"Una modernità senza radici è una falsa modernità. L'impegno degli ischitani dovrebbe essere quello di conoscere meglio la loro lunga storia, la loro grande storia che ha pagine ricchissime di luci e ombre, come ogni storia vivente, per poter meglio aprirsi alla storia in fieri che è storia europea".
Me lo disse il prof. Edoardo Malagoli ( 1918-2001) al termine della lunga intervista che mi rilasciò nel marzo del 1987, 25 anni fa, contenuta nel mio libro "Tempi d'Ischia" del 1988. Non mi resi conto allora che quel lungo colloquio avvenuto nella sua bella casa in località "Spadara" a Forio sarebbe divenuto il testamento spirituale di una delle figure più alte della cultura isolana e che quel suo richiamo a tutti gli ischitani di "conoscere meglio la nostra storia" avrebbe fatto risvegliare in me la passione per la ricerca storica della nostre radici ancora più difficile perché la "storia vivente" dei nostri precursori è quella del "popolo minuto"– ciò che i francesi chiamano "le petit peuple"- che, almeno fino al XIX secolo, non sapeva leggere e scrivere essendo un popolo di contadini e pescatori e la conquista della scrittura e della lettura e poi del sapere o dei saperi rappresenta l'espressione più valida dell'avanzamento sociale e della crescita civile ancora più forte del miglioramento economico.
L'istituto comprensivo "Enrico Ibsen" di Casamicciola diretto con straordinaria passione dalla preside Lucia Mattera Fralliciardi ha voluto, con il suo collegio dei docenti, puntare alla scoperta delle nostre radici per le attività formative da affiancare a quelle ministeriali. Così i docenti hanno pensato di allestire un piccolo museo degli "oggetti antichi" custoditi dalle famiglie degli alunni affinchè "raccontassero" le storie dei loro nonni i bisnonni e con gli oggetti – la vecchia "spiritiera" con la quale si faceva il caffè, la vecchia chiave della cantina, il vestitino della prima comunione e perfino il "grammofono"- veniva raccontato uno spazio temporale di circa due secoli.
"Gli oggetti raccontano è un laboratorio nato per le classi terze della scuola primaria del plesso Manzoni di Casamicciola poi è stato accolto anche dalle altre classi. I docenti hanno pensato di coinvolgere le scolaresche in un percorso didattico integrato volto alla sviluppo consapevole dell'identità individuale e sociale nonché alla maturazione del senso di appartenenza ad un determinato contesto territoriale e culturale" così l'insegnante Anna Regine spiega al cronista un piccolo museo realizzato dai ragazzini dai 6 agli 11 anni posto in un'ampia stanza del plesso Manzoni che è stato aperto al pubblico fino al 16 giugno.
I ragazzini di Casamicciola guidati dai loro insegnanti hanno anche scoperto la fiaba musicale ed hanno riadattato la fiaba di Cenerentola inquadrandola nell'isola d'Ischia.
"Si è rinnovato un evergreen portandolo vicino "casa nostra", facendo proprie le tradizioni del territorio della metà del 1900, dando vita ad un'operetta musicale. Si è iniziato con l'intervistare i nonni più anziani sulle attività e i giochi del tempo. Fondamentale l'utilizzo delle fonti offerte dai loro racconti per promuovere il recupero delle tradizioni, dei gusti del territorio e favorire il dialogo e il passaggio di testimone tra generazioni. Attraverso un'attenta selezione di canti di diverso genere musicale, dal canto popolare a quello lirico, si è cercato di raccontare oggi ciò che accadeva ieri" spiega l'insegnante Margherita Di Spigno.
"Non a caso la connotazione prettamente marina, infatti la pesca era l'attività principale di quel tempo e così siamo riusciti a far vivere, in prima persona, il mare ai bambini. Inoltre hanno avuto modo di cogliere le grandi differenze tra ceti sociali del tempo. La musica in questo modo è divenuta strumento di integrazione tra generazioni"aggiunge l'insegnante Di Spigno.
"La grandezza di questa esperienza sta, anche, nell'aver coinvolto tutti i 150 alunni del plesso Manzoni, nella rappresentazione teatrale delle classi quinte, che hanno dominato la scena con disinvoltura e maestria, dando vita ad uno spettacolo appassionante e coinvolgente, infatti il numeroso pubblico presente, ha seguito con grande attenzione lo svilupparsi della storia e si è dilettato nell'ascolto di canti popolari, canti di musica leggera, rap e arie liriche accompagnati da intrecciate coreografie di splendidi balli"conclude l'insegnante-regista.
L'iniziativa dell'Istituto Ibsen rimarca la necessità di valorizzare un Museo Civico di Storia Moderna già avviato nel 1999 ed oggi dimenticato ed al centro addirittura di una vertenza giudiziaria perché un Museo deve essere centro permanente e non episodico o occasionale di attività culturali e deve essere collegato strutturalmente con il sistema scolastico e nello stesso tempo deve essere stimolatore nei confronti degli amministratori comunali affinchè sia valorizzata l'"identità civile" di una comunità che ha perso i luoghi ludici o civili come il cinema, la discoteca, la libreria impoverendosi non solo culturalmente ma facendo scemare la Memoria delle nostre radici.
Mai quindi più attuale il monito del prof. Malagoli: una modernità senza radici è una falsa modernità.
Averlo sottolineato con iniziative ed esempi come questi è un merito della dirigente e dei docenti che con ammirazione registriamo.
Casamicciola, 14 giugno 12