto consigliere un “medico della mutua”ma è impossibile che venga eletto un “dentista”.
Se si vuole “sbloccare”la Democrazia in Italia bisogna modificare l’organizzazione dello Stato dall’alto, dal Parlamento, e bisogna rivedere la legge elettorale non solo per le elezioni politiche ma anche per le amministrative. Bisogna rivedere anche la legge n.81/93 sull’elezioni diretta del sindaco e bisogna costituire solo due livelli di potere locale – il Comune e la Regione – mentre debbono essere riviste le dimensioni dei Comuni.
La “rigenerazione della Politica e la fiducia nella Politica”come ha auspicato il Presidente della Repubblica se deve rinascere deve partire a livello locale.
Casamicciola, 14 maggio 12