L'avvocato Agostino Polito è un uomo di altri tempi. Ha oggi 72 anni e vive dove ha sempre vissuto. A Panza. Questa frazione di Forio dalla forte identità antropologica e geografica. Abramo Ortelio, il più famoso cartografo del XVI secolo, già segna il "Casale di Panza" nella sua carta dell'isola d'Ischia del 1590. Oggi Panza ha una popolazione di circa 5 mila abitanti ed ha modificato, come tutte le altre località dell'isola, la sua economia ma non ha abbandonato quella antica con la quale la popolazione locale ha vissuto per secoli. Il turismo è arrivato anche qui con alberghi, pensioni, negozi, ristoranti tanto che da località di emigrazione si è trasformata in posto per immigrati. Notevole è la presenza degli extra-comunitari. Ma la "civiltà contadina" qui non è morta. Panza – con le sue aree di Montecorvo e Cimento Rosso – produce ancor oggi il miglior vino dell'isola d'Ischia e lo fa addirittura in modo industriale.
L'avvocato Polito ha esercitato la professione di avvocato di paese per circa mezzo secolo per sua scelta e per la mitezza del suo carattere. Credo che sia rimasto sempre affascinato dalla "civiltà contadina" della quale si sente parte, che si porta nei cromosomi con fierezza, che vuole tramandare a suo figlio ed ai suoi nipoti. Così credo che abbia rinunciato ad una carriera forense più prestigiosa per restare nel piccolo paese che era quello dei Padri e che è il suo. Ma da buon letterato – è stato uno primi allievi negli anni '50 del '900 del prof. Edoardo Malagoli al Liceo Classico di Ischia - ha sentito l'esigenza di raccontare questo piccolo paese in storie di vite comuni che sono diventati libri. Questi piccoli volumi rappresentano uno spaccato molto importante sia dal punto di vista storico sia da quelli antropologico, sociale e politico. Scritti in maniera semplice e sincera – senza alcuna pretesa di grande opera letteraria o storiografica - questi racconti danno un quadro chiaro della forte identità culturale di Panza e dei panzesi – che l'avv. Polito tenacemente difende - ed anche di una insanabile rivalità con Forio, nel cui perimetro amministrativo Panza è inglobata da secoli, ed i foriani. L'accusa che tutti i panzesi muovono ai foriani – ai quali Polito dà voce – è quella che il "capoluogo" trascura di curare la "frazione" come dovrebbe e spesso ha considerato la "frazione" e la sua popolazione come la "serie B" del Comune di Forio, il quartiere della povera economia agricola. Tra foriani – che hanno un proprio dialetto – e panzesi – che ne hanno un altro – non è mai corso buon sangue tanto che nel 1969 ci furono i "moti di Panza" per evitare l'installazione dell'inceneritore dei rifiuti nella località Campotese e la richiesta forte di diventare Comune autonomo liberandosi dalla "schiavitù" dei foriani. L'identità panzese per oltre un ventennio si manifestava anche con la presenza di liste civiche alle elezioni amministrative per "condizionare" i più forti foriani nella gestione del municipio. Perfino il grande poeta e scultore foriano Giovanni Maltese (1852-1913) ha dedicato poesie ai rapporti tra foriani e panzesi.
Da alcuni anni l'avvocato Agostino Polito ha chiuso il suo studio e si dedica al lavoro dei campi, fa il contadino come suo padre e prima di lui suo nonno, e credo che mentre zappa o semina sente vicino o dentro di lui i suoi avi ed esprime riconoscenza e ricordo. Ma scrive anche le piccole storie del suo paese. L'ho incontrato domenica 15 maggio nella piazza di Panza e gli ho chiesto una copia di un suo racconto contenuto in uno dei suoi libri dove parla di una memorabile partita a pallone alla quale assistette da giovinetto negli anni '50 tra foriani e panzesi svoltasi nel piazzale della Chiesa del Soccorso perché Forio non aveva ancora un campo sportivo regolare.
"La prima squadra di calcio di Forio non si era mai voluta "degnare" di giocare con noi a Panza" scrive Polito. "Ora era la volta buona. Quelli di Forio si dovevano pure accorgere che c'eravamo anche noi a Panza" continua.
Ma "le cose già apparivano storte" racconta Polito perché nella squadra del Forio c'erano due "stranieri", due marinai che prestavano servizio sul Faro di Punta Imperatore che erano ottimi giocatori. "Se questi due dovevano giocare, essi dovevano giocare nella squadra del Panza e non in quella del Forio! Forse che Punta Imperatore appartiene a Forio? No! Essa si trova a Panza! Allora perché giocano con la squadra del Forio?"
Non ci fu verso. I due forti marinai giocarono nel Forio ed il Forio vinse 11 a 1 con l'apporto determinante dei due marinai. Scrive testualmente Polito: "I foriani ci avevano fatto fessi. Come sempre"
Così i giocatori del Panza e con tutti i numerosi sostenitori panzesi fecero ritorno nella loro frazione . Ce ne salimmo a Panza tristi tristi, ma negli occhi di ognuno di noi c'era scritto: VERRA' IL GIORNO CHE VINCEREMO PURE NOI!!! (in maiuscolo nel testo) conclude il piccolo racconto l'avv. Polito.
Questo racconto, il modo con cui è scritto, la semplicità delle parole e dei sentimenti, è un'importante testimonianza di un rapporto umano tra due diverse comunità di cui una, quella panzese, si sente diminuita, quasi beffeggiata dall'altra, quella foriana, che vuole o si sente più potente o "superiore" perché più ricca, più istruita, più numerosa.
I panzesi ancora avvertono questo consapevole o inconsapevole "complesso di inferiorità" nei confronti dei foriani che intendono combattere con una strenua difesa della loro identità anche istituendo una Pro Loco che ha una bella sede proprio all'inizio della Piazza dedicata a San Leonardo, il loro santo protettore o patrono al quale è dedicata la Parrocchia che risale al XVI secolo.
I panzesi non hanno mai vinto una partita con i foriani ed è forse arrivato il tempo di superare queste rivalità anche con una unità amministrativa dell'intera isola d'Ischia con un unico Comune che non trascuri alcuna comunità antica come Panza o moderna come i quartieri dell'edilizia economica e popolare. Insomma nessuno "ischitano" faccia più fesso un altro nel secolo XXI dell'Europa Unita.