Pubblichiamo in altra parte del giornale il comunicato dell’ACAP – Associazione Cabotaggio Armatori Partenopei – con il quale viene annunciato con effetto immediato da venerdì 22 aprile, inizio del week end di Pasqua e quindi inizio della buona stagione turistica, l’aumento delle tariffe per il trasporto marittimo nel Golfo di Napoli sia per i residenti che per i turisti.
Ci eravamo illusi e lo abbiamo già scritto che la “guerra del golfo” nei trasporti marittimi iniziata a gennaio 2011 avesse una tregua tenuto conto della situazione politica e finanziaria della nostra Repubblica che quest’anno festeggia i suoi 150 anni di Unità Nazionale e della situazione delle finanze regionali poiché il Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, è alla prese con MILLE EMERGENZE – dalla spazzatura alla sanità - e naturalmente queste emergenze – che sono molto antiche – hanno urgentemente bisogno di danaro che non arriva in sufficienza né dallo Stato né dall’Unione Europea. Le nostre speranze si sono rivelate “preghiere inesaudite” poiché gli armatori privati sono stati costretti all’aumento delle tariffe giustificato dal caro carburante.
Si deve sottolineare che un simile aumento annunciato proprio all’inizio della stagione turistica , che diviene sempre più difficile soprattutto per gli imprenditori della ricettività e dell’indotto, poteva essere praticato prima del 22 aprile – almeno 30 giorni prima – in modo da poter aprire la stagione della ricettività – che si accorcia sempre di più – con tariffe complessive certe sia per il trasporto, sia per l’alloggio e sia per i servizi. Del resto gli imprenditori della ricettività – alberghi e agenzie di viaggio – hanno in questi ultimi mesi lavorato con impegno per presentare le migliore offerte al turista non solo italiano ma mondiale in modo da competere sui mercati mondiali dei viaggi. Hanno agito – ne siamo convinti – con grande responsabilità ed avrebbero voluto praticare prezzi ed offerte molto più alte e convenienti per loro.
Questo aspetto intendiamo rimarcare: la mancanza di una politica solidale da parte del mondo imprenditoriale nel suo complesso in tempo di forte recessione e di forte crisi politica nonostante una apparente stabilità governativa. L’apparente stabilità – il Presidente Berlusconi che ostenta ottimismo e sforna barzellette ma il suo Governo non riesce a mettere in atto una sostanziale politica di sostegno al Mezzogiorno con reale versamento di fondi - è tale che la Presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, denuncia che il mondo dell’impresa si sente “solo”.
Questo mondo dell’impresa non avrebbe dovuto – nel caso in esame – promuovere una politica unitaria? Insomma l’ACAP non avrebbe dovuto concertare la sua azione con la Federalberghi o l’Unione Industriale in modo che fosse chiaro il disagio dell’impresa? E se l’ACAP ha le sue buone ragioni non ne hanno altrettante gli albergatori ed i commercianti che non ricevono alcun sostegno dai poteri pubblici per migliorare le loro offerte? Qual è in sostanza la “Politica della Responsabilità” del sistema dell’impresa oppure c’è una corsa al proprio interesse di ogni settore che non si fa carico dell’altro?
Il “Caro Mare” deve essere inserito in una politica complessiva dei prezzi che và dall’albergo alla cabina a mare e di cui avrebbe dovuto essere “stanza di compensazione” l’Ente Locale cioè il COMUNE supportato da un Ente di Promozione Turistica.
Ancora una volta il nostro sistema economico ci pare di liberismo sfrenato dove ciascuno pensa alla propria sopravvivenza. Naturalmente senza esaminare le esigenze sociali delle popolazioni isolane o rimarcare il principio sacrosanto della “continuità territoriale della Repubblica” che sembrano enunciazioni di solenni principi in tempo di reazione politica.
Ma questa politica liberista che attua una concorrenza all’interno dello stesso sistema dell’impresa proprio con questa vicenda dimostra i suoi limiti nei “comparti” dove ognuno pensa alla propria sopravvivenza infischiandosene dell’altro.
Lo “stato di crisi” del comparto dei trasporti marittimi fa emergere la crisi del liberismo sfrenato ed impone il ritorno veloce alla politica della programmazione economica ed al dirigismo pubblico.
Ora e prima che sia troppo tardi.