Ogni giorno milioni di persone si alzano, fanno colazione, si lavano, compiono gesti quotidiani, che, a prima vista, sembrerebbero ordinari, eppure, se ci si ferma, non si può fare a meno di pensare che, dietro tali comportamenti così semplici, si cela il cosiddetto progresso. Trovare l'acqua calda al mattino, azione che per tutti gli abitanti di quella che si può ritenere la parte fortunata del globo sembra naturale, mentre altrove (basti pensare ai Paesi in Via di Sviluppo) ciò non accade, è indice di quanto l'energia sia una risorsa fondamentale.
Nel corso della storia, l'uomo ha sempre cercato di compiere uno sforzo minore, affidando sempre più all'esterno il compimento di attività che richiedono l'uso ed il consumo di energia. Un uso sempre più discriminato, dove è tutto affidato alla tecnologia, con ingenti costi per lo Stato italiano, costretto ad acquistare all'estero tale energia.
Secondo il fisico Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica del 1984, che ha rilasciato un'intervista a "La Repubblica", la soluzione di tale problema non risiede nella produzione di energia nucleare. Le motivazioni? Per produrre il 25% di elettricità dall'atomo, c'è bisogno di ben venti centrali nucleari, spendendo circa 100 miliardi di euro, somma che, in Stati come la Francia, è stata finanziata grazie alla costruzione di bombe atomiche, quindi con un costo tre volte inferiore rispetto alla Germania. In parole povere, è sempre lo Stato a farsi carico di tali spese.
In Italia cosa accadrebbe? Nessun privato investirebbe nel nucleare, dato che i risultati si avrebbero nel lungo periodo: per la costruzione di una centrale nucleare, infatti, occorrerebbero circa 10 – 15 anni. La conseguenza immediata è quindi l'aumento delle tasse.
Un'analisi accurata, che presenta anche delle valide alternative. Chi è Rubbia e da dove deriva la sua esperienza? Presidente dell'ENEA dal 1999, non viene riconfermato nel suo ruolo a seguito di pesanti dichiarazioni sul Governo Berlusconi, e il conseguente commissariamento dell'ENEA, così sceglie di collaborare con il CIEMAT, come consigliere speciale per la ricerca in campo energetico, sviluppando un progetto già avviato nel 2001 con l'organismo italiano, il solare termodinamico.
Piccole note, per un uomo che ha dato un notevole apporto a livello internazionale, con i suoi studi, conseguendo ben 28 lauree, conferite honoris causa. L'alternativa al nucleare proposta da Rubbia è nella scelta di impianti a basso impatto ambientale e tempi di costruzione rapidi. Come? L'energia solare ed eolica, ad esempio, a cui si aggiunge il gas e la geotermia. Il primo, per tali vantaggi: un'efficienza del 60%, la produzione di una quantità di anidride carbonica due volte e mezza più bassa di quella del carbone, il costo ridotto del kilowattora e la possibilità di costruire centrali in soli tre anni. La seconda, invece, perché la produzione di energia che si ricava è pari a quella di ben cinque centrali nucleari: basterebbe sfruttare il potenziale dell'area compresa tra Toscana, Lazio e Campania.
Una testimonianza importante, di cui forse non molti Italiani erano a conoscenza, eppure la vittoria schiacciante dei comitato promotori del referendum sul nucleare in Italia dimostra quanto, indipendentemente dal grado di cultura e dalla conoscenza di certe problematiche, si abbia paura di disastri come quello avvenuto a Fukushima. Del resto, come si evince dalle dichiarazioni di uno dei fisici più apprezzati a livello mondiale, il risparmio economico decantato dai fautori dell'energia nucleare – ed il conseguente vantaggio – nell'installazione delle centrali nucleari, non esiste. Ci si potrebbe chiedere, allora, perché ci sia voluto bisogno di un referendum per allontanare dal "bel Paese" tale possibilità, ora non più spada di Damocle per tutti gli Italiani.