L’assessore regionale all’urbanistica, Marcello Taglialatela, ha inviato una nota ai sindaci dei sei Comuni dell’isola d’Ischia con la quale chiede di conoscere il numero delle richieste di condono giacenti presso i rispettivi Comuni per una ricognizione complessiva.
“Attraverso questa azione si potrà arrivare così ad una quantificazione realistica delle pratiche al fine di far presente al governo nazionale la rilevanza e l’entità della situazione e di trovare in maniera sinergica una soluzione al problema” ha dichiarato lo stesso Taglialatela dinanzi alla Quarta Commissione del Consiglio Regionale. Tanto riferisce un comunicato diffuso dallo stesso assessore regionale.
La nota dell’assessore regionale si aggiunge alle dichiarazioni pubbliche dei sindaci di Serrara-Fontana, Cesare Mattera, e di Barano, Paolino Buono, rese al convegno dell’UDC sul Comune Unico con le quali i sindaci dei due Comuni montani dell’isola non solo hanno espresso la loro contrarietà alla proposta del Comune unico dell’isola d’Ischia, che sarà sottoposta a referendum regionale consultivo il prossimo 5 giugno , ma si sono detti disponibili a mutare la loro opinione a condizione che uno studio di fattibilità redatto dall’Università dimostri la bontà della proposta dell’unificazione amministrativa.
Non si può non restare sconcertati – e l’aggettivo non è esaustivo – di fronte sia alle dichiarazioni dei due sindaci sia all’iniziativa di “conoscenza” dell’assessore Taglialatela se si tiene conto – come si DEVE – che la Pianificazione Territoriale è un metodo di gestione del territorio avviato nel lontano 1967 con la cosiddetta Legge-Ponte e che da almeno 40 anni l’isola d’Ischia avrebbe dovuto avere un Piano Regolatore Generale Intercomunale già redatto nel 1968 dall’arch. Corrado Bequinot per conto dell’Ente Valorizzazione Isola d’Ischia (EVI) e che come è noto non è mai andato in vigore.
Le dichiarazioni dei due sindaci sono la confessione pubblica della totale inefficienza dei Comuni che avrebbero dovuto avere degli Uffici Tecnici organizzati come Uffici della Pianificazione Territoriale tali se non altro di monitorare il territorio e di conoscere in itinere i cambiamenti quotidiani che il loro territorio subisce. Questi Uffici avrebbero dovuto essere anche di Programmazione Economica poiché avrebbero dovuto conoscere anche lo sviluppo economico e sociale della Comunità amministrata e così il Sindaco – nella logica della continuità amministrativa – in qualsiasi momento doveva conoscere non solo l’urbanizzazione del proprio territorio ma anche lo stato economico e sociale dei propri amministrati: quante attività economiche ci sono, quante scuole, quanti occupati e quanti disoccupati, quanti giovani cercano lavoro e quali servizi sociali –pubblici e privati – ci sono. Se i due sindaci non conoscono scientificamente il loro territorio nonostante tutti i tentativi di riforma della pubblica amministrativa avviati fin dal 1963 e che portano firme illustri come Cassese, Giannini, Bassanini, basta questa “confessione pubblica” per dichiarare l’inadeguatezza istituzionale dell’isola d’Ischia divisa in sei piccoli Comuni.
Questa inadeguatezza ed inefficienza dei piccoli Comuni si aggiunge alla ben più grave inefficienza della Regione Campania che dalla sua istituzione – 1970 – non ha avviato la Pianificazione Territoriale e la Programmazione Economica nonostante una montagna di studi di fattibilità, piani di settore, piano generali, deleghe e sub-deleghe alle Province, tanto da essere “commissariata” nel 1995 dal Governo tecnico Dini per l’approvazione del Piano Paesistico o Urbanistico Territoriale dell’isola d’Ischia approvato con decreto del Ministro dei Beni Culturali dell’epoca, Antonio Paolucci, “prestato” alla politica in quanto Sovrintendente del polo museale di Firenze.
Come i Comuni avrebbe dovuto monitorare il proprio territorio la Regione – ente locale deputato all’approvazione dei piani urbanistici – avrebbe dovuto conoscere attraverso i suoi numerosi Uffici lo stato dell’urbanizzazione nella più importante località turistica della Campania.
Questi due esempi danno un’idea sufficiente dell’enorme ritardo che ha la Regione Campania rispetto alle altre Regioni del centro-nord e dimostrano come – anche e soprattutto – in tema di efficienza ed efficacia amministrativa il Mezzogiorno è in forte ed incredibile ritardo rispetto al centro-nord anche in altre materie di interesse per Ischia come la legge istitutiva degli enti di promozione turistica poiché tutte le Regioni d’Italia – con l’eccezione della Campania – hanno le Aziende di Promozione Turistica.
Le dichiarazioni dei due sindaci e dell’assessore Taglialatela rafforzano l’iniziativa – che viene dalla società civile oltre i partiti - per un unico Comune dell’isola.
Ma sia l’assessore Taglialatela e sia i sindaci Mattera e Buono se avessero letto la relazione tecnica alla proposta per un Piano Urbanistico dell’isola d’Ischia commissionata dai sei Comuni allo studio di architettura Ferrara di Firenze nel 2002 e anch’essa rimasta lettera morta avrebbero potuto conoscere alcuni dati molto importanti.
Per esempio che “negli ultimi 50 anni la superficie agricola è scesa dal 77% al 16, 6% e quella incolta è passata dal 18,21% al 47, 4% mentre la superficie urbanizzata è salita dal 4,82% al 36%. Ma i dati sono di oltre un decennio fa e non tengono conto del fenomeno sommerso dell’abusivismo”. L’attività edilizia dal 1951 al 1991 si è accentuata al punto tale che a Barano e Serrara-Fontana le abitazioni sono pressocchè raddoppiate mentre negli altri Comuni sono addirittura triplicate. Complessivamente i vani sono quintuplicati con valori del 710% a Lacco Ameno e del 606% a Forio. La maggior parte dei vani non è occupata stabilmente in quanto essi sono utilizzati soltanto per le vacanze (28.288 è il numero dei vani non occupati raggiunto nel 1991 di cui il 66,8% a scopi non residenziali); ad una crescita edilizia di tale misura ha contribuito il “condono edilizio” (legge 47/1985) che nell’isola d’Ischia conta attualmente ben 12.017 domande presentate più ulteriori 8.237 domande dovuto al secondo condono-appendice (DL n.551/1994) a cui devono essere aggiunti i dati relativi all’abusivismo effettuato dopo il 1985 e non suscettibile di sanatoria”.
La relazione precisa che si tratta di “grandi numeri” che “denotano come la situazione sia giunta a livelli di saturazione tali da rendere impraticabile un ulteriore appesantimento del carico urbanistico”.
“Questi processi – sottolinea ancora la relazione al Piano Ferrara - sembrano condurre progressivamente lo sviluppo dell’isola alla non-sostenibilità con conseguente aumento del rischio idrogeologico, produzione di eco mosaici sempre più artificializzati e frammentati, squilibrio nell’uso delle risorse, perdite indebite di funzioni primarie”. La relazione esprime l’opinione degli autori secondo la quale “la proposta di Piano Urbanistico Territoriale mira a riconvertire in positivo i danni arrecati all’ambiente” poiché “il peggior impatto ambientale si avrebbe se tutto rimanesse com’è “e di fatti così è avvenuto.
Casamicciola, 5 aprile 2011
Fonte: proposta di Piano Urbanistico Territoriale dell’isola d’Ischia-relazione tecnica-terza fase-ferrara associati-studio di progettazione ambientale – prof. Arch.Guido Ferrara – 25 marzo 2002